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Super-Terre

Kepler alla ricerca di nuovi mondi in attesa di essere scoperti

6773990958_0fb824200e_zRICERCA – Kepler, il satellite della Nasa lanciato nel 2009, ha trovato oltre 4.000 pianeti extrasolari, che ruotano cioè attorno a una stella che non è il “nostro” Sole.
Questo inventario è molto importante poiché per molto tempo gli astronomi hanno studiato il nostro sistema solare e, anche se questo ha permesso di conoscerlo a fondo, non ha mai consentito di stabilire correlazioni e capire se ciò che osservavano fosse una rarità o invece un aspetto comune nel resto dello spazio.

L’analisi delle nuove informazioni a disposizione, invece, potrà farci conoscere meglio le caratteristiche degli altri sistemi planetari. Per esempio, i dati raccolti da Kepler indicherebbero come più comuni i pianeti piccoli rispetto ai grandi. Tra i primi, inoltre, farebbero la parte del leone quelli maggiori della Terra, ma più piccoli di Nettuno. Questi nuovi mondi vengono chiamati super-Terre e, con gli attuali metodi di osservazione possiamo sapere qualcosa sulle loro masse e sulle loro orbite, ma quasi nulla sulla loro composizione.

Le ipotesi sulle super-Terre sono molte: potrebbero essere delle versioni rocciose e più grandi della Terra, con tanto di atmosfera, ma anche dei mini-Nettuno con un grande cuore di roccia e ghiaccio incapsulato in uno strato di idrogeno e elio. O ancora potrebbero essere dei mondi d’acqua formati da giganteschi mari e da un’atmosfera composta da vapore acqueo. Conoscerne la composizione permetterebbe di scoprire qualcosa in più sulla loro formazione. Per esempio, la gran parte delle super-Terre orbita molto vicino alla propria stella. Se fosse dimostrato che questi pianeti sono composti prevalentemente d’acqua, questo indicherebbe che si sono formati altrove. Purtroppo solo una piccola parte di super-Terre è abbastanza vicina e orbita attorno a stelle abbastanza luminose da essere studiata con gli attuali telescopi.

Un aspetto affascinante di questi corpi è che non si riescono a esaminare nemmeno attraverso la spettroscopia. Con alcuni strumenti è infatti possibile analizzare la composizione chimica di un pianeta andando a vedere che tipo di luce assorbe. Ebbene, nel caso delle super-Terre, sia della GJ 1214b, la prima osservata per studiarne l’atmosfera, sia per la 97658b HD, analizzata tuttora dal gruppo di Heather Knutson del California Institute of Technology, le ricerche hanno prodotto uno spettro privo di linee di assorbimento. Questo potrebbe significare che i pianeti sono avvolti da una spessa coltre di nubi, oppure che hanno un’atmosfera carente di idrogeno.
Le nuvole saranno in ogni caso al centro degli studi futuri, così come i pianeti più simili alla Terra, che in questo momento, o per dimensioni o per distanza, sono irraggiungibili dagli attuali strumenti a disposizione (i telescopi spaziali Hubble e Spitzer). La speranza è che l’obiettivo possa essere centrato tra quattro anni, quando cioè la Nasa lancerà il nuovo James Webb Space Telescope.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Kanijoman, Flickr

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Michela Perrone
Appassionata di montagna e di tecnologia, scrivo soprattutto di medicina e salute. Curiosa dalla nascita, giornalista dal 2010, amo raccontare la realtà che mi circonda con articoli, video e foto. Freelance dentro e fuori, ho una laurea in Comunicazione e un master in Comunicazione della Scienza.