POLITICA

Rinverdire il pianeta

POLITICA – Sono in corso le consultazioni delle Nazioni Unite sui prossimi obiettivi del millennio da presentare all’assemblea generale di settembre. Fra i problemi da risolvere, c’è quello della produzione agricola che dovrebbe aumentare insieme alla popolazione. Secondo i modelli di previsione sarà difficile, a meno che…

Al primo Congresso internazionale sul riso nel 2002, il presidente Jiang Zemin disse che la Cina doveva produrne il 30% in più con il 30% d’acqua in meno entro il 2030 pena “disordini sociali”.  L’inviato della  BBC che mi sedeva accanto aggiunse “e un miliardo di cinesi che salgono sui gommoni”. Secondo le agenzie dell’ONU, nel 2050 sarà necessario dal 50 al 70% di cereali in più, invece la produzione agricola (al netto di perdite e sprechi) è stazionaria da un decennio.

Basta aspettare e l’effetto serra delle emissioni di CO2 ci sfamerà, affermano presunti esperti. Come spiega il prof. Claudio Della Volpe, si tratta di una semplificazione ingannevole: le piante non sono tutte uguali.  Si tratta anche di una previsione infondata. Quelle che risultano dai modelli sono incerte e incomplete, dipendono da modelli economici e climatici che lo sono altrettanto, però alcuni principi sono consolidati.

Su Nature, Julia Pongratz dell’Istituto Max Planck per la Meteorologia rammenta che per assorbire CO2  le foreste hanno bisogno d’acqua e dei nutrienti giusti, come hanno dimostrato gli esperimenti FACE ideati da Franco Miglietta. Proprio lui mi segnala una pubblicazione su Geophysical Research Letters.  Alcuni ricercatori australiani hanno già misurato un aumento del verde “negli ambienti caldi e aridi” del pianeta:

 In base alla teoria dello scambio gassoso, prevediamo che l’aumento del 14% della CO2 atmosferica (1982–2010) abbia portato a un amento del 5 – 10% del fogliame verde.  Osservazioni satellitari, analizzate per togliere l’effetto delle variazioni della pioggia, mostrano che in detti ambienti la copertura è aumentata dell’11%.  I nostri  risultati confermano che l’ipotetico effetto fertilizzante della CO2 sta avvenendo, insieme a continue perturbazioni del ciclo del carbonio, e che tale effetto è ora un processo significativo della superficie terrestre.

Delle misure degli autori mi fido, dice Franco Miglietta. Allora anch’io. Però le immagini satellitari mostrano anche riforestazioni su grande scala, come la grande muraglia verde piantata a sud del Sahel negli ultimi trent’anni, e la sostituzione di specie rade e dalla crescita lenta con gli eucalipti semi-infestanti che si vedono dall’India al Madagascar. E  poi, protesto, nelle zone aride dove l’agricoltura dipende dalla regolarità delle piogge, toglierne le variazioni rende impossibile pianificare sforzi e mezzi per trasformare terre aride in terre coltivabili.

Franco Miglietta ci aggiunge “almeno due temi cruciali” (e io, i link)

 le limitazioni dovute ai nutrienti  potrebbero assumere dimensioni importanti nel campo agricolo, mettendo in crisi la sicurezza alimentare globale e i feedback idrologici. Se aumenta la copertura verde, ci potrebbe anche essere un’accelerazione del ciclo dell’acqua, ma l’aumento di CO2 atmosferica potrebbe causare una limitazione misurabile della traspirazione delle piante. Tutto ancora molto dibattuto e non condiviso.

Lo sospettavo, e nel frattempo?

Io sono dell’idea che la soluzione è nell’adattamento su vasta scala del sistema produttivo agricolo, che deve puntare su un aumento globale dell’albedo, migliorando le specie (perennialismo è la vera parola-chiave del futuro…),  rallentando il ciclo dell’acqua e mitigando le ondate di calore, con ovvi benefici addizionali per tutto e per tutti.

Siamo della stessa idea, noi di Action Aid e di tante Ong internazionali. Ma i paesi dell’ONU ci ascolteranno? Le piante perenni rendono poco all’oligopolio delle sementi; gli eucalipti dalle foglie pallide avranno un’ottima albedo, ma non ci danno da mangiare; i governi sovvenzionano tuttora quelle da biocarburante perenni o meno; le barriere tariffarie fanno danni, la loro rimozione pure;  in India, i contadini aspettano ancora la riforma agraria promessa da Nehru nel 1947…

Potrei continuare, ma s’è capito. Per adattarsi, al sistema produttivo agricolo servirà una politica mondiale diversa da quella basata sul profitto di pochi. Guardate chi governa, vi sembra probabile?

Foto: RiceScientist, Wikimedia Commons

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