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LIBRI – E l’uomo creò l’uomo. CRISPR e la rivoluzione dell’editing genomico

Il nuovo libro necessario di Anna Meldolesi, che ci racconta una rivoluzione dal di dentro, mentre si svolge. Per evitare di discutere delle implicazioni etiche e morali della tecnica prima di capire di cosa si tratta.

Edito da Bollati Boringhieri, il libro della giornalista scientifica Anna Meldolesi esplora la rivoluzione della tecnica di editing genomico CRISPR.

CULTURA – Ci sono due aspetti essenziali che emergono dopo aver concluso l’ultima pagina del nuovo libro di Anna Meldolesi E l’uomo creò l’uomo, pubblicato da Bollati Boringhieri: primo, non si tratta di uno di quei testi che si possono semplicemente leggere, scorrere, ma appartiene alla schiera di quelli che vanno percorsi matita, brogliaccio e internet alla mano. Il secondo aspetto riguarda il contenuto: con CRISPR non abbiamo scoperto un nuovo meccanismo biologico – se ne scoprono tanti ogni anno, basti pensare ai progressi della medicina – né tantomeno una nuova branca della scienza di cui si stanno esplorando gli attuali confini. CRISPR è un metodo, un nuovo strumento che mese dopo mese dal 2012 a oggi ci sta svelando le proprie potenzialità.

Per questo qui è in gioco un altro tipo di entusiasmo, di energia. Un senso di possibilità che pervade il lettore sin dai primi capitoli, dove si raccontano le storie dei giovani scienziati che da una parte all’altra del pianeta hanno iniziato a costruire le basi di questa nuova tecnica di editing genomico che permette di fare cose finora impensabili, risparmiando tempo e denaro, in ambiti diversi, dalla medicina all’agricoltura. La storia continua a insegnarcelo: un nuovo metodo per fare meglio qualcosa che già sapevamo fare e per fare qualcosa che ancora non sappiamo fare è una novità molto più feroce di una nuova idea.

Con questa nuova tecnica possiamo infatti fare un taglia-e-cuci del DNA di qualsiasi organismo con una precisione mai vista prima, scegliendo cioè il sito preciso del genoma che vogliamo tagliare ed eventualmente sostituire. Inoltre – seconda grande novità – CRISPR può essere utilizzata (sì, è una lei) per modificare più geni alla volta, il che la rende uno strumento potenzialmente molto versatile per la ricerca su malattie dovute a mutazioni plurime del DNA, come per esempio i tumori. Le potenzialità di CRISPR sono trasversali, e l’autrice le racconta tutte una per una: dal cosiddetto “editing nel piatto”, la possibilità cioè di migliorare organismi vegetali in modo da conferire loro caratteristiche più adatte alle nostre esigenze, soprattutto in un mondo che climaticamente sta cambiando, ma anche la possibilità di usare questa tecnica in laboratorio, per produrre in modo meno dispendioso modelli animali da studiare per la ricerca clinica, oppure per estirpare malattie come la malaria modificando i geni delle zanzare che le rendono vettori. Ma anche un nuovo possibile futuro per i famosi xenotrapianti, magari alterando i geni dei suini in modo che i tessuti risultino resistenti agli attacchi del sistema immunitario umano. Infine, l’opportunità di usare CRISPR come strumento per modificare il genoma umano, che porta con sé un dibattito enorme e differenziato, a seconda che si parli di editing della linea somatica, cioè delle cellule somatiche, o di editing della linea germinale, cioè di geni che verranno poi ereditati dalla discendenza. L’editing insomma sugli embrioni umani, qualcosa che al momento non è né avvenuta né permessa, anche se c’è chi come Craig Venter, sostiene che la domanda non sia se, ma quando. Insomma, davvero un universo disarmante di opportunità.

È difficile non subire il fascino della velocità con cui tutto questo sta avvenendo, presentando davanti ai nostri occhi nuove porte da aprire. E noi siamo un po’ come Alice: abbiamo a portata di mano i biscotti per crescere o rimpicciolirci quanto serve per superare queste porte.

Pensando a un altro ambito delle scienze, uno degli aspetti più affascinanti della nascita delle idee che hanno portato in pochi anni alla concettualizzazione della meccanica quantistica è senza dubbio la rapidità con cui si sono sviluppate in parallelo idee come l’indeterminatezza o la complementarietà, unite alla scoperta di nuove particelle, che hanno permesso ad alcuni fisici di parlare del 1932 come di un annus mirabilis, come lo era stato il 1905. Qualcosa di simile sta succedendo con CRISPR. Pensiamo a cosa è avvenuto negli ultimi 5 anni, da quell’articolo sulla nuova tecnica a firma di Doudna e Charpentier apparso sulla rivista Science nel 2012. Allora le autrici concludevano con una sorta di manzoniano “ai posteri l’ardua sentenza”. Ecco, l’impressione è quella di stare vivendo, pur con le dovute distanze, un momento analogo a quello della nascita della meccanica quantistica.

L’autrice rende perfettamente questo punto – ed è questo l’aspetto che non rende il libro un semplice saggio: siamo di fronte a una rivoluzione. Gertrude Stein – citata anche anche nel testo – diceva che le rivoluzioni hanno qualcosa a che fare con il genio, e se guardiamo alla genesi di CRISPR non possiamo non pensarlo. Jennifer Doudna, Emmanuelle Charpentier, Feng Zhang, George Church, per citare i quattro genitori di CRISPR, vengono descritti con colori vividi, come deve essere la loro “bella mente”, e così le loro storie, che si intrecciano ancora una volta a una velocità a cui non siamo abituati.

Certo, le implicazioni etiche di questa rivoluzione non sono banali, e si tratta di un dibattito in cui in qualche modo ci misuriamo un po’ tutti, troppo spesso rischiando di buttare il bambino con l’acqua sporca. Per citare Confucio, studiare senza riflettere è inutile, ma riflettere senza studiare è pericoloso. Si tratta di un libro che racconta una rivoluzione mentre la si sta ancora facendo e per questo è un libro necessario, sebbene non facile, un testo che pretende il nostro tempo perché comprende molti passaggi che richiedono di essere compresi, prima di iniziare a formarci un’idea etico-morale intorno agli argomenti di cui parla.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.