EVENTI – Si è concluso sabato l’appuntamento triestino ormai annuale di State of the Net, la conferenza internazionale per raccontare e confrontarsi sullo stato della rete in Italia e che quest’anno aveva come tema centrale Smart life, ovvero l’analisi di come la digitalizzazione del nostro vivere quotidiano stia cambiando le nostre abitudini. Ci sono certamente diversi modi per affrontare un tema come questo, e soprattutto per raccontarlo: fare il punto sulle nuove tecnologie che negli ultimi 12 mesi hanno contribuito a modificare il panorama digitale, oppure cercare di analizzare le conseguenze che questi cambiamenti stanno significando nelle nostre vite, e non solo sull’onda della nuova app o del nuovo tool.
Quest’anno al Molo 4 non si è parlato molto di quali sono le ultime tecnologie che stanno spopolando sul web, la sfida era un’altra. “Dancing through the web” recita il titolo dell’intervento di Alessandra Farabegoli, e proprio questo è stato lo spirito di SOTN14: un percorso tra giornalismo, mondo delle imprese, istituzioni per raccontare come la vita sta diventando “smart” attraverso le storie dei protagonisti, le esperienze di chi sta usando il web per creare dei servizi migliori in riferimento al proprio ambito di interesse.
C’è chi come Liddy Nevile e Alfonso Fuggetta ha raccontato di come l’e-learning stia cambiando i processi di apprendimento e di business, e chi invece ha portato la propria personale esperienza a livello istituzionale, come la giornalista Anna Masera, che ha condiviso con la platea gli aspetti più interessanti della sua attività come responsabile della comunicazione presso la Camera dei Deputati. “Io sono soltanto una facilitatrice, non ho certo il potere di cambiare l’istituzione” scherza la Masera, ma certamente la sua presenza alla Camera testimonia la speranza di un’evoluzione in corso.
E poi lei, una delle questioni più dibattute dal punto di vista etico: l’ossimoro – se di ossimoro si può parlare – tra condivisione in rete e privacy. Ancora una volta non si può infatti parlare di web senza parlare di dati, di datagate, di datastories, di opendata, di bigdata. “Ma i dati – si chiede Roger Taylor, fondatore e direttore di Dr Foster intelligence – riguardano proprio me?” Come possono i dati aggregati portare vantaggi all’utente singolo? Quali conseguenze porta con sé un veicolo di informazioni così potente come la rete, nell’infrastruttura della nostra società? Tutte domande sottointese e implicate per esempio quando viene lanciata sul mercato una nuova app, e a cui si è cercato di fornire se non una risposta almeno un punto di vista in questi tre giorni di melting pot digitale.
Si è parlato dunque di lavoro certo, ma anche di passioni, di come anche i nostri vecchi cari hobby si stiano evolvendo, a partire dai sempre più presenti inviti a “milonghe in piazza” che riceviamo tramite social network o la dimensione dilagante del “pastamadre 2.0”, dove la rete diventa il passaparola del saper fare.
Insomma – ci si è chiesti in uno dei panel proposti – “Is it possibile to change the rules of the game without changing the playing field?” È possibile cioè cambiare le regole del gioco senza modificare lo scenario in cui stiamo giocando? Forse no, e proprio per questa ragione un appuntamento come State of the Net rappresenta nel panorama italiano un’occasione unica di riflessione. Perché farsi usare dalla tecnologia può non essere necessariamente un male.
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Fotografie: Cristina Da Rold