SALUTE

La nuova aviaria si è adattata all’uomo

7008306439_40c52932da_zSALUTE – Poco meno di due settimane fa abbiamo pubblicato la notizia di un nuovo ceppo di influenza aviaria che ha provocato 9 morti e una trentina di contagi in Cina. Sembrava scongiurata la possibilità di una trasmissione da uomo a uomo ma gli aggiornamenti di qualche giorno fa fanno temere il contrario. La possibilità dell’adattamento da parte del nuovo virus alla nostra specie è riportata da uno studio effettuato da una collaborazione nippo-statunitense che ha visto coinvolti Masato Tashiro, dell’Influenza Virus Research Center (parte dell’Istituto nazionale di malattie infettive giapponese), e Yoshihiro Kawaoka, delle Università del Wisconsin-Madison (Stati Uniti) e di Tokyo.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Eurosurveillance di questo mese. Sono state esaminate le sequenze genetiche dell’H7N9 di quattro vittime umane del virus e di campioni derivati da uccelli. “Nel caso del campione umano, ma non in quello degli uccelli, si è riscontrata la mutazione di una proteina che permette l’attecchimento del virus nelle cellule umane. Si è anche visto che questa mutazione permetterebbe al virus di svilupparsi a temperature proprie al tratto respiratorio alto dell’uomo, che sono minori di quelle dello stesso tratto negli uccelli”, afferma Kawaoka, un esperto mondiale di aviaria.

I risultati dello studio, che ha fatto uso di sequenze genetiche depositate da ricercatori cinesi in una banca dati internazionale, forniscono i primi indizi, a livello molecolare, di un preoccupante ceppo di influenza aviaria, i cui primi casi sono stati segnalati a fine marzo dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Benché sia troppo presto per predire il potenziale pandemico della nuova influenza, ci sono segni inequivocabili dell’adattamento del virus ai mammiferi e agli umani, spiega Kawaoka.

Accedere all’informazione genetica dei virus, aggiunge, è necessario per capire come si stia evolvendo il virus e per arrivare a un vaccino che prevenga il contagio. Il virus dell’influenza dipende, per replicarsi e diffondersi in modo efficace, dalla sua capacità di attaccarsi alle cellule viventi del suo ospite.

“Questi virus posseggono alcune caratteristiche dei virus dell’influenza dei mammiferi, il che contribuisce probabilmente alla loro capacità di contagiare l’uomo, e provoca preoccupazioni per quanto riguarda il loro potenziale pandemico”, concludono Kawaoka e colleghi nel rapporto di Eurosurveillance.

Kawaoka spiega che la maggioranza dei virus studiati, sia di uccelli che di mammiferi, mostrano mutazioni nella proteina di superficie che il virus usa per legarsi alle cellule ospiti. Queste mutazioni, secondo il ricercatore, permettono ai virus di contagiare facilmente le cellule umane.

Inoltre, le sequenze isolate dai campioni umani contengono un’altra mutazione che permette al virus di replicarsi efficacemente all’interno delle cellule umane. La stessa mutazione, nota Kawaoka, permette al virus aviario di prosperare a temperature più fresche nel tratto respiratorio alto dell’uomo. È nelle cellule del naso e della gola che l’influenza riesce a radicarsi nell’ospite umano.

Kawaoka e colleghi hanno anche valutato la risposta del nuovo ceppo alle medicine usate per curare l’influenza, scoprendo che una classe di medicinali antivirali comunemente usati, gli inibitori dei canali ionici che reprimono i virus nella cellula, non sono efficaci; il nuovo ceppo potrebbe invece essere curato con un altro medicinale antivirale, l’oseltamivir.

Crediti immagine: USDAgov, Flickr

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