Guerra del meteo vicina al capolinea
Lo scorso 3 agosto è stata presentata alla Camera una proposta di legge per regolare le previsioni meteo, che potrebbe mettere ordine tra i siti che fanno informazione.
APPROFONDIMENTO – Negli ultimi tempi l’estremizzazione climatica dovuta al riscaldamento globale si sta facendo sempre più evidente, con conseguenze anche sul tempo meteorologico. A navigare sui siti delle previsioni del tempo viene però da chiedersi se sia il meteo ad essere impazzito o chi lo comunica.
Tra normali basse pressioni che diventano uragani devastanti, missili polari, fornaci africane, cartine meteo con orde di renne pronte a invadere l’Europa dalla Finlandia, ondate di gelo epocali che immancabilmente minacciano di colpirci tra due settimane, flash storm in guerra contro antichi imperatori romani e creature mitologiche venute per portare in Italia l’inferno o il diluvio universale, si direbbe che la meteorologia sia diventata un campo di battaglia degno del miglior colossal hollywoodiano. Dall’altro lato invece ci sono gli integralisti meteo, i puristi che non solo rimpiangono Bernacca e Caroselli, ma attaccano chiunque si azzardi a fare previsioni oltre i sette giorni o usi termini troppo coloriti o impropri come “bombe d’acqua” o “rottura estiva”. Invocano sobrietà e compostezza e sono pronti a tacciare di malafede chiunque non si adegui.
I social negli ultimi tempi sono diventati il terreno di battaglia perfetto per lo scontro delle opposte fazioni: ogni giorno sulle bacheche dei siti qualcuno critica il modo con cui è stata fatta una previsione o è stata disegnata una cartina. Questo scontro però potrebbe non durare a lungo. Infatti mentre le pagine dei siti meteo si riempiono di attacchi verso qualcuno, difese da qualcun altro e prese di posizione, chi invocava una regolamentazione del settore potrebbe essere accontentato. Il 3 agosto infatti è stata presentata alla Camera una proposta di legge che punta a mettere finalmente ordine nel mondo dei siti meteo.
La discussione in corso non è riducibile a una semplice baruffa tra esperti e operatori del settore delle previsioni del tempo. Il giro di affari attorno al meteo online è enorme: basti pensare che il maggiore sito meteo italiano, anche se è in perdita di posizioni, rivaleggia ancora con i più importanti siti di informazione quanto a visite. Notevoli sono, però, anche le ricadute economiche che hanno le previsioni. Prospettare un’estate piovosa o maltempo nel weekend può avere pesanti conseguenze per il turismo. La questione non è solo economica, ma anche di ordine pubblico, in quanto spetta solo alla protezione civile diramare allerte meteo. Creare un allarme immotivato per una perturbazione in arrivo può ostacolare il lavoro delle autorità o creare un clima di assuefazione portando le persone a sottovalutare il pericolo nel momento in cui si presenta davvero. In alcuni casi si tratta di vera e propria disinformazione.
Il problema poi naturalmente è anche di tipo scientifico e comunicativo. La meteorologia è una scienza, per di più probabilistica, e come tale richiede attenzione nel momento in cui viene comunicata a un pubblico di non esperti. Prevedere il momento esatto dell’arrivo di una perturbazione, o peggio ancora il momento in cui un temporale colpirà una determinata o zona, o l’esatto quantitativo di pioggia che cadrà il giorno dopo è pressoché impossibile. Chi fa le previsioni lo sa, ma chi le legge spesso lo ignora, per questo l’informazione meteo richiede molta attenzione a ciò che si afferma e a come lo si fa.
La spettacolarizzazione della meteorologia risponde a logiche di mercato. Le previsioni online sono un un prodotto scientifico, ma nel momento in cui generano traffico diventano una merce da vendere. Semplificazione del contenuto, vesti grafiche accattivanti, titoli allarmistici ed esasperazione dei toni sono strumenti che aiutano ad aumentare le visualizzazioni, ma fino a dove ci si può spingere? Quando la spettacolarizzazione diventa disinformazione? La mancanza di senso della misura negli ultimi tempi ha scatenato la reazione furente dei puristi, ma anche la reazione più ragionata di chi nel business della meteorologia cerca di fare il proprio lavoro onestamente nel tentativo di stare sul mercato, senza rinchiudersi in tecnicismi o in previsioni solo a breve termine e tentando allo stesso tempo di mantenere un ragionevole livello di qualità. La pressione di una concorrenza sleale in ogni caso può far vacillare anche chi è armato di buone intenzioni. La tentazione di annunciare un’ondata di gelo prevista da un modello meteo due settimane dopo per raccogliere qualche clic in più può venire. Chi conosce la meteorologia sa bene che le previsioni sul lungo termine sono estremamente ballerine e stravolgono gli scenari meteo da un momento all’altro. Nell’orizzonte temporale dei 14 giorni l’ondata di gelo del secolo apparsa nella previsione della mattina può diventare una giornata semi estiva in quella pomeridiana.
Quanto è corretto quindi fornire previsioni a lungo termine? E in che modo? Chi semplifica molto i contenuti si appella al fatto che gli italiani sono molto ignoranti sulla meteorologia, quindi fornire loro un prodotto troppo complesso non avrebbe senso. Allo stesso tempo però rivendica il diritto di far uso di prodotti molto complessi come per esempio le previsioni stagionali, affermando che negli Stati Uniti lo si fa da tempo. La situazione è tale che lo scorso autunno nel susseguirsi di basse pressioni mediterranee che a ripetizione hanno causato gravi danni qualcuno si è spinto ad agitare lo spettro del reato di procurato allarme.
Sempre più negli ultimi tempi la percezione di una situazione fuori controllo ha spinto a invocare un’urgente regolamentazione del settore. La richiesta è venuta non solo dagli operatori turistici, che molto spesso si sono sentiti danneggiati da previsioni errate, ma persino da esperti e appassionati di meteorologia. La legge italiana, infatti, lascia di fatto le previsioni meteo alla buonafede di chi le fa, una situazione molto arretrata rispetto a molti Paesi. Altrove infatti le previsioni meteo sono ritenute argomento rilevante e regolamentate da tempo ed esiste un sistema civile centralizzato. La questione di una legge in materia non è però banale e preoccupa anche chi comunica il meteo con correttezza e persino chi tra gli esperti la invoca. Il rischio è che, se non adeguatamente formulata, la normativa arrivi a paralizzare le previsioni, esponendo i meteorologi alla rivalsa degli operatori turistici.
Non è impossibile il caso in cui in una domenica d’agosto venga previsto il possibile sviluppo di temporali sulla costiera romagnola e alla fine piova a Ravenna, ma non a Rimini. In quel caso la previsione sarebbe stata colta in pieno, ma gli albergatori di Rimini potrebbero comunque provare a far causa. È per questo che gli operatori delle previsioni meteo sono molto preoccupati al riguardo, tanto che di recente si era fatto largo un appello a una moderazione dei toni delle previsioni per evitare un intervento legislativo dagli esiti imprevedibili. Chi sosteneva questa posizione è stato però scavalcato dai fatti, in quanto il 3 agosto il deputato PD Tiziano Arlotti, raccogliendo le richieste degli operatori turistici, ha presentato in parlamento la temuta proposta di legge che promette di bloccare questo caos. Secondo la proposta le previsioni diventeranno argomento di rilevante interesse nazionale e i siti meteo dovranno avvalersi di un meteorologo professionista che risponderà legalmente di eventuali errori.
Arlotti ha affermato di essersi ispirato alle legislazioni di altri Paesi europei nel redigere la sua proposta e che per l’Italia sarà una semplice processo di adeguamento. Perciò chi fa previsioni con serietà non avrebbe da preoccuparsi, ma sarà davvero così? Gli iter legislativi possono richiedere diverso tempo, ma la diatriba in corso nella meteorologia italiana online potrebbe trovar fine in una soluzione draconiana.
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