ATTUALITÀ – Staminali ancora protagoniste. Questa volta sotto i riflettori ci sono le VSELs (very small embryonic-like cells) , microscopiche cellule staminali pluripotenti estratte dal midollo osseo, sostenute dal Vaticano ma dalla dubbia esistenza. La vicenda inizia nel 2006 quando Mariusz Ratajczak e il suo gruppo di ricerca dell’University of Louisville in Kentucky, ne rivelano per la prima volta l’esistenza nel midollo spinale di topi. Le descrivono come rare cellule del midollo osseo e di altri tessuti, dal diametro inferiore ai 6 µm, e in grado di trasformarsi in diversi tipi di cellule, tra cui sangue, ossa, muscoli e nervi. Ratajczak e colleghi iniziano a scrivere diversi articoli che le caratterizzano e nel giro di poco tempo ottengono finanziamenti per più di dieci milioni di euro dall’Unione europea, per organizzare un centro di studio e ricerche sulle VSEL, composto da cinque enti diversi. Rete di ricerche che già lo scorso anno ha fatto partire il primo studio clinico su esseri umani, condotto su 60 persone affette da una forma severa di angina, un quarto dei quali ha già ricevuto la terapia.
Ma cosa contiene esattamente la terapia se gli stessi ricercatori del network gestito da Ratajczak non hanno trovato tracce dell’esistenza delle VSELs? Józef Dulak, infatti, un ricercatore della Jagiellonian University di Cracovia in Polonia, lo scorso maggio aveva pubblicato i risultati dei suoi esperimenti, da cui emergeva che non aveva trovato nessuna traccia di VSELs nei suoi esperimenti. Fatto che spinse Mariusz Ratajczak a cacciarlo fuori dallo stesso consorzio da lui guidato. Risultati negativi poi confermati da altri quattro studi l’ultimo dei quali – quello condotto da Irving Weissman, un importante ricercatore della Stanford University in California, e pubblicato lo scorso 24 luglio su Stem Cell Reports – più accurato e approfondito degli altri. Le ricerche di Weissman hanno confermato i risultati già dichiarati da Dulak, che non aveva trovato evidenze dell’esistenza di cellule staminali di dimensioni inferiori ai 7 µm, con caratteristiche di pluripotenza, nel midollo osseo di topi. E in più hanno dimostrato che le piccole cellule, in vitro, non si aggregavano in sfere come fanno normalmente le cellule pluripotenti, né potevano differenziarsi in cellule del sangue, il tessuto adulto nel quale più facilmente si differenziano.
«Lo studio di Weissman è la prova definitiva che pone fine alla vicenda delle VSELs» ha dichiarato a Nature Rüdiger Alt, responsabile della ricerca presso Vita 34, una banca privata di sangue del cordone ombelicale di Lipsia, in Germania, che l’anno scorso aveva pubblicato un altro studio che dimostrava il fallimento dell’esistenza delle piccole cellule staminali. «Se esistessero sul serio noi saremmo i primi interessati a commercializzarle – ha continuato Alt – invece abbiamo solo sprecato un sacco di tempo». Non sono d’accordo altri ricercatori che sostengono non ci sia niente di cui discutere: loro queste cellule le hanno viste. E forse potrebbe trattarsi di un problema tecnico come suggerisce lo stesso Ratajczak, che accusa Weissman di non aver mai visitato il suo laboratorio per imparare la tecnica di “cattura” delle VSELs. Anche se «la scienza dovrebbe essere riproducibile e i metodi descritti in maniera chiara in modo che chiunque nel mondo possa riprodurli» ha ribattuto Weissman.
Nel 2007 la società newyorchese di terapie cellulari Neostem, ha comprato i diritti della scoperta brevettata da Ratajczak con l’Università di Louisville, e ha fondato la Stem For Life Foundation. Fondazione che due anni fa ha ricevuto un milione di dollari dal Vaticano, per proseguire le ricerche sulle VSELs, come alternativa etica alle cellule staminali embrionali. Ma i rappresentati della Chiesa cattolica «fanno finta di non vedere i dati scientifici e continuano a sostenere le VSELs» ha affermato Weissman, che nell’aprile del 2012 aveva presentato i suoi dati durante un congresso svoltosi all’Accademia Pontificia delle Scienze in Vaticano.
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