AMBIENTE – Ci sono buone possibilità che la Terra nel giro di un miliardo di anni perda tutta la sua acqua e si trasformi in un nuovo Venere, con una temperatura media alla superficie di circa 70°C.
È quanto è possibile prevedere grazie ad un nuovo modello elaborato dal Laboratorio di Meteorologia Dinamica dell’Istituto Pierre Simone Laplace di Parigi; guidato da Jeremy Leconte, il gruppo di ricerca ha migliorato gli attuali modelli di previsione meteorologica su lunga scala, passando da modelli mono dimensionali, dove la Terra era considerata come uniforme, a un modello a tre dimensioni, in grado di tener conto del complesso sistema terrestre, all’interno del quale la formazione delle nuvole e il cambiare delle stagioni giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del clima e della temperatura.
Come molte altre stelle anche la luminosità del Sole nel corso degli anni non è sempre costante ma cresce con il passare delle ere geologiche. Si stima che all’inizio dell’esistenza del Sistema Solare la luminosità del Sole fosse circa il 70% di quella attuale e l’aumento, fino a oggi, è stato del 7% ogni miliardo di anni. Con questo ritmo, secondo il nuovo modello proposto dal gruppo francese, il punto critico di radiazione solare si raggiungerà per l’appunto tra circa un miliardo di anni, quando la radiazione solare passerà dagli attuali 341 W/m2 ad un valore di 375 W/m2. Il modello elaborato dal gruppo dell’Istituto Laplace porta qualche speranza in più in termini di anni alla sopravvivenza della Terra dato che i precedenti e meno complessi modelli di previsione ponevano il “Punto di non ritorno” in soli 150 milioni di anni.
Come è possibile questa differenza di aspettative? Grazie alla circolazione atmosferica il calore viene spostato dall’equatore verso il nord, permettendo così di avere un clima meno umido proprio in quelle zone a maggior rischio di raggiungere il punto critico per quanto riguarda l’evaporazione dell’acqua. Un maggiore flusso solare sembra aumentare questo tipo di circolazione atmosferica e permettere quindi uno stato di equilibrio fra le zone più secche e quelle più umide della Terra. Tuttavia a destabilizzare questo processo di equilibrio si aggiungono le nuvole e la loro capacità di riflettere i raggi del Sole: con il passare degli anni infatti questo effetto “parasole” tenderà a diminuire, favorendo il riscaldamento del pianeta. Dunque, indipendentemente da quanto l’uomo possa impegnarsi nell’inquinamento atmosferico, il clima terrestre è destinato a diventare sempre più caldo e umido. Con l’aumento della temperatura infatti aumenterà anche l’evaporazione dell’acqua degli oceani e di conseguenza la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera, uno dei principali gas serra; si arriverà dunque al punto in cui non esisterà più acqua allo stato liquido sulla Terra.
Queste nuove previsioni si sono rivelate utili anche per la ricerca di nuovi pianeti abitabili simili alla Terra, detti esopianeti. Calcolando l’aspettativa di sopravvivenza della Terra in relazione all’aumento della luminosità del Sole è possibile calcolare che per esistere un pianeta può trovarsi fino a 0,95 unità astronomiche distante dal “suo sole” prima di perdere tutta l’acqua. Il pianeta Venere dista leggermente meno dal sole, circa 0,7 unità astronomiche ed è proprio questa minima differenza ad aver fatto si che l’acqua una volta presente sul pianeta non sia più presente.
Crediti immagine: NASA, Wikimedia Commons