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Mauna Kea: ok al telescopio, ma sarà l’ultimo

Non si può rinunciare né alla scienza né alla cultura e alla storia dell'isola, entrambe risorse vitali non solo per le stesse Hawaii, e di questo tutti sembrano esserne consapevoli. Come fare?

tmt sunset
APPROFONDIMENTO – Ci sono novità in zona Mauna Kea, la montagna sacra delle big Islands delle Hawaii contesa tra tra astronomi e nativi hawaiani, al centro di scontri e arresti (leggi qui). Dopo 50 giorni di stop dei lavori al cantiere del Thirty Meter Telescope, la politica ha detto la sua e lo ha fatto per bocca del governatore David Ige.
Il TMT si farà? Sembra proprio di sì, ma con qualche correzione al programma iniziale e all’attuale assetto dell’area, che nelle intenzioni dovrebbe servire a trovare un compromesso pacifico e accettabile per le due fazioni, scienza e tradizione.

Nel comunicato diffuso nei giorni scorsi, il governatore si è preoccupato innanzitutto di sottolineare che c’è consapevolezza che la gestione del luogo è stata finora poco attenta: “Abbiamo fallito in molti punti, Mauna Kea è un luogo speciale e merita di essere trattato come tale”.
Non si può rinunciare né alla scienza né alla cultura e alla storia dell’isola, entrambe risorse vitali non solo per le stesse Hawaii, e di questo tutti sembrano esserne consapevoli. Come fare?
Dopo più di un mese d’incontri con i rappresentanti dell’Università delle Hawaii, del TMT, i discendenti dei nativi e del Dipartimento delle Risorse Naturali e al3cuni supporter individuali, tutte le critiche e i suggerimenti hanno dato forma a un piano programmatico in 12 punti. Si tratta di indicazioni rivolte specificatamente all’Università e agli organi di difesa del territorio.

Più spazio libero, meno telescopi. Resta solo TMT

In sostanza, vengono innanzitutto respinte le accuse mosse su presunte irregolarità legali e di impatto ambientale utili per avviare il progetto. TMT ha agito secondo le regole, ha precisato Ige, e si può procedere a costruirlo.
E’ possibile però ripensare organizzazione dell’area e intervenire per ridimensionare lo spazio dedicato all’astronomia, senza compromettere gli obiettivi scientifici generali.
Secondo il piano, almeno un quarto delle altre installazioni dell’osservatorio dovrà essere smantellato entro la partenza di TMT, il primo a chiudere battenti sarà il telescopio del California Institute of Technology, anche se si tratta in realtà solo di un anticipo sulla tabella di marcia. Il Caltech, infatti, ha dichiarato venerdì scorso che la struttura cesserà di funzionare il prossimo settembre, mentre era previsto inizialmente per il 2016.
L’area in licenza all’Università delle Hawaii inoltre è pari a circa 40 Km2, non tutta però interessata da attività scientifiche e coperta da strumentazioni astronomiche. Alla fine dell’accordo di locazione, la gran parte di quest’area dovrà tornare sotto la gestione del Dipartimento di Risorse Naturali e TMT dovrà essere l’unico (e ultimo) telescopio a violare il suolo sacro.
Una prima rivoluzione su Mauna Kea? Non proprio, visto che gli altri telescopi non chiuderanno così in fretta – non prima di aver conosciuto meglio le proposte, almeno – e che in realtà un programma di revisione e ridimensionamento delle attività era già stato annunciato nel 2010, con il Decommissioning Plan.

Nuove, rinnovate responsabilità

La dimensione più pratica della gestione del territorio di Mauna Kea richiede ancora tempo quindi, come prevedibile. Come dovranno convivere astronomi e nativi? E’questo invece l’aspetto probabilmente più critico, specie per i difensori della storia di Mauna kea.

La politica si assume l’impegno di coinvolgere i rappresentanti del mondo culturale a livelli di leadership dell’isola, con l’istituzione del Mauna Kea Cultural Council. All’Università delle Hawaii viene chiesto di riconoscere formalmente le proprie responsabilità, passate e, soprattutto, future della gestione del patrimonio storico-culturale. Non solo cavilli burocratici e accordi di locazione, alla UH dovrebbe spettare un ruolo attivo nell’istruzione e preparazione, in collaborazione con il Kaku Ku Mauna, sia degli operatori che dei visitatori della Montagna, il cui accesso dovrà essere inoltre più selettivo – meno turisti, ma meglio informati e rispettosi delle tradizioni hawaiiane.
Si chiede infine di incrementare i finanziamenti per supportare l’istruzione dei ragazzi hawaiiani che intendono avvicinarsi a discipline scientifiche.

Che ne pensano le due comunità di questa dichiarazione d’intenti? Ai nativi sembrano risposte vaghe, e sostanzialmente ripetitive di quanto già stabilito in precedenza. Il Presidente di UH David Lassner e il cancelliere Donald Straney hanno dichiarato ieri alla stampa di accettare i punti proposti compreso il pubblico mea culpa e l’impegno per un accurato programma educativo.
E’ questa in sostanza la vera novità e la potenziale chiave di volta per gestire questa complicato caso di convivenza tra scienza e tradizione, non proprio inedito.

@NightTripping

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: TMT

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Marco Milano
Dopo gli studi in Scienza dei Materiali si è specializzato in diagnostica, fonti rinnovabili e comunicazione della scienza. Da diversi anni si occupa di editoria scolastica e divulgazione scientifica. Ha collaborato, tra gli altri, con l’Ufficio Stampa Cnr e l’agenzia Zadig.