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Ascoltare come un pipistrello

Usare gli echi per localizzare un oggetto che non fa rumore può essere uno strumento importante, specialmente per i non vedenti. Ma non sempre ci si riesce

3036348432_4243f8c79f_zSCOPERTE – La capacità di alcune persone cieche, che sono in grado di sfruttare gli echi per stabilire la posizione nello spazio di un oggetto che non emette alcun rumore, è molto simile all’ecolocalizzazione dei pipistrelli e dei delfini. Ed è estremamente complessa, spiega Daniel Rowan dell’Università di Southampton, che insieme ai colleghi Timos Papadopoulos, David Edwards e Robert Allen ha da poco pubblicato su Hearing Research uno studio che esplora proprio questa abilità.

Localizzare un oggetto ascoltando i suoi echi, senza muovere la testa, richiede un ottimo udito in grado di percepire le frequenze più alte da entrambe le orecchie, spiega Rowan. Una scoperta che risale ormai al 2013, un lavoro dello stesso team di ricerca che ha dimostrato come alcune persone (vedenti e non) siano in grado di ascoltare gli echi in questo modo. Ma ciò che ancora non era chiaro era l’importanza, in questo caso, dell’udito ad alte frequenze da entrambe le orecchie.

“Sappiamo che ascoltare gli echi riveste un ruolo molto importante nella quotidianità di molte persone cieche”, spiega Rowan. “La perdita di udito, come quella associata all’invecchiamento, tende a ridurre la capacità di sentire le alte frequenze. Alcuni diventano sordi da un solo orecchio. Ciò che volevamo comprendere meglio era come queste particolari forme di perdita di udito potessero influire sulla capacità della persona di sentire gli echi: abbiamo scoperto che farebbero una gran fatica”.

A un gruppo di persone coinvolte nell’esperimento, tutte vedenti, è stato richiesto di dire se un oggetto si trovava alla loro destra o sinistra. Il compito veniva svolto grazie a una particolare tecnica (chiamata virtual auditory space) che ha permesso agli scienziati di isolare i partecipanti da ogni altro rumore fatta eccezione per gli echi, in modo da eliminare il “disturbo” causato da movimenti come il posizionamento dell’oggetto stesso nella stanza.

Dopo il posizionamento il team di Rowan ha manipolato i suoni in molti modi, simulando per esempio la perdita di udito per le alte frequenze e la sordità a un orecchio solo. Hanno così scoperto che le persone riuscivano sì a localizzare gli oggetti sfruttando gli echi, ma solo se la loro capacità di sentire i suoni ad alte frequenze era ancora intatta in entrambe le orecchie.

“I servizi per le persone con problemi di udito tendono a concentrarsi su quanto bene una persona riesce ad ascoltare il parlato. La nostra ricerca suggerisce che andrebbe considerato anche quanto questa persona può avere bisogno di sentire gli echi nella vita di tutti i giorni. Per esempio potrebbero essere necessari apparecchi acustici in entrambe le orecchie, nonostante gli attuali trend prevedano spesso di utilizzarne solamente uno”. Insomma, se volete ecolocalizzare gli oggetti vi servono entrambe le orecchie perfettamente funzionanti. Siete curiosi di sapere se sareste in grado di fare come i pipistrelli anche voi? Tenete d’occhio il lavoro di Rowan e colleghi. Hanno in programma il lancio di una app per effetturare gli stessi test che hanno condotto sui primi partecipanti comodamente da casa vostra.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Petras Gagilas
, Flickr

 

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".