WHAAAT?

Quella solitaria della locusta

Un piccolo gruppo di cellule nervose le rende insetti gregari, ma in realtà sono timide ed evitano attivamente i loro simili

6858440703_566b431ff6_z

WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Sono animali timidi e molto solitari, che evitano attivamente la compagnia dei loro simili. Ci riescono per la maggior parte del tempo, ma quando vi sono costretti vanno incontro a un cambiamento radicale che li rende gregari. Se non l’avete ancora indovinato (e di fronte a “solitari” possiamo capirlo) si sta parlando delle locuste.

Swidbert Ott e Steve Rogers, rispettivamente dell’Università di Leicester e dell’Università di Sydney, hanno pubblicato su Proceedings of the Royal Society B uno studio in cui rivelano come delle cellule nervose finora sconosciute producano serotonina nelle locuste, dando il via a modifiche estreme a livello di comportamento e stile di vita. Un atteggiamento che gli scienziati chiamano gang-like e che scatta quando le locuste si trovano a spostarsi in massa, nei celebri sciami. La serotonina, d’altra parte, è nota per il ruolo importante che svolge nel cervello di tutti gli animali, specialmente nella regolazione dell’umore e nelle interazioni sociali.

“Le locuste hanno poche cellule nervose in grado di sintetizzare la serotonina. Ora abbiamo scoperto che, tra queste, una piccola parte risponde in maniera specializzata quando la locusta è costretta per la prima volta a interagire e spostarsi con altre locuste. Nel giro di un’ora cominciano a produrre più serotonina”. Ed è così che un insetto solitario diventa gregario: ancora non è chiaro se con il passare delle ore anche le altre cellule nervose comincino ad aumentare la produzione, ma un set di neuroni completamente differente entra in gioco una volta che la vita di gruppo è diventata l’abitudine.

“La chiave della scoperta è stata studiare locuste che erano appena diventate gregarie ma non avevano mai incotrato un’altra locusta fino all’ora precedente. Se ci fossimo concentrati solo su quelle solitarie e su quelle che hanno alle spalle una lunga serie di periodi negli sciami, non avremmo individuato le cellule nervose che giocano il ruolo centrale nella trasformazione”, spiega Ott. L’importanza sta quindi nell’aver osservato cosa succede quando un nuovo comportamento sociale si presenta per la prima volta, e non solo quali sono le conseguenze sul lungo termine. “La ricerca sugli insetti può aiutarci a comprendere in maniera approfondita come funziona il cervello, incluso quello umano”. Per quanto riguarda il nostro cervello, per esempio, esistono forti collegamenti tra le modifiche nella serotonina e i disturbi mentali come la depressione e l’ansia.

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine:

Condividi su
Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".