CRONACA – L’ultimo aggiornamento risale al 29 gennaio, e con una famiglia di tre persone colpita per intero porta i casi di infezioni da influenza aviaria H7N9 in Cina a 110, con 20 morti, mentre sul sito della World Health Organization (WHO) la lista è ferma al 23 gennaio. Anche in quest’ultimo caso il virus è stato molto probabilmente trasmesso dal pollame alle persone, in quanto sia i genitori che la figlia colpiti dalla H7N9 lavoravano spesso in un mercato agricolo. Potrebbe dunque essere scongiurato -per ora- il pericolo della trasmissione diretta tra esseri umani, con i volatili (polli, anatre, piccioni) che rimangono unico veicolo dell’influenza.
Dopo aver trovato l’influenza H7N9 nel pollame proveniente dalla Cina continentale, a Hong Kong sono stati abbattuti 20.000 volatili. Per tre settimane, inoltre, il governo ha vietato l’importazione di pollame e chiuso il mercato Cheung Sha Wa, l’unico specializzato del territorio, e in tre città della provincia di Zhejiang (dove questo mese sono morte 12 persone) la vendita è stata completamente interrotta; lo stesso provvedimento, come riportano i media, sarà preso anche a Shangai per tre mesi a partire dal 31 gennaio. In questo periodo di particolare allarme, inoltre, tutte le fattorie locali verranno sottoposte a controlli per accertarsi che gli animali non siano infetti.
La malattia, per ora, ha colpito solamente persone che erano state a lungo in contatto con pollame vivo (come anatre, piccioni e polli), anche se nel 2013 un primo caso di trasmissione diretta era stato riportato in uno studio pubblicato su BMJ; era stato segnalato con particolare attenzione, tuttavia, che la capacità del virus di trasmettersi da solo tra esseri umani era ‘limitata e non sostenibile’, una parziale sicurezza che rimane tutt’ora. In parallelo, tuttavia, gli esperti sono consapevoli che più il virus si diffonde, anche in questa forma, più elevato è il rischio che nel tempo si evolva e diventi in grado di infettare direttamente da essere umano a essere umano.
Il primo caso di trasmissione tra esseri umani riguardò infatti un paziente che si recava abitualmente a un mercato del pollame, e sua figlia che non si era mai avvicinata molto agli animali ma viveva a stretto contatto con il padre. Entrambi morirono di influenza aviaria. Anche nel caso si trasmettesse ad altri animali, come i maiali, il rischio non è da sottovalutare perché potrebbero svilupparsi mutazioni pericolose.
Pandemia? La risposta è genetica
I ricercatori hanno cercato di capire quanto potremmo essere vicini a una pandemia, basandosi sulle informazioni nel codice genetico del virus. Gli studi effettuati sull’influenza aviaria H5N1, infatti, avevano scoperto che sarebbero state necessarie cinque mutazioni per permettergli di trasmettersi direttamente tra gli esseri umani: due di queste cinque sono state trovate anche nell’H7N9, anche se non possiamo essere certi che la comparsa delle restanti tre avrebbe le stesse conseguenze (o semplicemente del fatto che si verificherà).
Anche secondo la WHO, che ha definito l’influenza H7N9 ‘uno dei virus influenzali più letali che si siano mai visti’, i casi più recenti mostrano che non c’è ancora motivo di temere la trasmissione diretta tra esseri umani, né di aumentare i controlli e le restrizioni per quanto riguarda il turismo nei paesi più a rischio. I rapporti sottolineano tuttavia che maggiore attenzione va prestata durante le festività, perché molte persone si spostano in tutta la Cina e le vendite di pollame tendono ad aumentare molto: la prudenza dunque non è mai troppa, e si rende necessario un monitoraggio costante.
Il passaggio da specie a specie fa parte dell’iter di sviluppo del virus: l’ultima influenza aviaria che tutti ricordiamo, H5N1, fece il salto dai volatili alle persone nel 1997 mietendo più di 300 vittime, ma non arrivò mai a diffondersi in modo diretto tra gli esseri umani. Anche l’influenza spagnola, che nel 1918 uccise circa 40 milioni di persone, probabilmente arrivava dagli uccelli.
Sintomi
Una grave polmonite è il sintomo principale che colpisce i pazienti, e il virus può sopraffare il sistema immunitario causando quella che è nota come ipercitochinemia, una reazione immunitaria potenzialmente fatale. Altre conseguenze possibili dell’infezione sono setticemia e disfunzione degli organi.
Rispetto all’influenza H5N1, che uccideva il 60% delle persone infettate, la H7N9 porta con sé un tasso di mortalità nettamente inferiore; se da un lato, spiegano gli esperti, si tratta di una buona notizia, dall’altro significa che ci saranno in giro più persone in grado di trasmetterla agli altri se il virus si dovesse evolvere. La difficoltà nell’identificarla si riflette anche sugli uccelli: se l’H5N1 li uccideva, questa forma non è invece letale perciò rende molto difficile trovare gli stormi infetti.
Al momento, riportano gli esperti, il virus H7N9 sembra reagire al trattamento con farmaci antivirali come il Tamiflu, anche se in alcuni dei casi in cui è stato somministrato ha stupito i ricercatori per la facilità con la quale sviluppava resistenza al farmaco.
Fonti: BBC, Aljazeera, World Health Organization
Crediti immagine: Cynthia S. Goldsmith and Thomas Rowe, Wikimedia Commons