SCOPERTE – C’è vita su Marte? Se lo chiedono molti scienziati nel mondo, soprattutto dopo che il rover Curiosity della NASA ha rilevato tracce di metano nell’atmosfera del pianeta rosso, molto più alte di quelle trovate dallo stesso rover l’anno scorso. I risultati e le possibili interpretazioni sono stati pubblicati in un articolo apparso su Science.
Su Marte è presente metano, in tracce. Ma periodicamente la concentrazione aumenta sensibilmente al punto da raggiungere un livello in atmosfera di dieci volte quella normale.
Come mai? La causa dell’innalzamento è sconosciuta, ma potrebbe essere di origine biologica. I dati sono stati raccolti da Curiosity nel suo luogo di atterraggio, il cratere Gale, e mostrano uno scenario abbastanza sorprendente che potrebbe far pensare a una forma di vita presente in zone vicine al cratere.
Il metano può derivare dalla decomposizione delle polveri dei meteoriti in presenza di luce solare e in assenza di ossigeno. Ma anche dalla decomposizione di materia organica, almeno sulla Terra. Lo studio spiega come la normale concentrazione del metano nell’atmosfera di Marte sia piuttosto bassa, come segnalato nelle rilevazioni dell’anno scorso. Infatti, in base alle conoscenze dei meccanismi di formazione del gas la concentrazione dovrebbe essere circa il doppio.
La novità, però, è che periodicamente questa concentrazione aumenta anche di dieci volte il livello basale, rendendo molto improbabile l’ipotesi che la produzione di metano derivi dalla radiazione solare. Per questo motivo si pensa che la sorgente possa essere organica. Esistono però ipotesi alternative. Per esempio, il metano potrebbe esser stato liberato da particolari cristalli di ghiaccio: questi depositi di clatrati formerebbero una struttura microscopica a reticolo in grado di intrappolare le molecole di gas all’interno.
Ma il motivo potrebbe essere ancora diverso, perché non è detto che l’aumento di concentrazione sia dovuta all’emissione occasionale di metano dal suolo che si verifica in situ. Potrebbe essere gas prodotto, anche in grandi quantità, su altri punti del pianeta che poi viene trasportato come una sorta di “vento”. Questa ipotesi pare sensata e in accordo con i pennacchi di metano che occasionalmente emergono in alcune regioni della superificie del Pianeta Rosso e che sono state osservati coi diversi telescopi (sia da Terra che dallo spazio) nel corso degli ultimi decenni.
Insieme a questa ricerca, Science ha pubblicato anche un secondo articolo che dimostrerebbe la presenza di grandi quantità di acqua nel passato del Pianeta Rosso. Curiosity, infatti, ha potuto raccogliere campioni di argilla nella Baia di Yellowknife, che appartengono a strati di roccia dell’Esperiano, un periodo che corrisponde a circa 3-3,7 miliardi di anni fa. In questa fase antica del pianeta, le condizioni erano molto più calde e umide, tesi che sembrerebbe confermata proprio dalle analisi del rover. Dai campioni è infatti stato possibile analizzare tracce di idrogeno, in modo da risalire alla storia dell’atmosfera marziana. I dati mostrano che il rapporto tra idrogeno e deuterio ha un valore molto particolare: in media è il triplo di quello che sulla Terra corrisponderebbe agli oceani, ma la metà di quello presente nell’atmosfera attuale di Marte. Il valore, secondo i ricercatori, sarebbe comunque molto più alto del previsto, segno che probabilmente durante l’Esperiano vi erano grandi quantità di acqua che poi si è persa nello spazio.
I risultati di questi due studi, messi insieme, mostrano un quadro molto interessante: da una parte un passato probabilmente ricco di acqua e dall’altro un presente con una quantità variabile di metano, forse dovuta alla presenza di materiale organico.
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Crediti immagine: NASA/JPL-Caltech/MSSS