AMBIENTE – Per ora è tutto in stand-by. L’Unione Europea ha rimandato il voto previsto a fine giugno sulla riduzione obbligatoria, a partire dal 2020, delle emissioni di CO2 dei nuovi veicoli. A far slittare il provvedimento è stata la Germania, preoccupata che gli obiettivi di riduzione potessero danneggiare le case automobilistiche tedesche.
Facciamo qualche passo indietro. Ad aprile, la Commissione ambiente dell’Europarlamento approva un testo di legge che fissa il limite delle emissioni di anidride carbonica per auto nuove e furgoni, nel 2020, rispettivamente a 95 grammi e 147 grammi per chilometro. Un taglio del 30% delle emissioni attuali delle auto e del 20% di quelle dei furgoni. Per aiutare le case automobilistiche a raggiungere l’obiettivo è stato proposto un sistema di compensazioni attraverso dei “supercrediti” che attribuiscono un valore più alto alle auto pulite. In pratica, per ogni auto che rispetta i nuovi limiti di emissione, i costruttori possono immettere sul mercato 3,5 auto che non raggiungono ancora l’obiettivo.
L’Associazione dei produttori auto europei (Acea) giudica questi nuovi obiettivi “irrealistici e politicamente motivati, senza una base scientifica”. Di parere opposto Greenpeace (insieme a molte altre associazioni ambientaliste) che valuta il nuovo tetto delle emissioni “ancora troppo alto per spingere veramente gli investimenti nell’innovazione” e giudica il sistema dei supercrediti “una trappola dei produttori di auto in cui sono caduti gli eurodeputati”.
L’approvazione dei nuovi limiti è ancora lontana. Se ne riparlerà a settembre, forse.