IL PARCO DELLE BUFALE – Sesto episodio della saga di Marco Ruggiero, professore di scienze biomediche all’Università di Firenze, prima venditore in proprio di yogurt che cura l’AIDS e ora di panacee per conto di Immuno Biotech, una ditta con sede in un paradiso fiscale, una dipendente e tre cliniche in località segrete, di cui è direttore scientifico.
Si sente spesso parlare di facoltà di medicina commissariate per eccesso di imprenditorialità, per fortuna non quella di Firenze dove il prof. Ruggiero insegnava che l’HIV non causa l’AIDS e lo dimostrava vendendo in rete yogurt probiotico a seropositivi. I pazienti lo assumevano in dose giornaliera da 60-100 euro e ne autovalutavano le proprietà terapeutiche in un esperimento clinico basato sia sul crowd sourcing che sul crowd funding. L’originalità del protocollo ha suscitato l’interesse della Procura di Sassari. L’inchiesta essendo iniziata due anni fa, tra processi, prescrizioni, condoni, amnistie, l’assoluzione in terzo grado di giudizio è prevista nel 2022.
Immuno Biotech innova anche nel marketing, con feste e ricevimenti in cui i politici del paradiso fiscale incontrano la sua clientela di scienziati. Lo riferisce un eletto locale in una lettera sul Guernsey Press, seguita da una replica del CEO della ditta, David Noakes, che contiene affermazioni controfattuali. Per esempio:
Dei 22 articoli di ricerca pubblicati dalla nostra società di Guernsey, Immuno Biotech Ltd, sei riferiscono risultati clinici. Quattro coprono le nostre cliniche tedesche e svizzere dove riduciamo la dimensione dei tumori del 25% alla settimana, ovviamente senza effetti collaterali. Essi sono anche peer-reviewed e pubblicati nelle riviste scientifiche più prestigiose del mondo. Si veda www.gcmaf.eu per i link agli articoli.
Si vede innanzitutto che Immuno Biotech non pubblica nulla. Due articoli usciti su riviste predatorie riportano risultati clinici ottenuti in USA da un’altra società, per così dire, e il primo è stato ritrattato appena dopo quella replica, perché i dati erano dubbi, l’ipotesi che dovevano dimostrare infondata, gli autori morti o irrintracciabili, i loro enti di ricerca svaniti nel nulla.
Grazie a queste pubblicazioni comunque
Il Prof Ruggiero ha provato effettivamente che le compagnie chemio vendevano una frode
A quali compagnie allude la replica non è chiaro. Dalle inchieste di un’altra Procura, la Compagnia delle Opere non sembra vendere chemio alla sanitopoli lombarda. Tuttavia è chiaro che sono vendicative:
La loro reazione è stata di chiedere all’Università di Firenze di ritirargli il ruolo di professore. Tempi preoccupanti, ma l’università ha riesaminato i suoi articoli di ricerca, ha concluso che il prof. Ruggiero aveva completamente ragione e ha seccamente rifiutato di ritirarglielo. C’è giustizia in questo mondo.
Il Rettorato aveva fatto sapere che gli era pervenuta una richiesta un po’ diversa, firmata da associazioni di volontari che non vendono chemio. Ha dato lo stesso “seccamente ragione” al prof. Ruggiero, ritirandogli il laboratorio e due corsi su tre, e controllando i materiali del terzo per espurgarne le licenze poetiche prima dell’uso. Sul ruolo di professore, se ne riparlerà nel 2022 per i motivi suddetti.
Nel frattempo il prof. Ruggiero ha acquisito per vie ignote un’altra specializzazione. Da neurologo, ora fa ricerca sull’autismo e di recente si è comprato per 2.000 euro questo articolo su Frontiers in Neuroscience, una delle riviste fondate e dirette da Henry Markram, il leader dello Human Brain Project. Il primo autore è l’illustre Jeff Bradstreet, chirurgo militare creazionista, pensionato dalla Marina americana e titolare di un centro di terapie pediatriche dell’autismo che comprendono esorcismo, chelazione e camera iperbarica. L’altra co-autrice è Stefania Pacini; come il marito, si compra da Frontiers pubblicazioni indubbiamente di frontiera.
Per la peer review, la casa editrice – acquistata dal gruppo Nature – usa algoritmi i cui brevetti sono stati chiesti dal prof. Markram e dalle sue aziende. Si basano anch’essi sui principi matematici che una volta tradotti in software, consentiranno alle piattaforme informatiche derivate dallo Human Brain Project di simulare ogni proprietà del software umano nell’hardware IBM. (2)
L’approvazione degli articoli di Ruggiero, Pacini, Bradstreet et al. dimostra la validità di questo “nuovo paradigma” per la scienza del XXI secolo (1) del quale il prof. Markram si era dichiarato l’araldo nell’ottobre scorso. Non lo capiscono circa 750 neuroscienziati rimasti nel Pleistocene che, in una lettera alla Commissione Europea, hanno lamentato il determinismo informatico dello Human Brain Project, ma quei primitivi non la spunteranno. Nell’era delle aziende scientifiche che vendono prodotti già pagati dai contribuenti, il nuovo paradigma è imbattibile. (3)
Bibliografia
La Saga dello yogurt I, II, III, IV, V.
I lettori troveranno qui la ricetta (gratuita) del cocktail Immunob Biotech che “alimenta il sistema immunitario” in caso di cancro o di autismo.
Note
(1) Lo Human Brain Project è la prosecuzione del Blue Brain Project diretto dal prof. Markram che dal 2005 usa un computer Blue Gene dell’IBM per simulare il cervello del topo e vederne “emergere la coscienza”.
(2) Detto dall’Ottocento vanity press, è stato ribattezzato editoria predona nel gennaio 2012.
(3) La sconfitta negli USA dell’affare Losada, detto l’affaire Sokal II dal nome di uno dei suoi critici, è l’ultima vittoria dei retrogradi, i neuroscienziati della SISSA si tolgano pure l’elmetto.
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