La top10 dei parassiti da temere quando cuciniamo
Le linee guida della FAO e dell'OMS per evitare il più possibile di entrare in contatto con i più pericolosi parassiti legati all'alimentazione
APPROFONDIMENTO – La presenza di parassiti nei cibi può essere molto pericolosa. Può causare infezioni nei tessuti muscolare e negli organi interni, provocare shock anafilattici o episodi prolungati di dissenteria, che in aree geografiche meno fortunate della nostra dal punto di vista economico e sanitario possono rivelarsi una vera e propria piaga di cui spesso ignoriamo l’effettiva portata. In Asia e in Africa per esempio non ci sono dati precisi, a causa di una generale mancanza di sistemi di sorveglianza.
A questo proposito uno studio congiunto di FAO e OMS ha stilato una vera e propria top10 dei dieci parassiti più pericolosi al mondo, illustrando alcune semplici linee guida per evitare il più possibile di entrare in contatto con loro. Questa classifica è contenuta nel rapporto Multicriteria-based ranking for risk management of food-borne parasites e si basa sulla gravità dell’impatto di questo parassita sulla salute della popolazione mondiale. Inizialmente un primo elenco era composto da 93 parassiti e successivamente la lista è stata ridotta a 24 in cui è compresa la top10, sulla base del numero di malattie provocate a livello mondiale, della distribuzione globale, della morbosità acuta e cronica; e non da ultimo dell’impatto economico.
Taenia solium
Al primo posto lui, il famoso “verme solitario” il cui nome scientifico è Taenia solium, che si trova nella carne di maiale e con cui si può entrare in contatto se la carne non viene ben cotta. La gravità del decorso della malattia dipende dalla zona dove si formano le cisti dovute allo schiudersi delle uova o all’ingerimento delle larve del parassita. Esiste un trattamento farmacologico curativo, ma in certi casi i danni possono essere gravi, come nel caso in cui il parassita coinvolga la zona degli occhi, dove può provocare anche la perdita perenne della vista.
Echinococcus granulosus
Anche se è chiamata “tenia del cane” in realtà può essere facilmente contratta anche dall’uomo, in cui può provocare una malattia chiamata echinococcosi cistica, attraverso il contatto con le feci di cani infetti. Per questa ragione le aree maggiormente colpite sono quelle dedite alla pastorizia. Per quanto riguarda l’Italia, la regione senza dubbio più colpita da questo parassita è la Sardegna dove si registrano circa 20 casi ogni 100 mila persone all’anno. Una cifra importante, se si considera che una regione viene considerata endemica se l’incidenza supera i 10 casi annui su 100 mila.* L’echinococcosi cistica nell’uomo è scarsamente mortale, ma può causare shock anafilattici.
Echinococcus multilocularis
Un’altra causa di echinococcosi è questo parassita presente anch’esso in canidi e felini e diffuso in Europa in particolare in Francia orientale e centrale, Svizzera, Austria e Germania. A differenza del precedente però, che causa echinococcosi cistica, quest’ultimo parassita causa l’echinococcosi alveolare, più rara della precedente ma al tempo stesso più pericolosa per l’uomo, che la può contrarre mangiando frutti del sottobosco e piante contaminati, o toccando volpi e cani infetti. Sebbene nei casi non trattati la mortalità superi il 90%, con i trattamenti usati oggi la percentuale di sopravvivenza supera l’80% a 5 anni dalla contrazione dell’infezione.
Toxoplasma gondii
Questo parassita presente principalmente nei gatti ma non solo – il fattore di rischio maggiore è cibarsi di carni poco cotte o crude – è il responsabile della nota toxoplasmosi, particolarmente pericolosa in gravidanza.
Cryptosporidium
Questo protozoo con il quale si può entrare in contatto tramite prodotti freschi contaminati, nei succhi di frutta e nel latte, è molto diffuso ma fortunatamente non molto pericoloso, raramente letale. In alcuni soggetti può provocare una forte diarrea, grave nel caso di un individuo debilitato o immunocompromesso, ma che in casi normali si risolve spontaneamente.
Entamoeba histolytica
Diffusa prevalentemente nelle aree tropicali, si entra in contatto con questo parassita tramite un altro essere umano infetto o per contatto di acque o cibi freschi contaminati. Particolarmente pericolosa, essa costituisce la seconda causa di morte per parassitosi a livello mondiale.
Trichinella spiralis
La carne di maiale non ben cotta può anche essere portatrice di questo parassita, che è il responsabile della trichinellosi, una delle malattie trasmissibili più diffuse al mondo. Nell’uomo si passa dalle infezioni asintomatiche a casi particolarmente gravi, con possibili esiti letali. Il sintomo primario è la diarrea, accompagnata da dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Opisthorchiidae
Questo parassita è presente principalmente nei pesci d’acqua dolce, ma anche nelle vie biliari di cani e gatti. È particolarmente aggressivo nell’uomo, dove colpisce in modo più o meno grave le zone dell’area epatica.
Ascaris
Questo piccolo verme è il responsabile di una malattia che si chiama ascaridiasi, diffusa in tutto il mondo nelle aree dove le norme igieniche sono scarse e dove spesso si usano le feci contaminate dalle uova di Ascaris per coltivare i terreni agricoli. Le larve di questo parassita possono depositarsi in tutto il corpo e a seconda della localizzazione la prognosi può essere più o meno lunga, fino a casi in cui è necessario intervenire chirurgicamente.
Trypanosoma cruzi
Per concludere questa top10 dei parassiti più pericolosi al mondo secondo FAO e OMS, il Trypanosoma cruzi è il responsabile in particolare della malattia di Chagas, particolarmente diffusa in Sud America (circa 18 milioni di persone colpite) e letale nella maggior parte dei casi, soprattutto per la scarsità di trattamento medico nelle aree colpite. Sono parecchie le vie di trasmissione e più rara è la contaminazione per via alimentare da prodotti contenenti feci della cimice Triatoma infestans, infettata da Trypasonoma.**
Ma il rapporto non finisce qui. Viene elencata anche una serie di modi per ridurre il rischio d’infezioni, a partire dall’uso di fertilizzanti organici, che che assicurano che le feci infette non vengano usate come concimi; un monitoraggio della qualità dell’acqua il monito per il consumatore finale di cuocere bene la carne e lavare la verdura con acqua potabile.
* In origine l’articolo riportava il dato di 10 mila casi annui su 100 mila, chiaramente un errore: si tratta di 10 casi su 100 mila.
** In origine l’articolo indicava le feci di Trypasonoma come responsabili della contaminazione per via alimentare: si tratta invece delle feci della cimice Triatoma infestans, vettore del parassita.
L’articolo è stato modificato il 12 settembre alle ore 15:00.
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Crediti immagine: Marco Arment, Flickr