IPAZIA

Mildred Dresselhaus, la scienziata famosa come una pop star

Specializzata in fisica applicata,è stata ribattezzata dalla comunità scientifica the Queen of Carbon, la regina del carbonio

Crediti immagine: Engineering and Technology History Wiki

IPAZIA – È l’ospite d’onore di numerosi show televisivi, le ragazze si vestono come lei, i genitori chiamano le loro figlie col suo nome, la sua immagine si trova sulle copertine delle riviste di gossip, la gente la ferma per la strada per farsi un selfie con lei, bambole con le sue fattezze fanno la felicità delle bambine, decine di migliaia di persone si riuniscono per ascoltarla. Non stiamo parlando di Madonna o Lady Gaga, ma di una importante scienziata: Mildred Millie Dresselhaus. Ovviamente nulla di tutto questo corrisponde a realtà. Quella che abbiamo appena descritto è l’ucronia positiva immaginata in un breve video promozionale realizzato all’inizio di quest’anno dalla General Electric. “E se trattassimo le grandi scienziate come delle star?” è la domanda alla base della campagna, nata per pubblicizzare l’impegno dell’azienda nell’assumere più donne in settori che richiedono elevate competenze tecnico-scientifiche.

Mildred Dresselhaus si è prestata con grande ironia alla realizzazione del video, pur essendo molto anziana e malata. È morta infatti lo scorso 20 febbraio, poco dopo la diffusione dello spot, all’età di 86 anni. Sarebbe bello un mondo in cui le scienziate fossero famose quanto Beyoncé o Rihanna. Purtroppo, nella realtà, le cose non stanno così. Non sono in molti a conoscere Mildred Dresselhaus. Cerchiamo di rimediare raccontando la sua storia.

Specializzata in fisica applicata e ribattezzata dalla comunità scientifica the Queen of Carbon – la regina del carbonio – Mildred Dresselhaus ha trascorso la maggior parte della sua vita professionale al MIT (Massachusetts Institute of Technology), diventando nel 1985 la prima donna a ottenere la qualifica di Institute Professor, la carica accademica più importante del prestigioso istituto. Nel corso di oltre mezzo secolo ha condotto numerose ricerche sui nanomateriali e sulla struttura elettronica dei semiconduttori ed è stata una pioniera nello studio dei fullereni, dei nanotubi di carbonio e della grafite. Ha pubblicato oltre 1700 articoli scientifici, il suo lavoro ha aperto la strada a svariate applicazioni basate sulle nanotecnologie e non sono poche le teorie fisiche che portano il suo nome. La sua carriera appare ancora più straordinaria se a tutto questo si aggiunge che Mildred Dresselhaus è partita letteralmente da zero, potendo contare su una sola risorsa: la sua intelligenza.

Figlia di due polacchi emigrati negli Stati Uniti, Mildred Spiewak – questo il suo cognome da nubile – nasce a Brooklyn nel 1930. Trascorre l’infanzia nel Bronx, in un contesto di estrema povertà: il padre è disoccupato e mantiene la famiglia con i magri sussidi statali. Mildred mostra sin da piccola una spiccata propensione per la matematica e le materie scientifiche; dopo le scuole elementari vorrebbe frequentare la Bronx High School of Science, ma l’iscrizione è aperta ai soli studenti maschi. A Manhattan, nell’Upper East Side, esiste però una scuola prestigiosa per ragazze con doti speciali: l’Hunter College High School. Mildred riesce ad accedere grazie a una borsa di studio e in breve tempo diventa una delle migliori studentesse. “Mildred Spiewak pùò risolvere ogni equazione, di tutti i problemi conosce la soluzione. Mildred è uguale a mente più spasso, in matematica e scienza è davvero un asso”, recita una filastrocca pubblicata sull’annuario scolastico.

Dopo il diploma prosegue i suoi studi presso l’High College. Vorrebbe diventare un’insegnante, ma Rosalyn Yalow – sua professoressa di fisica nonché futuro premio Nobel – la spinge a prendere in considerazione una carriera nella ricerca scientifica. Si specializza così al Radcliffe College, la sezione femminile di Harvard (all’epoca aperta ai soli uomini) e nel 1958 consegue, sotto la supervisione di Enrico Fermi, il dottorato in fisica all’Università di Chicago. Lo stesso anno sposa un suo collega, Gene Dresselhaus, con cui negli anni successivi firmerà diversi lavori sui superconduttori. Dopo due anni alla Cornell University, lei e il marito entrano a far parte del Lincoln Laboratory del MIT. Il centro di ricerca conta oltre mille dipendenti, di cui solo due donne. Mildred Dresselhaus trascorrerà il resto della sua carriera all’interno del MIT, scalando nel corso degli anni i vertici della gerarchia universitaria sino a diventare, come abbiamo visto, Institute Professor e professoressa emerita di fisica e ingegneria elettronica.

Oltre alle sue ricerche sul carbonio, la Dresselhaus ha dedicato gran parte della sua vita alla promozione della parità di genere in ambito scientifico. Ha gestito per anni un seminario rivolto alle studentesse del primo anno di ingegneria del MIT, nato con lo scopo di accrescere la fiducia delle ragazze nelle proprie capacità; nel 1971 ha organizzato il primo Women’s Forum del MIT, dedicato allo studio del contributo delle donne alla scienza, e due anni dopo ha ottenuto una borsa di studio da parte della Carnegie Foundation a supporto della sua battaglia contro il gender gap in fisica e ingegneria. È inoltre l’autrice di un breve saggio, intitolato “Some Personal Views on Engineering Education for Women”, in cui sono descritte e analizzate le numerose difficoltà psicologiche e sociali che devono fronteggiare le donne che scelgono di intraprendere questo tipo di carriera. Nel 1990 è stata la prima donna a ricevere la National Medal of Science, ottenuta per i suoi meriti scientifici ma anche per il suo impegno nell’ampliare le opportunità delle donne nella scienza, e nel 2014 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama le ha conferito la medaglia presidenziale della Libertà, il più alto riconoscimento civile del Paese. Non ci sono dubbi, in un mondo migliore del nostro Mildred Dresselhaus sarebbe famosa come una pop star.

Leggi anche: Il diritto di contare, la storia dietro al film

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Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.