SCOPERTE – Come è possibile per un bambino imparare ad aver paura di qualcosa, prima ancora di incontrarla, a soli pochi giorni dalla nascita? Attraverso sua madre, o meglio, attraverso gli odori che lei emette quando ha paura. Può anche trattarsi di esperienze che risalgono a prima della gravidanza, che se si ripetono determinano tuttavia l’emissione di un particolare effluvio, percepito e subito “interpretato” dai figli grazie a una specifica area del cervello.
Un team di ricercatori ha così scoperto come gli effetti di un trauma possano rimanere evidenti attraverso le generazioni, studiando il processo su un campione di ratti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PNAS. Nella prima osservazione gli scienziati si sono concentrati su madri ratto che erano state addestrate in modo da temere il profumo di menta: in presenza di quest’ultima emettevano così una sorta di “allarme olfattivo”, che determinava nei piccoli la loro stessa paura. Il fenomeno in questione incuriosisce gli esperti da decenni: non sapevamo infatti, finora, come fosse possibile che le esperienze di una madre potessero avere implicazioni tanto profonde sulla sua progenie, soprattutto se si trattava di avvenimenti molto precedenti la loro nascita.
Una questione irrisolta, tuttavia, rimane: gli scienziati si domandano infatti come possa accadere che i bambini nati da madri clinicamente depresse, colpite da fobie molto gravi o disturbi dell’ansia non sempre ereditino anche queste peculiarità. “La nostra ricerca dimostra che i neonati possono imparare dalle manifestazioni di paura della madre, a uno stadio della vita molto precoce”, spiega Jacek Debiec, leader dello studio. “Prima che possano loro stessi fare le proprie esperienze, sostanzialmente acquisiscono quelle della madre. Ancora più importante, questi ricordi ‘trasferiti’ durano nel tempo, a differenza di molte cose che vengono apprese da piccoli e, se non vengono ripetute, finiscono per essere dimenticate”. Questo aspetto è, secondo gli scienziati, il più importante. In un momento della vita in cui la capacità del ratto di sviluppare delle paure direttamente è soppressa, è sorprendente che sia in grado di imparare e memorizzare quelle altrui.
La zona cerebrale coinvolta nel meccanismo è stata individuata, grazie a tecniche di brain imaging, nei nuclei laterali dell’amigdala. Negli individui adulti, infatti, questa è implicata nel riconoscimento e nell’elaborazione delle risposte alle minacce. Bloccando l’attività nell’amigdala grazie a una particolare sostanza, i ricercatori sono riusciti a impedire che i roditori acquisissero l’irrazionale paura dalla madre. Una scoperta che potrebbe aiutare gli psichiatri a sviluppare nuovi trattamenti per i pazienti umani colpiti da fobie o altri tipi di disturbi legati all’ansia. Se la correlazione riscontrata nei ratti non è ancora stata provata negli esseri umani, infatti, sappiamo comunque da precedenti ricerche che l’odore della madre ha un effetto calmante sui bambini.
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