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“Piccoli mostri nell’armadio”, la denuncia di Greenpeace

SPECIALI - È dal 2011 che Greenpeace, con la campagna Detox, chiede alle aziende produttrici di capi d'abbigliamento e calzature di mettere al bando le sostanze chimiche dannose e rendere la filiera trasparente. Sotto accusa ci sono 11 sostanze (alchilfenoli, ftalati, ritardanti di fiamma bromurati e clorurati, coloranti azoici, composti organici stannici, composti perfluoroclorurati, clorobenzeni, solventi clorurati, clorofenoli, paraffine clorurate a catena corta, metalli pesanti come cadmio, piombo, mercurio). Tutti composti chimici potenzialmente pericolosi, che una volta rilasciati nell'ambiente possono avere effetti dannosi sul sistema riproduttivo, immunitario o ormonale. Finora 18 grandi marchi, da Benetton a Valentino, hanno aderito alla campagna, impegnandosi pubblicamente a eliminare le sostanze tossiche dalla loro filiera.

Emissioni auto, riduzioni in vista?

Per ora è tutto in stand-by. L'Unione Europea ha rimandato il voto previsto a fine giugno sulla riduzione obbligatoria, a partire dal 2020, delle emissioni di CO2 dei nuovi veicoli. A far slittare il provvedimento è stata la Germania, preoccupata che gli obiettivi di riduzione potessero danneggiare le case automobilistiche tedesche.

Centrali a carbone, lo studio di Greenpeace

Più di 22.000 morti premature all’anno, due ogni ora. Oltre 5 milioni di giornate lavorative perse per condizioni di malattia e disabilità indotte dall’inquinamento. Sono queste alcune delle cifre dell’impatto sanitario delle 300 centrali elettriche a carbone attive in Europa. A fare i conti è il rapporto di Greenpeace “Silent Killers” realizzato dall’Università di Stoccarda a partire dai dati relativi alle emissioni del 2010.

More Than Honey

Le api stanno scomparendo? Perché sono tanto importanti per il pianeta e per l’uomo? Ruota attorno a questi interrogativi More Than Honey, documentario del regista svizzero Markus Imhoof.

Il carbone di Facebook

AMBIENTE - Ci sono voluti venti mesi di mobilitazioni e negoziati, ma alla fine Greenpeace ha convinto il gigante dei social network: Facebook diventerà “verde”. Sì, perché anche se il social network appare come qualcosa di intangibile (come il web in genere, del resto), il fabbisogno energetico che necessitano le macchine per farlo funzionare è estremamente concreto. Come per qualsiasi altra produzione d’energia, si possono scegliere diversi gradi di inquinamento ambientale; Facebook all’inizio del 2010 aveva deciso di costruire un nuovo mega data-centre utilizzando nientemeno che centrali a carbone. La cosa non è sfuggita a Greenpeace, che lo scorso febbraio ha lanciato una massiccia campagna per spingere la creatura di Zuckerberg a cambiare idea.

Durban, al via COP17

CRONACA - È iniziata COP17, conferenza mondiale sui cambiamenti climatici la diciassettesima dall'ormai mitica Kyoto. Cosa succederà? Niente di buono, secondo alcuni, ma si sa la speranza è l'ultima a morire. 194 le nazioni che partecipano. Siamo appena alle battute iniziali e per il momento è precoce dare alcuna notizia. Se però volete seguire minuto per minuto chi è là, andate su twitter e seguite l'hashtag #COP17. Nei prossimi giorni torneremo a parlarne. Per il momento, per nnoi italiani, segnaliamo l'iniziativa di Greenpeace Italia: "Manda una cartolina dal caos ambientale al ministro dell'ambiente".

Identità alla prova

AMBIENTE - Perché quando apriamo la confezione di un cellulare ci aspettiamo di trovare esattamente l’oggetto raffigurato sulla scatola e non pretendiamo lo stesso con il cibo che mangiamo? Potrebbe essere questo il motivo che ha spinto Greenpeace ad aprire le scatolette di tonno per analizzarne il contenuto. A un anno dalla campagna Rompiscatole, in cui l’associazione ambientalista aveva controllato tutti i passaggi della filiera ittica e le scelte in tema di sostenibilità dei principali produttori di tonno, questa volta l’esame del DNA ha permesso di capire cosa mangiamo quando apriamo una scatoletta di tonno.

L’insostenibile prelibatezza del tonno

Il mare per Greenpeace è sempre un luogo speciale da difendere. Dopo la battaglia contro la caccia giapponese alle balene fatta con pretestuosi scopi scientifici, la denuncia della pesca illegale in Mediterraneo con le spadare, Greenpeace si mette dalla parte dei tonni e soprattutto dei consumatori italiani. E lo fa con il rapporto “Tonno in trappola”, un’indagine sui principali marchi che nel nostro paese vendono tonno in scatola
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