SPORT

Il rapporto tra scienza e sport in mostra a Montebelluna

Dalla tecnologia alla psicologia per lo sport, l'esposizione esplora i diversi modi in cui la ricerca può contribuire alle prestazioni degli atleti

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Il Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna ospita la mostra “Scienza e Sport”. Crediti immagine: Public Domain

SPORT – Scostate le pesanti tende si penetra in un ambiente buio, illuminato dagli schermi su cui scorrono alcune sequenze degli interminabili attimi che precedono una gara: i volti tesi e la silenziosa concentrazione con la quale gli atleti lasciano lo spogliatoio e percorrono stretti cunicoli, emergendo nel frastuono di uno stadio gremito. Benvenuti al Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna, giovane e dinamico museo civico tra le realtà più vivaci dell’intero Veneto.

Ospitato nella rinascimentale Villa Biagi, il museo nasce nel 1984 su iniziativa del gruppo speleologico locale e negli anni è cresciuto grazie alle donazioni di numerose collezioni private. Sebbene le sezioni archeologiche e mineralogiche rimangano il cuore del museo, ogni 18 mesi una diversa mostra temporanea ne arricchisce la proposta scientifica. Come suggerisce il titolo della mostra corrente, l’idea di allestire “Scienza e Sport” nasce dal desiderio di mettere in luce il rapporto intimo tra discipline scientifiche e sportive. Sono tre gli elementi che hanno spinto il museo ad allestire una mostra temporanea dedicata allo sport: le olimpiadi a Rio de Janeiro, l’assenza dal panorama nazionale di un museo dedicato (quello di Torino ha chiuso i battenti lo scorso anno) ma soprattutto la forte vocazione territoriale.

A Montebelluna hanno sede le maggiori aziende italiane di materiale tecnico e sportivo, unite nel distretto produttivo dello Sportsystem. Grazie al loro coinvolgimento, i visitatori possono osservare l’evoluzione di alcune calzature e attrezzi sportivi, confrontando per esempio gli scarpini da atletica in voga negli anni Trenta del secolo scorso con quelle in uso oggi; spiare l’anatomia interna di palline, palloni e mazze da baseball; rivivere grandi imprese sportive attraverso alcuni “cimeli” come le scarpe indossate da Dino Zoff nella vittoriosa finale mondiale del 1982 o l’attrezzatura con cui Simone Moro stabilì il record di ascensioni invernali degli 8000 metri, conquistando la cima del Nanga Parbat.

La tecnologia non è l’unica eccellenza presente in “Scienza e Sport”: alla sua realizzazione ha partecipato attivamente il dipartimento di neuroscienze, biomedicina e movimento dell’Università di Verona, riferimento italiano nell’analisi fisiologica delle prestazioni sportive. Il percorso espositivo della mostra nasce da un costante dialogo tra personale del museo, ricercatori universitari e atleti. Dal movimento all’equilibrio, l’attività sportiva è progressivamente scomposta in tutte le sue componenti: fisica, chimica, anatomia, psicologia, alimentazione e biomeccanica.

All’interno delle sezioni, la proposta di strumenti didattici è estremamente varia. Le interviste ai ricercatori sono alternate dalle riflessioni di grandi atleti mentre le postazioni multimediali lasciano posto a esperimenti di meccanica, attraverso giochi di cerniere e piani inclinati. Non c’è spazio per il visitatore pigro: sono numerosi gli exibit che richiedono il movimento per funzionare e non deve quindi stupire l’onnipresente presenza di attrezzi ginnici. Attraverso il loro utilizzo è possibile scoprire il movimento del nostro scheletro mentre guidiamo la bicicletta, osservare in tempo reale quali parti del corpo producano più calore mentre corriamo sul tapis roulant, scomporre i piani di lavoro del movimento attraverso un ergometro.

Ma lo sport non è solo movimento. È anche determinazione, strategia e intelligenza. La sezione dedicata alla psicologia esplora le risorse mentali coinvolte: lo spirito di squadra, la gestione delle emozioni, la capacità di credere in sé stessi e di porsi traguardi ambiziosi. Sfatando alcuni miti come la convinzione diffusa che la psicologia dello sport sia prerogativa dei campioni demotivati. A questo riguardo, la mostra non si esaurisce nelle discipline più praticate ma include sport tradizionalmente definiti minori come il cricket e il curling o, in alcuni casi, discipline nemmeno considerate uno sport. È il caso degli scacchi, riconosciuto come sport sia dal CONI sia dal Comitato Olimpico Internazionale, a cui è dedicata una postazione confortevole nella quale i visitatori possano esercitare una delle forme per antonomasia di ginnastica mentale.

Un altro aspetto su cui la mostra punta molto è la natura democratica dello sport. Lo sport deve essere per tutti, indipendentemente dall’età o dall’integrità fisica e mentale. Insieme ad alcune associazioni di disabili, il museo ha sviluppato percorsi alternativi per non escludere nessuno e, al contempo, sensibilizzare gli studenti: una sezione del museo è dedicato alle paralimpiadi dove conoscere meglio le protesi sportive e provare una carrozzina utilizzata nel tennis.

Le attività non si esauriscono nelle sale, ma proseguono nel parco della villa che per l’occasione è stato attrezzato con un percorso fitness, alcune stazioni di minigolf e un campetto dedicato al basket. Un’ulteriore sezione, dedicata alle origini dello sport, fa da tramite alle collezioni archeologiche esposte nel corpo centrale del museo. La visita di questo, compresa nel biglietto della mostra, è una valida occasione per vedere la preziosa situla – grande vaso potorio, orgoglio della metallurgia etrusca e veneta – rinvenuta nella necropoli di Posmon e autentica rarità archeologica.

La mostra “Scienza e Sport” è allestita dal Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna ed è visitabile fino al 28 maggio 2017. Per informazioni su orari, costi e visite guidate si rimanda al sito istituzionale del museo.

Leggi anche: Paralimpiadi: quanta tecnologia dietro alle protesi per i diversi sport?

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Davide Michielin
Indisposto e indisponente fin dal concepimento, Davide nasce come naturalista a Padova ma per opportunismo diventa biologo a Trieste. Irrimediabilmente laureato, per un paio d’anni gioca a fare la Scienza tra Italia e Austria, studiando gli effetti dell’inquinamento sulla vita e sull’ambiente. Tra i suoi interessi principali vi sono le catastrofi ambientali, i fiumi e gli insetti, affrontati con animo diverso a seconda del piede con cui scende dal letto.