Iran e nucleare, accordo fallito
La trattativa prevista per il 24 novembre è fallita, se ne riparlerà a dicembre. Cuore della discussione l'arricchimento dell'uranio e la cancellazione delle sanzioni sull'export petrolifero
CRONACA – Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa di tutto il mondo, pare che il negoziato sul nucleare fra Iran e il gruppo dei 5+1, composto da Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania, la cui deadline era prevista per il 24 novembre, questa volta sia fallito. Se ne riparlerà, sembra, a dicembre.
Cuore dell’accordo mancato il programma nucleare di Teheran, che coinvolge sostanzialmente due aspetti: l’arricchimento dell’uranio al 20%, che rappresenta la soglia utile per la messa a punto di ordigni nucleari, e l’annosa questione delle sanzioni.
Per quanto riguarda l’uranio, l’obiettivo della coalizione sarebbe frenare la corsa all’arricchimento da parte dell’Iran per motivi bellici, cercando di limitarne le tecnologie ai soli scopi civili, come per esempio la produzione di energia, per la quale è sufficiente l’uranio arricchito al 5%. Teheran da parte sua – si legge – sarebbe pronta a rispettare l’accordo sullo stop all’arricchimento oltre il 20%, ma al contempo sembra intenda continuare a produrre combustile per alimentare le proprie centrali nucleari.
Riguardo invece la questione delle sanzioni, il pomo della discordia è la posizione dell’Iran circa la necessità di eliminare quelle che riguardano le esportazioni di petrolio, che metterebbero in seria difficoltà – pare – l’economia del Paese.
Questa è solo un’ennesima tappa del lungo cammino del nucleare iraniano e del tentativo dei Big economici mondiali di controllarne gli estremi. Solo un anno fa (ne avevamo parlato qui) il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e il segretario di Stato Usa John Kerry avevano siglato un accordo dove Teheran accettava di congelare il suo programma nucleare per sei mesi, bloccando l’arricchimento dell’uranio oltre il 5%. I sei mesi sono trascorsi e ora è tempo di un nuovo accordo, che appunto pare dovrà attendere un nuovo incontro a dicembre.
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Crediti immagine: U.S. Department of State, Flickr