POLITICA – A Roma fino al 30 maggio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche ospita la conferenza mondiale sul frumento. Le varietà italiane di Triticum turgidum durum sono già minacciate dai cambiamenti climatici, dicono gli esperti. Non ci crede il Sottosegretario del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali che confonde la temperatura locale con quella globale e il meteo con il clima.
Conoscete già il problema: per nutrire i 9 miliardi di umani e i loro 50 miliardi di animali d’allevamento e da compagnia previsti per il 2050, le rese dei cereali dovranno aumentare del 50-70%. Tenuto conto della tendenza delle temperature, della CO2 atmosferica e della variabilità meteorologica, serve un balzo di produttività superiore a quello compiuto dagli anni Sessanta a oggi. Ma nell’Italia della gastronomia e (forse) dell’Expo 2015 sul tema “Nutrire il pianeta”, i governanti tagliano i finanziamenti alla ricerca.
Un esempio per tutti. Se la temperatura è giusta e l’acqua e gli altri nutrienti sufficienti – come accade nelle serre – la CO2 può anche raddoppiare la resa. Per verificare se accade anche in natura, nel 1995 Franco Miglietta e i suoi colleghi dell’Ibimet-CNR avevano creato un sistema di Free Air CO2 Enrichment (FACE): un distributore automatizzato di gas, completo di sensori, algoritmi per la raccolta e l’analisi dei dati. Era venti volte più economico e dieci volte più semplice di quello statunitense. Perciò è stato adottato dappertutto, dall’India all’Australia all’Europa passando per Stati Uniti e Brasile.
Purtroppo, risulta che 450-600 ppm di CO2 aumentano la resa dei cereali di un 8% al massimo. Per fortuna, agli italiani è venuta un’altra idea: usare FACE per identificare, tra le varietà di frumento durum, quelle dotate della combinazione genetica capace di sfruttare al massimo la CO2. L’anno scorso ne hanno trovate alcune addirittura più adatte per fare la pasta di quelle diffuse attualmente. Il periodo della crescita era caldo e secco, quest’anno è fresco e umido, come se la caveranno? E l’anno prossimo?
Non lo sapremo. Il finanziamento delle Fondazioni bancarie era per il 2012-2013, il campo sperimentale di Fiorenzuola d’Adda verrà smantellato a fine estate. Adesso che è allestito, per continuare basterebbero 100-150 mila euro all’anno, il costo della CO2 insomma.
Se non si troveranno, pazienza. Con il vostro frumento sono iniziati identici esperimenti in Francia, Germania e Danimarca, dove i responsabili per l’agricoltura e la sicurezza alimentare paiono avere i “marroni” integri.
Immagine: da Twitter, 25 maggio 2013