SALUTE – “Le teorie negazioniste relative all’HIV sono ormai per fortuna superate e fuori moda”
È quanto vi risponderà la maggior parte degli esperti e degli immunologi se consultata al riguardo, anche se purtroppo non è del tutto vero. Perché tra le cosiddette ‘teorie del complotto’ possiamo tranquillamente annoverare quelle che riguardano l’HIV, con folte schiere di persone che sostengono che non esiste, che è un retrovirus inoffensivo che nulla ha a che vedere con l’AIDS (che non sarebbe dunque una malattia infettiva, salvo la presenza di altri agenti), oppure che il test stesso per identificare l’infezione è una farsa, in quanto ‘noto per produrre moltissimi falsi positivi, il che lo rende totalmente inaffidabile’.
Per entrare nel merito delle cure odierne e della compresenza tra HIV e altre patologie, capire meglio il funzionamento del test e l’azione dei medicinali ad ora in uso, abbiamo parlato con Filippo Iebba, medico chirurgo specialista in allergologia e immunologia clinica.
Come funziona il test HIV? Come vengono gestiti i falsi positivi?
Il test si basa sull’individuazione nel sangue di anticorpi rivolti contro il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), che rappresentano l’indice di avvenuta infezione. L’indagine prevede un test di screening con la metodica ELISA, che è caratterizzata da un’elevatissima sensibilità proprio per riconoscere tutti i soggetti potenzialmente sieropositivi. Al contempo però ha minore specificità, il che rende possibile individuare anche i risultati falsamente positivi.
Proprio per quest’ultimo motivo, tutti i campioni che risultano positivi allo screening con test ELISA vengono poi sottoposti a un test di conferma con metodica Western blot. Questa è caratterizzata da elevatissima specificità, ed è quindi in grado di eliminare il rischio di avere dei test falsamente positivi. In definitiva, un risultato negativo al test ELISA indica che non ci sono anticorpi rivolti contro l’HIV, un risultato positivo al test Western blot conferma invece l’avvenuta infezione nel paziente.
Una volta diagnosticata l’infezione, come si procede?
Dopo aver confermato l’avvenuta infezione, il passo immediatamente successivo è l’esecuzione di un prelievo di sangue. In questo modo si possono verificare:
- lo stato delle difese immunitarie, ovvero il livello circolante di linfociti CD4+;
- l’entità della replicazione del virus HIV;
- l’eventuale co-infezione con altri agenti infettivi come epatite B, epatite C, sifilide, toxoplasmosi, mononucleosi, infezione da cytomegalovirus.
A questo punto lo specialista immunologo o l’infettologo hanno tutte le informazioni necessarie per procedere alla valutazione del caso, stabilendo con accuratezza, in occasione della prima visita, l’opportunità o meno di iniziare il trattamento antivirale e la frequenza ottimale con la quale verranno effettuati controlli periodici.
Quali sono le caratteristiche dei retrovirus, come l’HIV?
Il virus dell’immunodeficienza umana, l’HIV, è capace di trascrivere il suo corredo genetico da RNA a DNA, per integrarlo successivamente nella cellula bersaglio dell’organismo ospite. Si tratta di un passaggio di critica importanza non solo al momento dell’infezione ma anche per la successiva replicazione del virus.
Come agiscono i farmaci impiegati per la terapia?
I farmaci attualmente disponibili hanno modificato profondamente la storia naturale dell’infezione da HIV, che da patologia invariabilmente e rapidamente mortale è ormai divenuta una malattia infettiva cronica che, se adeguatamente seguita e trattata, consente di mantenere un’ottima qualità di vita e avere un’aspettativa di vita analoga a quella dei soggetti sieronegativi. I farmaci antiretrovirali appartengono a diverse classi, ognuna delle quali ha uno specifico bersaglio terapeutico.
Si distinguono tra farmaci inibitori della transcrittasi inversa, inibitori delle proteasi, inibitori dell’entry e della fusione, inibitori dell’integrasi. La strategia terapeutica precede l’impiego, in associazione, di farmaci rivolti contro diversi bersagli. La terapia antiretrovirale determina in questo modo il rapido controllo della replicazione virale e, indirettamente, comporta il progressivo recupero della competenza immunologica dell’organismo.
In che direzione è orientata la ricerca al momento?
Gli obiettivi della ricerca attuale sono costituiti principalmente dalla sperimentazione di nuovi farmaci antiretrovirali, con eguale o superiore efficacia ma minore tossicità di quelli attualmente assunti dai pazienti. Inoltre è in corso l’analisi delle potenzialità preventive e terapeutiche dei vaccini, l’individuazione di sostanze ad attività immunostimolante o immunomodulante e, infine, lo studio delle caratteristiche intrinseche del virus HIV e dei suoi meccanismi patogenetici. Il tutto allo scopo ultimo di riuscire, se possibile, ad eradicare definitivamente l’infezione.
E per ulteriore conferma su quello che molti medici sono stufi di ribadire, date un’occhiata qui.
Crediti immagine: US National Institute of Health, Wikimedia Commons