SCOPERTE

Il “pianto” della stella neonata massiva: così perde la rotazione

Come nasce una stella massiva e dove finisce tutta la sua energia rotazionale? Il telescopio Alma in Cile ha permesso ad un team di astronomi giapponesi di svelare come si dissipa la rotazione nei getti che fuoriescono dalla neonata stella, dove le forze centrifughe e magnetiche giocano un ruolo cruciale

Proprio come un neonato che respira per la prima volta, anche la stella “piange” appena nata: non si tratta però di lacrime, ma di potenti getti di gas emessi dal disco della nube in cui la stella si forma. Crediti immagine: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)

SCOPERTE – Il gas e la polvere che fluttuano nello spazio interstellare si addensano, si riscaldano e iniziano a ruotare, dando vita a una culla da cui nascerà la protostella. Proprio come un neonato che respira per la prima volta, anche la stella “piange” appena nata: non si tratta però di lacrime, ma di potenti getti di gas emessi dal disco della nube in cui la stella si forma. Durante la formazione di stelle massive le nebulose iniziano a ruotare sempre più velocemente e gli astronomi si aspettano che anche l’astro neonato ruoti alla stessa velocità e invece rallenta.

Cosa è accaduto? Come si è dissipato il momento rotazionale? Rispondere a queste domande è stato possibile per la prima volta osservando la stella neonata massiva Orion KL Source I, situata nella Nebulosa di Orione che si trova a 1400 anni luce dalla Terra. Il team di astronomi guidato da Tomoya Hirota, professore associato del National Astronomical Observatory of Japan (NAOJ), ha analizzato le osservazioni della stella massiva con il telescopio Alma, Atacama Large Millimeter/submillimeter Array situato in Cile, e scoperto che parte della rotazione viene dissipata proprio dai getti di gas che vengono emessi durante la formazione stellare e sono riusciti ad individuare il meccanismo che innesca la dissipazione.

Studiare questo tipo di stelle massicce fino ad oggi è stato molto complicato, se non quasi impossibile. Le piroette di questi oggetti, infatti, avvengono in regioni di formazione stellare che sono molto lontane da noi e difficili da osservare. Alma invece ha puntato il suo “occhio” vigile sulla nebulosa di Orione, che è la regione di formazione di stelle massive più vicina alla Terra, e ha permesso di osservare nel dettaglio quanto accade quando la stella si forma.

Il risultato è stato pubblicato dagli scienziati sulla rivista Nature Astronomy e illustra perfettamente come il gas emesso ruota nella stessa direzione del gas del disco che circonda la protostella. Il modello che meglio descrive questo meccanismo è quello magneto-centrifugo: il gas viene spinto fuori dal disco dalla forza centrifuga e poi emesso verso l’alto allineandosi alle linee del campo magnetico e formando così i getti in uscita dalla protostella.

Il fenomeno era già stato osservato in passato da Alma, ma solo per protostelle poco massive, ora invece grazie all’alta sensibilità dei nuovi strumenti a disposizione degli scienziati e all’alta risoluzione, che nei prossimi potenziamenti dei suoi strumenti sarà ancora migliorata, Hirota e colleghi sono riusciti a dimostrare che la rotazione viene dissipata dai getti in uscita e che proprio questi causano l’inaspettato rallentamento della rotazione della stella neonata. Un risultato possibile proprio grazie allo studio del “pianto” delle baby stelle massive, che in futuro avranno sempre meno segreti per gli scienziati.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.