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INDIGO, 11 milioni di euro per una piattaforma cloud scientifica

A breve partirà un progetto europeo per realizzare un software cloud per la condivisione di dati scientifici. A coordinare il tutto sarà l'INFN

3462607995_150a6b2624_zRICERCA – È questione di mesi e l’Europa si doterà di una piattaforma software di tipo cloud per la ricerca scientifica, e a coordinare il progetto sarà l’Italia, in particolare l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Si chiamerà INDIGO-DataCloud ed è un progetto da 11 milioni di euro che in 30 mesi realizzerà un’ infrastruttura di calcolo distribuito molto potente e accessibile da centri di ricerca sparsi in tutta Europa, che permetterà la condivisione di dati scientifici in modo più semplice. Una piattaforma che rientra in un bando della Commissione Europea legato al programma di Ricerca e Innovazione Horizon 2020 e che risponderà alle esigenze di calcolo, elaborazione o archiviazione dati richieste dalla scienza di oggi.

“In realtà in Europa si è lavorato allo sviluppo e alla realizzazione di un’importante infrastruttura di calcolo federata da una decina d’anni – racconta Davide Salomoni dell’INFN-CNAF di Bologna e principal investigator di INDIGO – la European Grid Infrastructure (EGI), che comprende tecnologie di Grid Computing e coinvolge centinaia di centri di calcolo a livello europeo, fra cui il CERN di Ginevra.” Inoltre nell’ambito di Horizon 2020, l’INFN partecipa anche a un altro grande progetto recentemente approvato dalla Commissione Europea, EGI-Engage, che ha l’obiettivo di allargare e rafforzare l’infrastruttura di calcolo della ricerca europea attualmente esistente.
INDIGO sarà uno strumento gratuito a disposizione dei ricercatori tramite il quale accedere a risorse di calcolo e di archiviazione condivise per calcoli impossibili da svolgere solo con l’ausilio di pochi computer o all’interno di un solo centro di calcolo, per quanto potente.

“Due saranno le parole chiave di questa piattaforma: multidisciplinare e open source” precisa Salomoni. “Multidisciplinare perché le soluzioni sviluppate saranno fruibili da ricercatori apparententi a discipline diverse come bioinformatica, medicina, scienze della terra, climatologia, astrofisica, scienze umane, preservazione dei beni culturali e fisica; open source perché il tool non ha costi di licenza e sarà accessibile da infrastrutture sia pubbliche che private, dall’INFN a realtà industriali come Aruba o Amazon, per capirci.” In futuro infatti potrebbe consentire ai laboratori e centri di calcolo di integrare le proprie risorse con quelle di provider esterni, ottimizzando in tal modo l’utilizzo delle risorse e diminuendone i costi. “Ci potrebbero essere certamente dei rischi, dovuti per esempio alla gestione della sicurezza e della privacy dei dati – prosegue Salomoni – ma in questo caso è previsto in INDIGO lo sviluppo di soluzioni ad hoc.”

Sono 26 i partner del progetto: 22 istituzioni scientifiche e 4 aziende private. “Come partner industriali di INDIGO vi sono quatto fra le più grandi aziende europee nel campo dell’ICT: l’italiana Santer Reply, la tedesca T-Systems, la multinazionale Atos e la spagnola Indra – spiega Salomoni – mentre fra i principali centri di ricerca scientifica italiani coinvolti troviamo, oltre a INFN, l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e il Consorzio Interuniversitario Risonanze Magnetiche di Metallo-Proteine (CIRMMP) di Firenze.” Non manca nemmeno l’ambito “umanistico” attraverso la partecipazione dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane). La piattaforma infatti è stata pensata anche per la gestione di grandi archivi di opere museali o di cataloghi bibliotecari.

Gli 11 milioni di euro del costo del progetto sono stati completamente coperti dalla Commissione Europea e l’INFN, che si occuperà di coordinare i lavori, ha ottenuto circa 2 milioni di euro. “Il progetto durerà trenta mesi e ci aspettiamo di iniziare i lavori già in primavera” spiega Salomoni. “Ora stiamo sistemando gli ultimi aspetti burocratici e poi dovremmo poter partire”.

@CristinaDaRold

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Torkild Redvedt, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.