Astronauta, un mestiere (anche) umano
Cosa pensa un astronauta la sera prima di dormire, quali domande gli sorgono prima di coricarsi, mentre guarda la piccola Terra dall'alto? Come gestisce i problemi? Insomma, come si vive l'umanità a bordo della ISS? L'abbiamo chiesto a Luca Parmitano
Nota della redazione, 31 maggio 2018: l’articolo è stato pubblicato nel 2014 poco prima della missione Futura e della partenza del capitano Samantha Cristoforetti. Nel 2019, durante la sua prossima missione, Luca Parmitano sarà il primo comandante italiano della Stazione Spaziale Internazionale.
SPECIALI – Futura sta scaldando i propri motori, pronta per partire con a bordo il capitano Samantha Cristoforetti. Un’esperienza, quella dello spazio, che noi terrestri non in missione cerchiamo di comprendere da quaggiù. Ma che per chi non la vive resta un qualcosa di inafferrabile, incommensurabile. Anzitutto in termini di emozioni, pensieri, significato.
Cosa pensa un astronauta la sera prima di dormire, quali domande gli sorgono prima di coricarsi, mentre guarda la piccola Terra dall’alto? Come gestisce i problemi, le eventuali malinconie dei suoi compagni? Insomma, come si vive l’umanità a bordo della Stazione Spaziale Internazionale?
OggiScienza l’ha chiesto a chi a lassù ci ha vissuto, il Maggiore Pilota Luca Parmitano.
Qual è il ricordo più vivo che ha oggi, l’immagine che ha davanti quando ripensa all’esperienza su ISS?
Farei un torto a me stesso e a chi mi legge se cercassi di riassumere un’esperienza come la mia in un solo ricordo. Prima di partire per la Stazione Spaziale Internazionale ci sono voluti oltre due anni di addestramento – poi sono stato in orbita per quasi sei mesi. Ogni aspetto di questo viaggio personale merita la mia attenzione e fa parte di una collezione personalissima di ricordi: un tesoro a cui tengo moltissimo.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, possiamo giocare un po’ e dire che i colori dominanti sono il nero, quello degli spazi siderali, l’azzurro, che è il colore del nostro pianeta, e il bianco delle nuvole che lo ricoprono e lo proteggono. Ma tutte le volte che ripenso a un’alba orbitale, nella memoria i miei occhi si riempiono di colori indescrivibili, i colori della vita e della nostra Terra.
L’essere umano non è abituato alla sensazione di abbracciare con lo sguardo l’immenso dell’universo. L’ha mai colta una sensazione inaspettata?
Mentre effettuavo la mia prima attività extraveicolare mi sono trovato, a un certo momento, in un segmento che si trova nello zenith della Stazione, ovvero la parte più lontana dalla superficie terrestre. Mi aggrappavo alla struttura con la mano destra, e fra i pensieri che mi scorrevano in mente ne ricordo uno con straordinaria lucidità: che in quel momento tutta l’umanità, presente, passata e futura, era davanti ai miei occhi, e che solo quelle cinque dita mi tenevano unito – letteramente e figurativamente – a essa.
Come vengono gestiti i silenzi a bordo della ISS, i malumori, le malinconie? Cosa le ha insegnato sull’uomo questa esperienza?
A bordo della Stazione si vive come in famiglia, e la gestione dei sentimenti si gestisce allo stesso modo, con intelligenza e discrezione. In genere ogni astronauta è in grado di mantenere un suo equilibrio, ma è normale che si parli tra di noi per scaricare tensioni e problemi. Però è importante ricordare che gli astronauti di ultima generazione sono stati selezionati proprio per effettuare voli di lunga durata, e che l’equilibrio e la maturità psicologica sono stati un aspetto determinante nella fase selettiva.
Vi è mai capitato di essere colti da un sentimento di non-senso, di estrema alienazione? O la concentrazione sulla missione è tale da non permettere l’ “intrusione” di pensieri come questo?
No, non credo sia mai successo a nessuno dei membri della mia Spedizione. Credo ci si possa ricollegare alla domanda precedente, ma anche al fatto che ognuno di noi è intimamente convinto che il lavoro che facciamo, dal più umile al più utile, sia necessario per il prosieguo dell’esplorazione spaziale.
Qual è l’insegnamento più grande che ha ricevuto da questa esperienza, che vorrebbe più di tutti trasmettere ai suoi figli?
Che è importante avere dei sogni grandissimi, irrealizzabili, che ci diano passione e ispirazione – e che invece è indispensabile avere dei progetti concreti, e realizzabili, che ci permettano di avere soddisfazione nella vita di ogni giorno, utilizzando la spinta che viene dalla passione.
Il consiglio che Parmitano dà a Samantha Cristoforetti per cogliere tutta la bellezza e la profondità di un’esperienza come questa?
Innanzitutto la mia esperienza non è affatto terminata: continua ogni giorno, anche nel rispondere a queste domande – ma soprattutto dando il mio supporto ai colleghi e continuando ad addestrarmi. Rispondendo alla domanda, questo è un consiglio che non mi sento di dover – o meglio poter – dare: ognuno deve saper cogliere in maniera personalissima e intima il senso di bellezza e profondità del proprio lavoro e delle proprie esperienze. Come il senso di divinità, non può essere insegnato, nè può essere soffocato.
Qual è la domanda che secondo lei non deve essere fatta a un astronauta (sperando non siano le precedenti..)?
Ricevere una domanda è un privilegio: permette a un astronauta – in realtà a chiunque – di esporre i propri pensieri, le proprie idee, i propri progetti. Chi fa una domanda dona il proprio tempo, la propria attenzione e disponibilità. Quindi non esistono domande che non devono essere fatte.
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.