AMBIENTE – Il 29 e il 30 novembre, Bologna ospita nel Palazzo Re Enzo, che fa sempre bella figura, la conferenza finale di WATER CoRe, un progetto inter-regionale europeo che valuta e coordina le “buone pratiche” per mitigare gli effetti delle siccità e delle carenze idriche.
A Doha sono iniziate l’altro ieri le trattative della 18ma conferenza dei firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Non si prevedono risoluzioni per ridurre davvero le emissioni di gas serra né i primi vagiti di un protocollo di Kyoto II più efficace e sensato del precedente (1). Però la commissaria europea Connie Hedegaard è una battagliera, aspettiamo a tirar fuori i kleenex. E se i progressi globali sono pochi, se ne fanno in tutto il mondo. Purtroppo le buone notizie sono come il camembert: viaggiano male.
A Bologna si farà il punto su progressi locali, tardivi forse, ma misurabili. Il 29 è dedicato alla scienza, con riassunti delle ultime ricerche a scala regionale sul cambiamento climatico e sulla crisi idrica in corso. I modelli di evoluzione sono imperfetti, ma sembrano anche migliorare rapidamente. Non migliorano invece le loro previsioni, come si vede dal terzo rapporto quadriennale dell’Agenzia europea per l’ambiente “Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012” (riassunto in italiano).
L’ingresso è gratuito e la cittadinanza è invitata perché le “buone pratiche” – a nostro avviso – sono quelle che la coinvolgono direttamente negli interventi pubblici e privati, insieme ai ricercatori e alle associazioni ambientaliste e umanitarie. Il 30 è riservato a “policy-makers” e tenici delle sette regioni europee che hanno partecipato allo studio e che dall’inizio del secolo, come l’Emilia Romagna, affrontano già siccità ricorrenti.
(1) Anche se… In Usa, i repubblicani hanno nominato presidente del Comitato della Camera per la scienza, lo spazio e la tecnologia Lamar Smith, un fautore della pseudo-climatologia che vorrebbe vedere maggiormente diffusa dai media. La nomina dovrebbe essere confermata oggi. Poteva andare peggio. L’ala Tea Party sosteneva due candidati assai più impegnati nella lotta contro la scienza: Dana Rohrabacher e Jim Sensenbrenner.
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Foto: Patrick Clenet/Wikipedia ma domani pioviggina…