Le conseguenze del bullismo
Sono evidenti fino a 40 anni dopo e a livello mentale superano quelle dei maltrattamenti subiti da bambini. Il problema è serio
SALUTE – È un rito di passaggio, serve a crescere, succede a tutti, stavano solo scherzando. Sono solo alcune delle ingenuità che spesso capita di sentire da chi il fenomeno del bullismo non lo conosce davvero, vuole minimizzarlo o non lo prende seriamente. Succede a tutti no, ma a uno su tre a quanto pare sì: nell’87% dei casi offline (senza troppo “aiuto” diretto da parte dei social network) e subendo le angherie non da una sola persona ma da un gruppo. Questi i dati di un recente sondaggio condotto da Skuola.net in tutta Italia, “Una vita da social” della Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Il bullismo andrebbe preso ancora più seriamente? Senz’altro. Anche perché gli effetti che un bambino che l’ha subito si porta dietro lo accompagnano nella crescita, fino all’età adulta, restando evidenti anche 40 anni dopo (spesso associati a livello di istruzione inferiore, disoccupazione, bassi guadagni e livello di qualità della vita ridotto). A quanto pare sono tali da superare anche quelli che seguono i maltrattamenti da parte degli adulti: è quello che emerge da una ricerca dell’Università di Warwick su The Lancet Psichiatry, guidata da Dieter Wolke della Warwick Medical School.
Non è la prima volta che se ne parla, e sapevamo già che subire maltrattamenti dagli adulti (ad esempio nell’ambiente domestico) durante l’infanzia ha delle pesanti ripercussioni sulla salute mentale una volta cresciuti. Wolke e il suo team volevano capire se, quando presenti, questo tipo di conseguenze sono associate ad aver subito non solo maltrattamenti dagli adulti ma anche angherie da coetanei e compagni di scuola in generale. I dati che hanno usato sono quelli raccolti durante l’ALSPAC (Avon Longitudinal Study of Parents and Children) e lo US Great Smoky Mountain Study, condotti rispettivamente su 4.026 e 1.273 bambini.
Per quanto riguarda l’ALSPAC i ricercatori hanno lavorato sui maltrattamenti subiti da bambini tra le otto settimane e gli 8-9 anni d’età e il bullismo sperimentato a 8,10 e 13 anni, associandoli poi ai “risultati” in termini di salute mentale (osservati al compimento dei 18 anni). Con i dati del GSMS hanno invece studiato le testimonianze di maltrattamento e bullismo relative al periodo di tempo tra i 9 e i 16 anni, verificandone le conseguenze per la salute mentali tra i 19 e i 25 anni.
“Quello che stavamo cercando a livello di salute mentale era ansia, depressione o tendenze suicide”, spiega Wolke. “I nostri risultati hanno mostrato che i ragazzi che erano stati bullizzati avevano molte più probabilità di incorrere in problemi di salute mentale rispetto a quelli maltrattati. Anche in quelli che avevano subito entrambe le cose il rischio aumentava”, proprio come si aspettava il team.
Tra i bambini dell’ALSPAC l’8,5% ha detto di essere stato maltrattato, il 29,7% di aver subito bullismo e il 7% entrambi. Nel GSMS rispettivamente il 15%, il 16,3% e il 9,8%. “Le conseguenze del bullismo sono gravi anche sul lungo termine e non si tratta affatto di un’inevitabile parte della crescita di un bambino. È importante che le scuole, i servizi sanitari e le autorità lavorino insieme in modo da ridurre il fenomeno e far così calare gli effetti negativi che porta con sé”.
Leggi anche: Bimbi iperattivi? Devono muoversi per imparare
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.
Crediti immagine: pubblico dominio, Pixabay