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Si può nuotare nelle acque di Rio de Janeiro?

Dalla stampa internazionale fino all'OMS: grande mobilitazione internazionale per capire le condizioni dell'acqua della Guanabara Bay.

“I responsabili hanno rassicurato sulle condizioni delle acque nei luoghi dove stanno avvenendo le gare e su questo non può esistere compromesso: una contaminazione come quella descritta inficerebbe il corso delle Olimpiadi.” Crediti immagine: ASSY, Pixabay

SPECIALE AGOSTO – Le acque di Rio de Janeiro sono contaminate. Oppure no? Quel che è sicuro è che la stampa internazionale ha iniziato a parlare dell’inquinamento della Baia di Rio ben prima dei giochi olimpici. Un articolo, tra i molti, è stato scritto sul Wall Street International dal biologo Mario Moscatelli, che sul suo profilo Facebook continua ad aggiornare il pubblico sulla situazione dell’inquinamento nella baia. Un altro articolo del New York Post, risalente al 2014, mette in luce come – nonostante dovessero essere condotte ancora delle analisi indipendenti sulla qualità delle acque di Guanabara Bay- luogo dove si svolgono le principali gare di vela olimpiche,  era chiaro che le promesse del Governo non sarebbero state mantenute.

Il Governo brasiliano si era infatti impegnato a rimuovere l’80% dei rifiuti che inquinavano le acque della baia, ma già due anni fa non sarebbe fisicamente stato possibile rimuoverne più del 50%. Nel 2014, il Comitato Olimpico Internazionale inviò un delegato speciale per monitorare i preparativi che la città brasiliana stava operando per ospitare i giochi. John Cotes dichiarò alla stampa che Rio rappresentava il peggior esempio in quanto a preparativi per una città olimpica. I dati riportati dall’articolo del New York Post non lasciano spazio a discussione: il 70% delle acque reflue di Rio confluiscono direttamente nei corsi d’acqua (quindi torrenti, fiumi, mare); già lo scorso anno David Hussl, famoso velista australiano, aveva raccontato al New York Times di aver avuto diversi problemi di salute durante i suoi allentamenti nella città brasiliana.

Data la mobilitazione internazionale, anche l’OMS aveva stilato delle linee guida per indirizzare le attività del Comitato Olimpico Internazionale e del Governo brasiliano. L’Oms, nelle sue linee guida, conferma quanto dichiarato da Hussl e colleghi alla stampa: l’esposizione all’acqua contaminata da feci provoca malattie enteriche, come la gastroenterite autolimitante, di breve durata. La trasmissione di questi patogeni è biologicamente plausibile e risulta analoga alla trasmissione di malattie attraverso l’acqua potabile, fenomeno ben documentato dalla letteratura scientifica.

A oggi, la stampa internazionale continua a parlare del problema: secondo quanto scritto dal Guardian, Associated Press riporta livelli di virus così alti che l’ingerimento accidentale di una quantità di acqua pari a tre cucchiai da minestra potrebbe causare agli atleti forti dolori allo stomaco o causare  malattie respiratorie. I livelli di adenovirus presenti nelle acque sarebbero infatti migliaia di volte superiori rispetto ai livelli di sicurezza fissati da Europa e Stati Uniti. Come riporta il Guardian in un altro articolo, questi livelli di contaminazione sono stati registrati su oltre il 90% dei siti sottoposti ad analisi, durante 16 mesi di test.

Anche The Lancet, in un editoriale,  metteva in guardia i 1.400 atleti che avrebbero dovuto svolgere le gare olimpiche nelle acque della baia, sottolineando che l’accesso a condizioni idriche accettabili è soprattutto un problema per la popolazione infantile della città brasiliana. Nel suo più recente parere, l’OMS aveva consigliato agli atleti di indossare indumenti impermeabili per limitare il contatto con l’acqua e di effettuare una doccia appena dopo l’esposizione.  Nonostante questo Maria Neira, direttrice del Department of Public Health, Environmental and Social Determinants of Health dell’Oms, ha assicurato al Guardian che i rischi sono minimi e potrebbe verificarsi solo qualche caso di problema intestinale.

Enzo Funari, Direttore di Reparto AMPP  e Responsabile della Qualità degli ambienti acquatici e delle acque di balneazione all’Istituto Superiore di Sanità, commenta: “La presenza di un alto numero di rifiuti nell’acqua è di per sè indice di un inquinamento importante; i surfisti e velisti che cadranno accidentalmente nelle acque della baia rischieranno chiaramente di ingerirne una piccola quantità. Spero che la situazione descritta dai media non corrisponda esattamente alle condizioni che dovranno fronteggiare gli atleti durante le gare: se quanto descritto risultasse vero, la situazione sarebbe inaccettabile. La stampa internazionale parla della presenza di rotavirus, uno degli agenti responsabile delle gastroenteriti; anche se gli atleti riuscissero a gareggiare, questo tipo di virus li indebolirebbe molto. Al di là del danno che potrebbe subire l’atleta, questo tipo di inquinamento potrebbe comportare dei disturbi che impedirebbero agli atleti di finire le gare. I responsabili hanno rassicurato sulle condizioni delle acque nei luoghi dove stanno avvenendo le gare e su questo non può esistere compromesso: una contaminazione come quella descritta inficerebbe il corso delle Olimpiadi”.

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Sara Moraca
Dopo una prima laurea in comunicazione e una seconda in biologia, ho frequentato il Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste. Da oltre dieci anni mi occupo di scrittura: prima come autore per Treccani e De Agostini, ora come giornalista per testate come Wired, National Geographic, Oggi Scienza, La Stampa.