CRONACA - Una delle notizie che non avrei mai voluto scrivere. Il Telescopio spaziale della NASA Kepler da martedì si trova in safe mode. Cosa significa? Che c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe, forse questa volta potrebbe compromettere addirittura il futuro della missione.
A 1200 anni luce dalla Terra esiste una stella Kepler-62, grande circa il 70 percento del nostro Sole, attorno alla quale orbitano almeno cinque pianeti di cui due molto simili alla Terra.
Sono circa un migliaio gli esopianeti già scoperti con strumentazioni dedicate, come il satellite Kepler della Nasa, e altri 2.700 sono in attesa di conferma. Per molti anni gli esopianeti sono stati solo ipotizzati mentre ora abbiamo conferma della loro esistenza; se però esistano forme di vita, su questi o altri pianeti ancora da scoprire al di fuori del Sistema Solare, non siamo ovviamente ancora in grado di affermarlo. Ciò che possiamo fare è cercare di scoprire se alcuni di questi pianeti potrebbero essere abitabili.
CRONACA - Il Telescopio Spaziale Kepler osserva per la prima volta due pianeti di taglia terrestre. Kepler-20f e Kepler-20e non sono però pianeti uguali alla Terra, infatti orbitano a pochi milioni di chilometri dalla stella Kepler-20 e sulle loro superfici si raggiungono temperature molto elevate.
CRONACA - Niente fantascienza, questa è realtà: si chiama Kepler-16b ed è un pianeta che orbita attorno a un sistema di due stelle più piccole del Sole, un fenomeno mai osservato direttamente prima d’ora. Sicuramente non ospitale, infatti il pianeta è un gigante gassoso poco più piccolo di Giove e gelido e distante 200 anni luce dal Sole, rappresenta probabilmente una scoperta che allargherà gli orizzonti della conoscenza sulla formazione di sistemi planetari attorno ad altre stelle.
Lo ammetto: un po’ ci sono cascato anch’io. Press conference, notizia sotto embargo, la NASA che fissa un annuncio in pompa magna per una scoperta che riguarda il telescopio spaziale Kepler, che ha il compito di cercare pianeti extrasolari e in particolare gemelli della Terra, ho pensato: “ci siamo, annunceranno la scoperta di una nuova Terra”. E invece non è stato proprio così o meglio la scoperta c’è, ed è anche di notevole importanza, ma almeno per questa volta niente gemelli terrestri ne tantomeno omini verdi.
FUTURO - Cosa bolle in pentola questa volta? La NASA ha annunciato una conferenza stampa straordinaria per questa sera alle dieci (cioè alle 11 di mattina in California dove si terrà, precisamente all'auditoriom Syverston a Moffet Field - per coloro che si trovassero a passare di là). L'annuncio avrà a che fare con la missione Kepler, il cui scopo principe è andare a scovare pianeti delle dimensioni della Terra (che potrebbero ospitare la vita) nelle zone "Goldilocks" (si proprio "Riccioli d'oro") intorno alle stelle. Vige il massimo riserbo, tutto embargato. Quello che desta stupore (e curiosità) è che alla conferenza sono stati invitati dei rappresentanti della Lucasfilm (si quella di George Lucas, papà di Guerre Stellari). 1+1 farà 2?
FUTURO - Gli italiani lo sanno meglio di altri: quando ci sono dei tagli finanziari da fare, la ricerca scientifica (specialmente quella di base) è uno dei bersagli preferiti, ma è giusto (anzi, razionale) mettere sul piatto della bilancia persino un programma di ricerca che, tra le altre cose, potrebbe regalarci la scoperta del secolo? E i soldi "risparmiati" sono davvero soldi "guadagnati" in questo caso?
Prima un paio di precisazioni riguardo al programma in oggetto, il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). La prima è che, malgrado i titoli di alcuni quotidiani, il SETI non dà la caccia agli stessi alieni che secondo Voyager e Mistero visitano (e hanno visitato) la Terra a bordo di astronavi, quelli che per imperscrutabili motivi manifestano la propria presenza con caricaturali rapimenti di esseri umani e con immagini rigorosamente sfocate: il SETI utilizza i radiotelescopi (e, in misura minore, telescopi) per scandagliare lo spazio alla ricerca di un segnale elettromagnetico emesso da intelligenze extraterrestri, basandosi sull'ipotesi che la Vita non sia un fenomeno esclusivo del nostro pianeta e che per questo esiste la possibilità che, da qualche parte, questo non solo si sia verificato, ma che abbia anche portato all'evoluzione di una civiltà tecnologica in grado di emettere, e naturalmente ricevere, segnali radio.