AMBIENTE – Viene dalla Finlandia la prima analisi globale delle variazioni genomiche dell’ape europea (Apis mellifera), grazie alla quale è stato possibile chiarire molti dettagli sulla storia evolutiva di questo animale. Un gruppo di ricercatori dell’università di Uppsala ha sequenziato 140 genomi di api provenienti da un campione di 14 popolazioni diverse, provenienti da tutto il mondo.
L’ape europea è la specie di ape più diffusa. Merito anche della sua cruciale importanza per l’alimentazione umana, visto il suo ruolo nell’impollinazione di un numero elevato di prodotti agricoli. Recentemente, la popolazione mondiale di questa specie sta affrontando la cosiddetta sindrome dello spopolamento degli alveari (SSA), che provoca la morte di un numero sempre maggiore di colonie. Un simile fenomeno si è verificato altre volte in passato e le sue cause non sono ancora del tutto chiare, sebbene si pensa che possa essere dovuto a diversi fattori – cambiamenti climatici, fattori genetici, infezioni – o a una combinazione di essi.
I risultati dello studio finlandese, pubblicato su Nature Genetics, hanno riservato alcune sorprese ai suoi autori. La prima riguarda la probabile origine geografica dell’ape europea, finora ritenuta essere l’Africa. La ricostruzione degli alberi evolutivi non supporta però questa tesi: secondo i ricercatori, questa specie sembrerebbe derivare da un’antica discendenza di api giunta dall’Asia circa 300.000 anni fa e in seguito diffusasi in Europa e in Africa.
La seconda sorpresa riguarda l’alto livello di diversità genetica riscontrato nelle popolazioni studiate: in seguito alla domesticazione da parte dell’uomo, infatti, diverse altre specie animali hanno visto la loro variabilità genetica ridursi. Dall’analisi di queste variazioni sono emersi anche indizi di larghe fluttuazioni cicliche nella dimensione delle popolazioni di api, fluttuazioni che rispecchiano gli andamenti delle glaciazioni, dimostrando quindi l’alta sensibilità dell’ape europea ai cambiamenti climatici.
I ricercatori sono poi scesi ancora più nel dettaglio, individuando una serie di specifiche mutazioni genetiche che potrebbero aver giocato un ruolo nell’adattamento locale, influenzando tratti come la morfologia, la resistenza alle malattie e la riproduzione.
Nel complesso, lo studio finlandese ha fornito una nuova cornice all’interno della quale sviluppare le prossime ricerche sulle basi biologiche dell’adattamento dell’ape europea. Studiare la capacità di adattamento di questo insetto alle variazioni ambientali è di fondamentale importanza per la sua salvaguardia e, di conseguenza, anche per le tante colture che vengono da esso impollinate.
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