L’osteoporosi non è un problema solo femminile
Ancora pochi controlli per gli uomini. Ma la prima arma rimane la prevenzione
APPROFONDIMENTO – Nel 2013 un italiano over 65 su quattro ha ricevuto una diagnosi di osteoporosi. Si pensa che l’osteoporosi sia un problema tipicamente femminile, che la maggior parte degli uomini non si debba preoccupare, ma non è così. Sebbene per ovvie ragioni quella che viene definita osteoporosi post-menopausale colpisce le donne tipicamente dopo i 45 anni di età, esiste anche l’osteoporosi senile, che riguarda anche gli uomini. Secondo i dati del Ministero della Salute, l’8,5% degli uomini fra i 60 e i 69 anni soffre di osteoporosi, e la percentuale sale a 13,3% fra gli over 70. Se consideriamo poi l’osteopenia, una riduzione di massa ossea più lieve che fa sì che ancora non si possa parlare di osteoporosi, si sale a oltre il 40% delle over 45 e al 36% degli over 60.
Percentuali in crescita, anche per gli uomini. Gli esperti infatti sostengono che da qui a 10 anni le diagnosi per questi ultimi aumenteranno del 10-15%.
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Anche se gli uomini sono tutt’altro che esenti dal problema, sono pochissimi quelli che senza manifestare alcun sintomo si sottopongono a controlli: il 4,7% degli uomini contro il 41% delle donne sopra i 45 anni, come mostrano i dati Istat. E in questo caso non si tratta di visite superflue e evitabili: la prima vera arma contro l’osteoporosi è infatti la prevenzione. Lo dice lo stesso ministero della Sanità nelle sue linee guida: seguire una dieta ricca di calcio e vitamina D, praticare regolare esercizio fisico commisurato al proprio corpo, non consumare alcol o droghe e non fumare sono alleati fondamentali. Ma è altrettanto importante “quando appropriato, eseguire esami per definire la densità minerale ossea ed eventualmente sottoporsi alle terapie del caso.”
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Valutare la condizione delle proprie ossa è fondamentale per ridurre i casi di frattura, che incidono sul servizio sanitario nazionale, ma anche qui come in altri casi legati alla prevenzione (ne avevamo parlato qui e qui) sono profonde le disomogeneità a livello prima di tutto geografico. Nella maggior parte delle regioni del Sud ci si sottopone ad analisi appropriate nel 30-35% dei casi, mentre al centro nord siamo intorno al 40-45%. Numeri importanti, dal momento che come percentuale di diagnosi il sud supera abbondantemente il centro nord.
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Crediti immagine: Krystian Olszanski, Flickr