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Allarme da una centrale vecchia di sessant’anni

Sellafield-1515bCRONACA – Il 31 gennaio, la centrale nucleare di Sellafield, in Inghilterra, è di nuovo finita, a distanza di quasi sessant’anni, sulle prime pagine dei giornali europei, a causa degli alti livelli di radioattività registrati nella notte tra il 30 e il 31. Nonostante l’allarme sia rientrato qualche ora dopo, in seguito all’identificazione della fonte dell’eccesso di radiazioni, restano parecchie perplessità sulle modalità di manutenzione dell’impianto.

In genere, quando si pensa a incidenti nucleari, viene in mente l’ex Unione Sovietica. Eppure 58 anni fa, fu proprio l’efficiente e tecnologicamente avanzata Inghilterra a diventare il teatro di un incidente, i cui effetti le autorità nazionali negarono per mesi. Ne fu protagonista, suo malgrado, l’impianto di Sellafield, un sito nucleare ai confini del parco naturale del Lake District, nell’ovest del paese. Solo in seguito, studi epidemiologici stimarono in quasi 300 i casi di cancro alla tiroide indotti dalla contaminazione radioattiva provocata dall’incidente. Forse per questo precedente storico, la centrale inglese è assurta a simbolo del rischio nucleare in Europa, ed è sempre sotto stretta osservazione mediatica.

Il rilevamento, qualche giorno fa, di radioattività superiore alla norma, ha indotto la direzione dell’impianto a ridurre temporaneamente il personale. I lavoratori ritenuti ‘non essenziali’ sono stati lasciati a casa, come misura precauzionale. “I livelli di radioattività rilevati sono superiori a quelli abituali, ma ben al di sotto di quelli di pericolo. Il sito è in uno stato normale, e impiegati e impianti continuano a operare regolarmente durante lo svolgimento delle indagini”, ha comunicato la compagnia che gestisce la centrale, Sellafield Ltd.

Poco dopo la comunicazione della notizia, Richard Wakeford, epidemiologo dell’Università di Manchester, rassicurava che, “Non essendoci reattori nucleari operativi sul sito [quello esistente è stato chiuso nel 2003, N.d.R.], i radionuclidi a vita breve come lo iodio 131 non sono presenti in quantità rilevanti. Di conseguenza, non occorre assumere pillole di iodio stabile”.

Qualche ora dopo l’allarme, i tecnici della compagnia sono giunti alla conclusione che il picco di radioattività sia stato causato da un aumento del livello di fondo di gas radon, a sua volta provocato da un sistema di bassa pressione meteorologica proveniente da ovest, che avrebbe portato il gas, naturalmente emesso da alcuni tipi di rocce, a diffondersi sulla centrale.

Tuttavia, un gruppo antinucleare locale ha affermato di essere “molto preoccupato” per i livelli di radioattività raggiunti, anche in considerazione dell’età avanzata degli impianti. Mark Hackett, portavoce del gruppo, ha affermato: “Ho visitato personalmente Sellafield qualche mese fa e non sono per niente tranquillo: alcune delle parti più vecchie dello stabilimento appaiono molto rovinate rispetto alla mia prima visita 25 anni fa”.

La compagnia che gestisce l’impianto è stata criticata dal comitato dei conti pubblici del parlamento britannico l’anno scorso, per non essere riuscita a frenare i costi sempre più alti e per i ritardi nel trattamento nelle scorie e nello smantellamento degli impianti. Il problema principale, secondo il comitato, deriverebbe dalla scarsa capacità della NDA, un’agenzia pubblica fondata per monitorare queste operazioni, di tenere sotto controllo i costi di un consorzio formato dalla britannica Amec, la francese Areva e la statunitense URS.

Le tempistiche dell’evento di Sellafield potrebbero rivelarsi imbarazzanti per il premier britannico, David Cameron, atteso da un colloquio con il suo omologo francese, François Hollande, per discutere una strategia comune sul nucleare civile. È proprio la francese EDF, azienda elettronucleare a maggioranza pubblica, l’agenzia assegnataria della prima nuova centrale nucleare britannica nel sud-ovest dell’Inghilterra, a distanza di decenni dalla costruzione dell’ultima.

Crediti immagine: Simon Ledingham, Wikimedia Commons

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