Sonno da pachidermi
In natura gli elefanti dormono circa due ore al giorno, la metà rispetto a quanto osservato negli zoo. E di rado entrano in fase REM, una scoperta inaspettata vista la loro iconica memoria a lungo termine.
SCOPERTE – Gli elefanti che vivono nei giardini zoologici dormono circa quattro ore al giorno e possono farlo rimanendo in piedi. Ma tra la vita in cattività – dove il cibo non è un problema e le minacce sono assenti – e quella in natura cambiano molte cose; da sempre gli scienziati sono affascinati dal sonno nelle varie specie animali, perché tutte dormono ma quanto e come lo facciano resta spesso un punto di domanda. Sfruttando delle piccole versioni del Fitbit (il famoso fitness tracker) allacciate alle proboscidi degli elefanti del Chobe National Park, in Botswana, un gruppo di ricercatori ha finalmente scoperto come dormono questi enormi animali nella vita di tutti i giorni.
Insieme a Elephant Without Borders, un’organizzazione che si occupa della conservazione della fauna selvatica, Nadine Gravett, Adhil Bhagwandin e i colleghi hanno usato una “rivisitazione” scientifica dei braccialetti per monitorare i pattern del sonno degli elefanti. La loro ipotesi era che la proboscide per tutti gli elefanti è l’appendice più attiva e mobile, costantemente in movimento, e che misurandone l’attività sarebbe stato possibile dedurre quando i pachidermi erano svegli e quando no. Proboscide ferma per più di cinque minuti? L’elefante probabilmente sta dormendo.
Combinando il Fitbit con un radiocollare dotato di GPS, Gravett e colleghi hanno potuto osservare quando e quanto a lungo dormivano due matriarche. Come riportano sulla rivista PLOS ONE, gli animali studiati dormivano circa due ore al giorno (quindi la metà rispetto alla cattività) e tendenzialmente nelle prime ore del mattino, ben prima dell’alba. Le condizioni ambientali come l’umidità o la temperatura sembrano influenzare sia il momento in cui gli elefanti si addormentano sia quello in cui si svegliano.
Alba, tramonto e sveglie forzate
La vera sorpresa è stata scoprire che l’illuminazione non ha invece particolari effetti. Che sia il tramonto o l’alba, non è questo a far sì che un elefante si riposi. “Altri fattori ambientali sono più importanti nello stabilire i tempi del sonno”, conferma Manger, ricercatore alla School of Anatomical Sciences della Wits University, in un comunicato. E “pur esistendo molte ipotesi riguardo alla funzione del sonno, il vero scopo deve ancora essere scoperto”.
In presenza di una minaccia come un predatore, un bracconiere o un maschio in murst (il periodo in cui alti livelli di testosterone nel sangue lo portano a comportarsi in modo aggressivo) un elefante può tranquillamente rinunciare a questa piccola finestra di riposo e rimanere sveglio anche per 48 ore per mettersi al sicuro. Quando le due elefantesse percepivano il pericolo si allontanavano subito dall’area in cui si trovavano, anche di 30 chilometri, per frapporre più distanza possibile tra sé e la potenziale minaccia.
Nella nostra specie la carenza di sonno può compromettere le funzioni cognitive e avere effetti come stanchezza, perdita o guadagno di peso, mal di testa e confusione, stress, nausea e irritabilità. Ma se la deprivazione è cronica possiamo andare incontro a conseguenze anche più gravi, fino alla morte come succede nella malattia rara insonnia fatale familiare.
Studiare il sonno nelle altre specie fornisce indizi anche sugli aspetti che riguardano la nostra (su 22 specie di primati studiate siamo quella che dorme di meno), ci aiuta a conoscere meglio gli animali stessi e a proteggerli più efficacemente.
Pachidermi senza sogni?
Per quanto ne sappiamo tutti gli animali dormono, ma con ogni nuova scoperta – gli elefanti non sono da meno – confermiamo una già solida ipotesi: gli animali più grandi tendono a dormire meno rispetto a quelli più piccoli.
Un altro aspetto affascinante emerso dallo studio è che gli elefanti, in natura, dormono distesi decisamente di rado. Si tratta di una volta ogni tre-quattro giorni e per appena un’ora, ma è proprio in quella circostanza che possono entrare nella fase REM (acronimo per rapid eye movement). Quella in cui il sonno è accompagnato dai sogni.
“Si pensa che il sonno REM – e il sognare – siano importanti per il consolidamento dei ricordi, ma le nostre scoperte non si allineano a quest’ipotesi […] il fatto che l’elefante abbia memorie a lungo termine è già stato largamente documentato, eppure non ha bisogno di sonno REM ogni giorno per formare questi ricordi”, conclude Manger.
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