Tumore alla mammella, individuato marcatore per la resistenza alle terapie
Una proteina "detective" aiuta a identificare i meccanismi di resistenza. Lo studio dell'Istituto Regina Elena di Roma.
RICERCA – Non tutte le donne malate di tumore alla mammella rispondono allo stesso modo alle terapie. Molte di esse mostrano infatti una farmaco resistenza alle terapie di ultima generazione, e per questo è necessario individuare dei marcatori in grado di stabilire prima di iniziare una terapia, se la paziente svilupperà una qualche forma di resistenza. Questo l’obiettivo delle ricerche condotte da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Regina Elena di Roma, che hanno portato all’individuazione di una proteina “detective” chiamata hMENA11a, che sostiene l’attivazione di oncogeni importanti, quali HER2 ed HER3, e la proliferazione e la resistenza alla morte cellulare. Lo studio, pubblicato su Oncogene e finanziato da AIRC, è stato condotto da un gruppo di ricerca guidato da Paola Nisticò del Laboratorio di Immunologia dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena in collaborazione con l’Anatomia Patologica dell’Istituto.
“Il nostro lavoro si inserisce in quella che viene denominata target therapy – spiega Paola Nisticò – e in particolare ci siamo concentrati sui tumori che esprimono l’oncogene HER2, che al momento vengono trattati con farmaci mirati a questo oncogene, gli stessi che in alcune donne innescano meccanismi di resistenza. È come se con questi farmaci noi interrompessimo la strada maestra che sta percorrendo il tumore: per molte donne questo ostacolo interrompe del tutto la proliferazione del cancro, mentre in altre donne quest’ultimo riesce a sviluppare strade alternative e continua a crescere.”
Il cancro della mammella è infatti una malattia tutt’altro che omogenea, e le scelte terapeutiche sono guidate dalla distinzione in sottogruppi, in base all’espressione dei recettori ormonali (ER, PgR), e dell’Human Epidermal growth factor Receptor 2 (HER2).
L’oncogene HER2 forma complessi con un altro recettore di membrana, HER3. Questo complesso di HER2/HER3 è un potente attivatore della via di segnalazione PI3K/Akt, che è il percorso di sopravvivenza chiave nei tumori HER2-positivo.
I ricercatori hanno osservato che la riduzione della quantità della proteina hMENA11a nelle cellule tumorali le rende appunto sensibilli a farmaci che inibiscono la via di segnale di PI3K.
“Ci siamo concentrati sui sottogruppi – prosegue la Nisticò – dopo aver isolato anni fa il gene MENA, che è presente durante la trasformazione della cellula da sana a tumorale, e produce diverse varianti delle proteine che sono espresse in maniera diversa nei tumori della mammella. Mediante quello che viene definito splicing alternativo, dal gene vengono prodotte diverse varianti proteiche, dette isoforme, e una di queste è proprio la 11A.” Ebbene, quello che i ricercatori hanno notato è che l’espressione di hMENA11A nei tumori HER2 positivi, è correlata con l’espressione dell’oncogene HER3 e soprattutto con il suo stato di attivazione che è considerato determinante nei meccanismi di resistenza a terapie mirate nel carcinoma della mammella.
“Siamo ancora in una fase iniziale dello studio – conclude la Nisticò – ma la prospettiva è importantissima perché una volta che i nostri risultati saranno validati su larga scala, avremmo fatto un enorme passo in avanti nella selezione dei pazienti da trattare con un certo tipo di antitumorali e potremmo predire l’eventuale sviluppo di resistenza. Il nostro orizzonte di riferimento è quello della medicina personalizzata, dove le scelte terapeutiche sono il più possibile cucite addosso al paziente che si ha lì davanti, attraverso nuovi farmaci o aumentando l’efficacia di quelli esistenti. Per questo aver individuato una possibile strategia per inibire la strada verso la farmaco resistenza è un primo passo fondamentale.”
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