CRONACA – Quali canzoni ascoltiamo più volentieri o ricordiamo meglio? Qualsiasi sia l’età, la risposta è sempre la stessa: la musica che ricordiamo meglio e con piacere è quella della nostra giovinezza.
Un recente studio, pubblicato su Psycological Sciences, ha confermato che la musica che evoca emozioni più vive è quella ascoltata durante l’adolescenza, ma ha rivelato che i giovani di oggi sono in grado di riconoscere e identificarsi anche nella musica dell’epoca dei propri genitori.
Lo studio, che vede coinvolti ricercatori dell’università Cornell e della California University, sembra dimostrare che la musica ha un impatto emotivo importante durante l’infanzia, e che le successive prefenze musicali sono influenzate dall’ambiente familiare.
Il gruppo di ricerca, per studiare le connessioni tra le memorie musicali e i ricordi personali, ha selezionato le prime due canzoni comparse nelle classifiche musicali dal 1955 al 2009. I ricercatori hanno fatto ascoltare la compilation così formata a 62 adolescenti, chiedendo loro quali canzoni erano in grado di riconoscere e se suscitavano in loro ricordi. Gli studiosi hanno poi domandato ai ragazzi di ricordare con chi ascoltassero queste canzoni e quali sentimenti provocassero.
La musica più significativa resta quella dell’adolescenza, il periodo in cui proviamo emozioni nuove, intense, e in cui cambiamenti ormonali e neurobiologici potrebbero influire su ricordi ed emozioni. Tuttavia i ragazzi hanno associato a episodi della loro vita anche canzoni diventate famose molti anni prima della loro nascita. Le canzoni riconosciute non sono solo legate ad avvenimenti della vita dei loro genitori, cosa che potrebbe far supporre una memoria semantica, cioè che rimanda a episodi raccontati. I ricordi appartengono all’infanzia dei ragazzi e il numero degli avvenimenti associato alla musica è più alto quando la canzone trasmette emozioni buone e energia positiva.
La musica più popolare per i ventenni di oggi è quella tra il 1960 e il 1969 e quella tra il 1980 e il 1984, gli anni in cui erano giovani i loro genitori e i loro nonni. A quegli anni è spesso attribuita la musica di maggiore qualità, nonché la diffusione di strumenti tecnologici – come le musicassette – che potrebbero aver favorito la propagazione delle canzoni dell’epoca.
In base alle emozioni riportate dai partecipanti all’esperimento, i ricercatori hanno concluso che i bambini hanno una forte capacità di apprendere attraverso la musica, e che i genitori comunicano i loro valori e l’identità familiare anche attraverso ciò che ascoltano.
Tuttavia per comprendere come avviene la trasmissione della cultura musicale tra le varie generazioni e quanto abbia inciso la tecnologia nel favorire questo scambio, i ricercatori hanno lanciato un questionario online, rivolto soprattutto a persone adulte o anziane, per vedere se il fenomeno si ripresenta anche presso altre generazioni.
L’esperimento non è solo uno strumento per arrivare a comprendere come funziona la memoria autobiografica: di certo, è una buona occasione per riascoltare alcune delle canzoni che hanno fatto la storia e per rievocare emozioni dimenticate.
Crediti immagine: Davide Fiume, Flickr