Quando il gioco si fa serious
Una gara europea per sviluppare videogiochi educational: è JamToday, e quest'anno punta su stili di vita e alimentazione
CRONACA – C’è Hansel nella gabbia, con la strega che cerca di farlo ingrassare gettandogli cibo a più non posso. Da fuori, Gretel può spostare la gabbia in modo che parte del cibo caschi fuori e Hansel non mangi né troppo (o troppo male), né troppo poco. Si chiama, appunto, Gretel, ed è un gioco per cellulare che il 20 settembre scorso ha vinto l’edizione torinese di JamToday, un progetto europeo dedicato allo sviluppo collaborativo, dal basso e in un tempo limitato, di un prototipo di videogioco educativo. L’altro appuntamento italiano è stato a Milano, dove ha vinto Cook for Life, ancora un gioco per cellulare in cui l’obiettivo è mantenere livelli adeguati di alcune proprietà di un avatar (salute, umore, concentrazione, fame), attraverso una scelta equilibrata degli alimenti nei vari momenti del giorno e durante un’intera settimana. Tutti molto giovani i partecipanti, per lo più studenti universitari o dell’ultimo anno delle superiori, che si sono messi alla prova in una specie di hackathon del videogioco .
“Le parole chiave dell’iniziativa e, in generale, del progetto europeo, sono due: Seriuos Game e Game Jam” spiega Matteo Uggeri della Fondazione Politecnico di Milano, partner di JamToday, e organizzatore dell’evento milanese. “Il primo fa riferimento a tutti quei videogiochi pensati perché l’utente, usandoli, non solo si diverta (il che rimane imprescindibile), ma impari anche qualcosa”. Non è una novità: sono ormai molti i giochi che vanno in questa direzione, utilizzabili a scuola, nell’ambito di campagne di educazione pubblica o nella formazione professionale. Che si tratti di aiutare a capire come si può combattere il virus Ebola o come si lavora sulla Stazione spaziale internazionale, oppure a sviluppare competenze, dal decision making (anche se un po’ tutti i videogiochi lo mettono alla prova) alle abilità relazionali, come in Façade, gioco interattivo in cui ci si ritrova a cena con una coppia di amici che a un certo punto cominciano a litigare furiosamente.
“Le Game Jam, invece, sono gare per lo sviluppo di un videogioco (o almeno di un prototipo quasi definitivo). Può partecipare chiunque, più o meno esperto, e c’è un tempo limitato, in genere un weekend, ma si può arrivare a una settimana” racconta Uggeri. “L’evento clou del settore è la Global Game Jam, che si svolge in tutto il mondo (ovunque ci sia qualcuno che ne organizzi un’edizione locale), di solito a fine gennaio. Ebbene, Jam Today mette insieme le due cose, diventando una gara europea per sviluppare un videogioco educativo o didattico“. Il tema di quest’anno era Healthier Life Style. In più, a Milano il patrocinio di Expo ha contribuito a dirottare la gara verso l’ambito cibo, comunque tra i più gettonati anche a Torino. E così, venerdì, sabato e domenica giovani e agguerriti sviluppatori o aspiranti tali si sono messi al lavoro, per creare videogiochi educational su dieta e alimentazione.
“È una sfida impegnativa” commenta Uggeri. “Ci vuole l’idea sul tema, ma bisogna anche programmare, sviluppare gli aspetti grafici, pensare alla musica, alla sceneggiatura. Senza dimenticare che servono competenze generali, come lavorare in gruppo, saper gestire le proprie energie, sviluppare una visione a lungo termine del progetto”. Per i ragazzi, specie i più giovani, l’esperienza è entusiasmante, anche perché sono in genere accompagnati nel loro percorso da guru del settore, sviluppatori, grafici, designer, imprenditori. C’è chi in queste giornate capisce che cosa vuole fare “da grande” e chi riesce a farle fruttare come trampolino di lancio per la propria carriera (è successo a uno dei vincitori dell’edizione torinese di JamToday 2014, che oggi lavora in una grossa company di videogiochi nel Regno Unito).
“È un po’ più difficile valutare le ricadute sul territorio o in ambito scolastico, che pure è uno di quelli che ci interessa di più” afferma Eleonora Pantò, esperta di tecnologie applicate all’educazione e responsabile dei progetti didattici di Csp Torino, tra gli organizzatori di JamToday. “I videogiochi a scuola possono essere effettivamente utili, ma sono ancora una piccola minoranza gli insegnanti che ne fanno uso: spesso c’è indifferenza o diffidenza nei loro confronti. Iniziative di questo tipo possono aiutare a farne conoscere le potenzialità”. Le gare, comunque, non finiscono qui: ora i vincitori delle edizioni italiane concorrono per il titolo europeo. L’appuntamento conclusivo è a Barcellona a fine novembre, per la JamToday Fair.
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Credit Immagine: cortesia Matteo uggeri / Jam Today Milano