NOTIZIE – L’autunno scorso, meteorologi professionisti e climatologi dilettanti lamentavano il “sospetto silenzio” dei media su un record storico: in Antartide l’estensione dei ghiacci marini toccava il massimo mai registrato. Questa volta sì che era iniziato il raffreddamento globale.
Le registrazioni satellitari ininterrotte risalgono al 1978, un periodo abbastanza lungo da includere le variazioni naturali salvo, forse, possibili oscillazioni multi-decennali delle correnti oceaniche. Esistono ricostruzioni su periodi più lunghi, ma con parecchi margini di incertezza perché si basano per lo più su fonti vicarie (proxy). I climatologi reclamano più dati, refrain di tutti gli scienziati, ma va detto che i modelli hanno finora sottovalutato la fusione dei ghiacci polari, nell’Artico soprattutto.
Negli scantinati del National Snow and Ice Data Center a Boulder (Colorado), Walt Meier, David Gallaher e G.G. Campbell hanno ritrovato le immagini dei poli riprese dal satellite Nimbus-1 tra il 30 agosto e il 14 settembre 1964. Sono un po’ patetiche, se si pensa alla precisione delle Google Maps. Comunque, una volta digitalizzate e filtrate, hanno fornito dati da confrontare con quelli da altre fonti. Gli autori pubblicano il risultato su The Cryosphere:
L’estensione antartica del 1964 è maggiore di quella stimata dal 1979 a oggi nelle registrazioni a micro-onde, ma corrisponde a precedenti indicazioni di estensioni superiori negli anni Sessanta. L’estensione artica del 1964 è vicina alla media 1979-2000 nelle stesse registrazioni, il che suggerisce estensioni estive relativamente stabili negli anni Sessanta e Settanta, prima della tendenza in calo iniziata nel 1979 e in particolare la forte diminuzione dell’ultimo decennio.
Restano da analizzare le immagini dei satelliti Nimbus 2 e 3 che hanno avuto una vita più lunga, ma niente rispetto a POES mandato in pensione il 10 aprile scorso dopo 11 anni di buoni e leali servizi.
Immagine: NASA