Gatto schizzinoso? Una questione evolutiva
Se il vostro micio rifiuta cibi che vi sembrano appetitosi, non è perché ha gusti difficili: i suoi recettori sono molto diversi dai nostri
WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Vi è mai capitato di offrire al vostro gatto un boccone particolarmente gustoso, magari un angolino prelibato della vostra cena, e di vederlo rifiutato come il più disgustoso dei cibi? Consolatevi: su BMC Neuroscience dicono che è perfettamente normale, perché i recettori del gusto dei nostri amici felini rispondono a determinati composti, quelli amari, in modo decisamente diverso rispetto ai nostri. Ecco perché i gatti, a volte, sono tanto schizzinosi.
(Curiosità: per quanto riguarda noi, il modo in cui percepiamo i gusti cambia per esempio quando siamo malati. Qui spiegavamo il perché)
Ma a cosa serve una capacità tanto spiccata nel riconoscere le sostanze amare? Si è evoluta per permettere ai felini di evitare di ingerire cibi tossici, per esempio per scoraggiarli dal mangiare piante velenose: dai gatti di casa fino alle tigri, parte della dieta di questi carnivori è costituita da vegetali. Ma per i primi l’incontro con le sostanze amare può avvenire anche tra le mura domestiche, non solo quanto tentano di mangiarsi la vostra stella di Natale (Euphorbia pulcherrima, tossica per i gatti) ma anche quando assaggiano determinati cibi. O quando cercate di somministrare loro dei medicinali.
Questo essere schizzinosi, che scopriamo così non essere una questione di gusti difficili ma di sopravvivenza, è in realtà la chiave sulla quale lavora chi si occupa di pet food – come gli scienziati autori della pubblicazione – o di prodotti farmaceutici: cibo e farmaci devono ovviamente essere il più gradevoli possibile. E altrettanto interessante è il confronto tra i recettori del gusto del micio di casa e quelli di noi esseri umani: il gruppo, composto dai ricercatori dell’AFB International and Integral Molecular, ha confrontato due diversi recettori felini (in esperimenti in vitro) con la loro versione umana.
Un esempio: se conoscete qualcuno che odia con tutto il cuore i broccoli e i cavoletti di Bruxelles, è probabile che questo qualcuno sia dotato di un recettore “super” chiamato TAS2R38. Quello felino, a confronto, fa molto meno il difficile: a contatto con un due diversi composti amari, PTC (feniltiocarbammide) e PROP (propiltiouracile), non ha dato risposte significative. Come la sua controparte umana, anche se con piccole differenze, il recettore felino TAS2R38 si è attivato a contatto con l’aloina, presente nella pianta di aloe, e con il denatonio. Si è invece rivelato del tutto insensibile alla saccarina, un dolcificante artificiale surrogato dello zucchero che, nella nostra bocca, lascia dietro di sé un retrogusto piuttosto amaro.
“Abbiamo a che fare con la sfida dei gatti schizzinosi tutti i giorni. Ed è per questo che è affascinante scoprire una risposta inaspettata nei loro recettori per i composti amari, una che non era mai stata descritta finora per nessun’altra specie. Queste nuove informazioni, insieme alle ricerche future, si riveleranno fondamentali per la formulazione di cibo per gatti più appetitoso. Come anche per rendere i medicinali veterinari più gradevoli per loro”, spiega Nancy Rawson della AFB International, co-autrice della pubblicazione. E soprattutto quest’ultimo punto potrebbe venire in aiuto a molti padroni di gatti, che per somministrare al micio gocce e pastiglie devono nasconderle in montagnole di cibo prelibato. Uno stratagemma presto scoperto, di solito.
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