Il terremoto in Nepal e cosa possiamo fare noi
Più di tremila morti, oltre seimila i feriti: case, edifici storici, templi e monumenti tra i più significativi e belli di quella parte del mondo sono oggi un mucchio di macerie
ATTUALITÀ – È stato il più forte terremoto in Nepal da 80 anni: la prima scossa il 25 aprile, di magnitudo 7,8, è stata seguita da una serie di scosse successive tra cui una nella notte tra sabato e domenica di magnitudo 6,7. L’epicentro si trova a circa 80 chilometri dalla capitale Kathmandu, nella direzione di Pokara, la seconda città del paese.
È successo in conseguenza della tensione accumulata tra la placca indiana in subduzione sotto quella euroasiatica, con una velocità di 4,5 centimetri all’anno nella direzione nord-nord-est. Questo movimento è anche causa del continuo sollevamento della catena montuosa dell’Himalaya.
Secondo l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nel secolo scorso si sono verificati quattro terremoti di magnitudo pari o superiore a 6 entro 250 chilometri da quello del 25 aprile 2015. Nel mese di agosto del 1988 un terremoto di magnitudo 6,9, avvenne circa 240 chilometri a sud-est di quello del 25 aprile causando circa 1500 vittime. Il più grande però è quello avvenuto nel1934: un evento di magnitudo 8,0 nella regione del Nepal-Bihar, causando circa 10.600 morti.
Oggi, i morti per il terremoto del 25 aprile sono più di 3000, e ci sono oltre 6000 di feriti, una quantità ancora incalcolata di persone senzatetto e in emergenza. Case, edifici storici, templi e altri monumenti tra i più significativi e belli di quella parte di mondo sono oggi un mucchio di macerie, sotto le quali si trovano probabilmente altre vittime.
Gli esperti di salute pubblica sono preoccupati per la possibilità di epidemie dovute alle scarse condizioni igieniche e alla mancanza di acqua potabile. Secondo l’UNICEF, circa un milione di bambini e ragazzi sono oggi in una situazione di bisogno: anche se non sono feriti non hanno un posto dove stare, né acqua né cibo.
Molti paesi, tra cui Europa, USA, Cina, India, Giappone, sono immediatamente intervenuti per affrontare l’emergenza. Ma c’è moltissimo da fare. E ancora di più ci sarà da fare una volta passata la prima emergenza. Per chi volesse mandare un aiuto, consigliamo di fare una donazione all’associazione Apeiron che da molti anni opera seriamente per aiutare coloro che ne hanno più bisogno, in particolare le donne sole con bambini.
Qui tutti i dati:
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GRAZIE MILLE di cuore a tutti voi per il sostegno e l’affetto che vorrete dimostrare!
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Immagine: Durbar square, Kathmandu, aprile 2014. Crediti: Simona Cerrato, Flickr