Wally Funk, nello spazio a 82 anni
Pilota esperta, Wally Funk è stata la prima donna a lavorare come istruttrice di volo civile in una base militare. A 82 anni è diventata la persona più anziana a volare nello spazio.
Myrtle Cagle, Jerrie Cobb, Janet Dietrich, Marion Dietrich, Wally Funk, Sarah Gorelick, Jane Briggs Hart, Jean Hixson, Rhea Woltman, Gene Nora Stumbough, Irene Leverton, Jerri Sloan, Bernice Steadman.
Sono i nomi delle tredici donne che all’inizio degli anni Sessanta furono selezionate per prender parte a FLATs (Fellow Lady Astronaut Trainees), un programma per testare l’idoneità femminile ai viaggi spaziali, ribattezzato poi Mercury 13 perché basato su test fisici e psicologici analoghi a quelli cui vennero sottoposti i sette uomini del Programma Mercury della NASA (Mercury Seven).
Negli anni Sessanta, però, non era previsto che una donna potesse diventare astronauta. Pur avendo ottenuto risultati equiparabili a quelli degli uomini, e in alcuni casi superiori, le donne del Mercury 13 non sono mai state prese in considerazione per una vera missione e nessuna di loro è riuscita ad andare nello spazio. Fino a oggi.
Il 20 luglio 2021 Wally Funk ha preso parte al primo volo con equipaggio di New Shepard, il razzo della compagnia Blue Origin di Jeff Bezos. Nell’incontenibile urlo di gioia lanciato una volta rientrata a terra c’era tutta la soddisfazione e la felicità per essere riuscita a coronare un sogno lungo sessant’anni.
Pilota esperta – nel corso della sua carriera ha accumulato quasi 20.000 ore di volo e addestrato più di 2.000 persone – Wally Funk è stata la prima donna a lavorare come istruttrice di volo civile in una base militare e la prima a ricoprire l’incarico di ispettrice della Federal Aviation Agency e del National Transportation Safety Board. A 82 anni è diventata la persona più anziana a volare nello spazio, battendo il record stabilito nel 1998 dall’astronauta John Glenn, uno dei Mercury Seven, all’epoca settantasettenne.
Volare
Mary Wallace ‘Wally’ Funk nasce nel 1939 a Las Vegas e cresce a Taos, cittadina del Nuovo Messico. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza all’insegna della libertà; va in bicicletta e a cavallo e impara a sciare, pescare e cacciare, tanto da diventare una tiratrice esperta. “Ho fatto tutto ciò che la gente non si aspettava che una ragazza facesse”, dichiara in un’intervista, “non c’era niente che non potessi fare”. Il desiderio di volare è presente in lei da sempre: a 5 anni salta giù dal fienile di casa sua indossando un costume da Superman, a 7 costruisce aeroplanini in legno di balsa, a 9 segue la sua prima lezione di volo.
Al liceo è interessata a discipline tecniche come meccanica, ma essendo una ragazza può seguire solo i corsi di economia domestica e materie affini. All’età di 16 anni decide quindi di lasciare la scuola e accede direttamente allo Stephens College, istituto femminile in cui è presente un programma per acquisire la licenza di volo, che ottiene nel 1958. Continua a studiare alla Oklahoma State University, ma il suo vero obiettivo è quello di entrare a far parte del gruppo studentesco per aspiranti aviatori chiamato Flying Aggies. Qui affina le sue competenze da pilota, acquisisce altri brevetti e ottiene numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Outstanding Female Pilot e il Flying Aggie Top Pilot.
Nel 1959, ad appena 20 anni, Funk è già una pilota professionista e inizia a lavorare come istruttrice di volo civile per ufficiali e sottufficiali dell’esercito statunitense presso la base militare di Fort Sill, in Oklahoma. È la prima donna a ottenere un incarico di questo tipo.
Mercury 13
Nel 1960 Funk si offre come volontaria per il programma FLATs, ideato e coordinato da William Randolph Lovelace II, un medico che aveva lavorato al Progetto Mercury. Lovelace lancia FLATs, finanziato da privati, per studiare le eventuali differenze tra organismo maschile e organismo femminile nello spazio. Vengono selezionate aviatrici di età compresa tra i 25 e i 40 anni e con almeno 1000 ore di volo alle spalle. Funk ha solo 21 anni, ma è già una pilota esperta e le viene data la possibilità di partecipare.
Le donne vengono sottoposte a decine di test medici, in alcuni casi anche molto duri, per esempio l’ingestione di un tubo di gomma lungo quasi un metro allo scopo di esaminare i livelli di acidità dello stomaco e scosse elettriche per testare i riflessi del nervo ulnare. Alcune di loro, tra cui Wally Funk, vengono sottoposte a una sessione di test aggiuntivi, tra cui una vasca di deprivazione sensoriale. Funk riesce a restare immersa nella vasca per oltre 10 ore e 30 minuti senza sviluppare allucinazioni: un record.
Il programma, svoltosi in segreto mentre l’attenzione dei media era rivolta alle imprese dei Mercury Seven, viene bruscamente interrotto. L’Unione Sovietica manda nello spazio la cosmonauta Valentina Tereškova nel 1963, ma la NASA continuerà per anni a non prendere in considerazione la presenza femminile nelle sue missioni spaziali. La prima astronauta statunitense nello spazio sarà Sally Ride, nel 1983.
Funk si sottopone a numerosi altri test per dimostrare la sua capacità, ma invano. “Ho superato ogni test”, dichiara in un’intervista. “Ho fatto probabilmente circa sei o sette diversi test negli Stati Uniti. Poi sono andata in Russia e mi sono sottoposta ai test per i cosmonauti. Ho battuto tutti i ragazzi”. Alla fine degli anni Sessanta cerca più volte di partecipare ai programmi di formazione della NASA, ma le viene detto sempre di no, ufficialmente perché non ha una laurea in ingegneria.
La carriera da pilota
Diventare astronauta appare ormai impossibile, ma Funk non si abbatte e riversa tutte le sue energie nella carriera da pilota, ottenendo notevoli successi. Nel 1971 è la prima donna a completare il corso dell’accademia per ispettori delle operazioni di aviazione generale della Federal Aviation Administration (FAA) e a ottenere l’incarico di ispettrice di volo. Nel 1974 viene assunta dal National Transportation Safety Board (NTSB) per occuparsi della sicurezza dei voli civili. Si tratta, anche in questo caso, della prima donna in assoluto a ricoprire questo incarico. Nel corso degli anni indaga su oltre 450 incidenti.
Nel frattempo partecipa a molte gare tra aeroplani e nel 1975, a bordo del suo monomotore Citabria, vince la Pacific Air Race di San Diego, in California. Negli anni successivi ottiene altri importanti incarichi per la FAA e riveste l’incarico di capo pilota in cinque scuole di aviazione sparse per il paese.
Realizzare un sogno
La fascinazione per lo spazio, però, non la abbandona mai, e dentro di sé continua a coltivare il desiderio di riuscire a guardare la Terra da molto più in alto rispetto a quanto è possibile fare da pilota di aerei. Nel 2012 utilizza gran parte dei suoi risparmi per acquistare un biglietto da 200.000 dollari per partecipare a un viaggio per “turisti spaziali” della Virgin Galactic di Richard Branson.
Il primo volo suborbitale con equipaggio della Virgin Galactic è avvenuto l’11 luglio 2021. Funk non c’era, ma è stata scelta da Jeff Bezos per viaggiare a bordo della navetta New Shepard, chiamata così in onore di Alan Shepard, il primo astronauta statunitense a volare nello spazio (un altro dei Mercury Seven).
Il 20 luglio 2021 – cinquantadue anni dopo l’allunaggio dell’Apollo 11 – il razzo riutilizzabile della Blue Origin è decollato dalla postazione di lancio nel deserto occidentale del Texas e ha compiuto un viaggio durato complessivamente circa undici minuti, di cui tre oltre i 100 chilometri di altitudine, ovvero al di là della linea immaginaria che convenzionalmente separa l’atmosfera terrestre dallo spazio esterno, chiamata linea di Kármán. In quei tre minuti, Funk e gli altri tre membri dell’equipaggio – lo stesso Bezos, suo fratello Mark e il diciottenne olandese Oliver Daemen, figlio dell’imprenditore Joes Daemen – hanno sperimentato la condizione di microgravità e hanno avuto il grande privilegio di godere della vista del nostro pianeta da lassù.
“Ho adorato ogni minuto. Vorrei solo che fosse stato più lungo… avrei potuto fare molti più giri e torsioni”, ha dichiarato subito dopo il volo Wally Funk. “Ma l’ho adorato, non vedo l’ora di tornarci”.
Non a caso la sua autobiografia, uscita lo scorso anno, si intitola “Higher, Faster, Longer”, cioè “più in alto, più veloce, più a lungo”.
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Immagine: Blueorigin