Ingiustizie animali: perché lui si e io no?
Umani, cebi e scimpanzé, ma anche cani e lupi: così la ricerca fa luce sul senso di ingiustizia tra le specie
SCOPERTE – Immaginate di essere alla fine di una lunga giornata in ufficio, dopo aver trascorso parecchie ore tra le scartoffie per concludere un progetto insieme a un collega, che ha lavorato tanto quanto voi. Arrivati a sera è il momento di ricevere il compenso e il vostro collega viene pagato il doppio. Ingiusto vero?
È quello che deve aver pensato uno dei due cebi che, nel 2003, i primatologi Sarah Brosnan e Frans De Waal hanno coinvolto in un ingegnoso esperimento per studiare il senso di ingiustizia.
Le due scimmie si trovavano in due gabbie contigue dalle quali potevano vedersi mentre una ricercatrice, di fronte a loro, dispensava fettine di cetriolo (un buono snack) o acini d’uva (molto più gustosi) in cambio di un sasso. Un compito facile: dai il sasso alla ricercatrice, ricevi un premio. Fino a quando lei comincia a distribuire le ricompense in modo diverso e svolgendo lo stesso compito uno dei cebi riceve l’uva e l’altro un più triste cetriolo. Come ha reagito di fronte a un’ingiustizia simile? In modo illuminante ed esilarante, come potete vedere in questo video dal minuto 1:33 in poi
Cosa ci dice questa risposta sdegnata? Secondo i due scienziati, che hanno pubblicato il lavoro su Nature, è la prova che un’avversione per l’ingiustizia, una inequity aversion, non solo non è unicamente umana ma ha radici evolutive antiche. Nel corso dell’evoluzione della cooperazione deve essere stato piuttosto utile saper confrontare i propri sforzi e risultati con quelli altrui, aggiungono gli autori; se prendiamo una specie studiatissima come gli scimpanzé, oggi sappiamo che scelgono la collaborazione cinque volte più spesso rispetto alla competizione.
Parecchi anni prima dell’esperimento con sassi e cetrioli, tra il 1988 e il 1989, sempre de Waal insieme alla collega primatologa Lesleigh Luttrel aveva iniziato a parlare di comportamenti moralistici e di altruismo proprio negli scimpanzé, che si coalizzavano per punire i “traditori” e ricordavano chi era stato generoso con loro. Se uno scimpanzé non aveva condiviso il cibo con i compagni nel momento del bisogno, avrebbe poi ricevuto lo stesso trattamento.
Cani e lupi per l’equo compenso
Ora, con uno studio del Wolf Science Center della University of Veterinary Medicine di Vienna e del Messeri Research Institute, il numero di animali che reagisce negativamente all’ingiustizia di fronte a ricompense diverse aumenta. Non solo noi e altri primati ma anche cani e lupi che, separatisi dall’antenato condiviso meno di 30 000 anni fa, hanno spesso meno in comune di quanto siamo portati a pensare – se ad esempio indichiamo qualcosa a un lupo, anche a uno che sia cresciuto insieme agli esseri umani, non segue il pointing nello stesso modo in cui farebbe un cane- .
Ma non stavolta.
Il team di psicologhe, che ha pubblicato i risultati su Current Biology, ha scoperto che sia i cani che i lupi rifiutano di cooperare con un partner quando quest’ultimo riceve un premio migliore del loro, o quando riceve una ricompensa di qualche tipo mentre loro restano del tutto a zampe vuote. La reazione all’ingiustizia era egualmente intensa nei cani e nei lupi, animali cresciuti nelle stesse condizioni, il che fa supporre, secondo le autrici, che si tratti dell’eredità dell’antenato comune delle due specie e non un comportamento legato alla domesticazione come si pensava finora.
Le autrici, Jennifer Essler, Friederike Range e Sarah Marshall-Pescini hanno portato le coppie di cani e lupi in due recinti adiacenti dove potevano vedersi e, premendo un bottone con la zampa, avrebbero ricevuto un premio. Nella prima fase dell’esperimento solo uno dei due animali riceveva il premio, nella seconda a uno spettava un premio migliore. “L’abilità di realizzare che c’era un’ingiustizia è diventata evidente quando hanno rifiutato di continuare l’esperimento”, racconta Essler in un comunicato. Anche la gerarchia ci metteva lo zampino, aggiunge la psicologa: più in alto erano nella scala sociale, prima gli animali diventavano frustrati di fronte all’ingiustizia.
Ma sorpresa: rimosso il partner, cani e lupi che non avevano ricevuto nulla riprendevano a collaborare, mostrando che l’esser rimasti a zampe vuote non era l’unico motivo per il quale si erano fermati, aggiunge Range. “Hanno rifiutato di cooperare perché l’altro aveva ottenuto qualcosa mentre loro no”. Ingiustizia. Il fatto che abbiano “scioperato” anche quando la differenza stava nella qualità del premio conferma secondo le ricercatrici che “comprendono davvero l’ingiustizia”.
La domesticazione ha comunque giocato un ruolo, ma solo dopo che l’esperimento si era concluso. Le ricercatrici hanno osservato come si comportavano i cani e i lupi nei confronti di chi aveva condotto l’esperimento, ed è stato subito evidente che i lupi stavano alla larga sia dagli umani che dai compagni con i quali avevano partecipato.
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