Cervello e sistema linfatico sono connessi: una scoperta da top 10 del 2015
La scoperta di un collegamento diretto tra cervello e sistema immunitario potrebbe far riscrivere i libri di testo. Ulteriori studi dovranno confermare la scoperta anche negli esseri umani
SPECIALE DICEMBRE – Come tutti gli anni, la rivista Science ha indetto all’inizio del mese di dicembre un sondaggio tra i suoi lettori per decretare la scoperta scientifica più rilevante di questo 2015, scegliendo tra una rosa di dieci candidati. Pochi giorni fa è stata svelata la classifica delle scoperte votate dai lettori. Quella di cui vi parliamo oggi si è classificata al terzo posto, con il 15% dei voti, subito dopo CRISPR/Cas9, la rivoluzionaria tecnica di editing del genoma, e prima del vaccino per l’ebola.
Parliamo dello studio pubblicato a giugno dalla rivista Nature che descrive un collegamento diretto tra cervello e sistema linfatico, uno di quegli studi che, a detta degli autori, dovrà far riscrivere le pagine dei libri di testo. L’idea consolidata da oltre un secolo, infatti, sosteneva che il cervello fosse un organo completamente isolato dal sistema immunitario. Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università della Virginia ribalta questa visione e fornisce spunti completamente nuovi per lo sviluppo di nuove terapie contro alcune importanti malattie neurologiche.
Il sistema linfatico, composto da un insieme di vasi che percorrono il nostro corpo, ha la funzione di drenare i fluidi dai nostri tessuti ma svolge anche un importante ruolo nella risposta immunitaria, assicurando la “consegna” degli antigeni con i quali veniamo in contatto ai linfonodi, dove inizia la risposta immunitaria. Le conoscenze anatomiche attuali hanno sempre escluso la presenza di vasi linfatici nel cervello, tanto che l’osservazione riportata dall’articolo ha colto di sorpresa per primi proprio gli stessi ricercatori.
“Non credevo che ci fossero strutture del corpo di cui non fossimo a conoscenza. Pensavo che questo tipo di scoperte si fosse concluso a metà del secolo scorso ma a quanto pare non è cosi”, ha affermato Jonathan Kipnis, uno dei firmatari dello studio. Com’è possibile che strutture importanti come dei vasi linfatici non siano mai stati osservati prima d’ora? Innanzitutto per un motivo puramente anatomico, sostengono i ricercatori. Si tratta di vasi ben nascosti in una regione del nostro sistema nervoso centrale molto difficile da analizzare, senza contare il fatto che si trovano a brevissima distanza da alcuni grossi vasi sanguigni che li hanno tenuti nascosti finora.
In secondo luogo, gli autori dello studio hanno applicato una nuova tecnica per preparare i tessuti cerebrali all’analisi al microscopio. Questo ha permesso di “fotografare” l’anatomia delle meningi in una condizione molto più simile a quella fisiologica e di individuare i vasi linfatici rimasti praticamente invisibili fino a questo momento.
I motivi che hanno portato questa scoperta nella top ten della ricerca scientifica del 2015 sono da ricercare nelle notevoli implicazioni che lo studio potrebbe avere nella cura di molte malattie neurologiche, come la sclerosi multipla e la malattia di Alzheimer. Nella prima, per esempio, la presenza dei vasi linfatici nel sistema nervoso centrale potrebbe spiegare perché si sviluppa una forte reazione immunitaria contro alcuni neuroni cerebrali. Nella malattia di Alzheimer, invece, l’accumulo di placche proteiche in alcune aree del cervello potrebbe essere dovuto a un malfunzionamento proprio di quesi vasi.
“Crediamo che per ogni malattia neurologica dove sia coinvolto il sistema immunitario ci sia un coinvolgimento importante anche di questi vasi”, sostiene Kipnis. Il resto della comunità scientifica, tuttavia, è più cauto. Lo studio è stato condotto principalmente sui topi e mancano le conferme definitive negli esseri umani. Inoltre, fa notare qualcuno, studi clinici condotti su pazienti malati di Alzheimer con farmaci che colpiscono il sistema immunitario non hanno avuto nessun effetto. Se sia o meno una scoperta destinata a cambiare i libri di medicina, quindi, resta ancora da chiarire. Quello che è certo è che lo studio farà dibattere ancora a lungo gli studiosi per capire fino in fondo la vera relazione esistente tra cervello e sistema immunitario.
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Crediti immagine: Kari Alitalo