Rimozione selettiva dei ricordi: un passo in avanti
Cancellare determinati ricordi (i più dolorosi, o quelli più traumatici), lasciando invece intatto il resto della nostra memoria è un sogno apparentemente irrealizzabile. Grazie al lavoro di un gruppo di ricerca della Columbia University e della McGill University, tuttavia, questo scenario sembra ora un po’ meno utopico.
SCOPERTE – È bene chiarirlo subito: siamo ben lontani dalla precisione e radicalità con cui i ricordi venivano eliminati dalla mente di un innamorato e depresso Jim Carrey nel film dallo sfortunato titolo italiano “Se mi lasci ti cancello”, ma i margini di ottimismo nella comunità scientifica sono supportati da un’evidenza potenzialmente rivoluzionaria: è possibile eliminare particolari ricordi, mantenendone intatti altri.
In particolare lo studio – pubblicato sulla rivista Current Biology– si è concentrato sui ricordi collegati a un evento traumatico: quando avviene un evento particolarmente spiacevole, infatti, il nostro cervello elabora e immagazzina una serie di ricordi, che includono anche informazioni “accidentali” non strettamente legate all’evento stesso. Molto spesso, tuttavia, sono tali memorie “accidentali” che possono attivare attacchi di ansia e altri disturbi, classificati come disordine da stress post traumatico. alla guida, un automobilista sta ascoltando alla radio la sua canzone preferita, quando si gira per raccogliere il telefono dal sedile posteriore, e avviene un pauroso incidente. In futuro sarà probabile che il semplice ascolto di quella canzone possa “riattivare” la memoria dell’incidente e di tutte le sue spiacevoli conseguenze, creando ansia e panico.
Per capire se e come fosse possibile rimuovere i ricordi “accidentali”, chiamati anche “non-associativi”, senza intaccare i ricordi “associativi” (e utili per la sopravvivenza e il benessere dell’individuo: nell’esempio dell’automobilista, un ricordo associativo è il fatto che voltarsi quando si era alla guida ha portato a conseguenze molto serie) i ricercatori hanno utilizzato un modello animale apparentemente semplice, ma molto utilizzato nello studio del sistema nervoso: la lumaca di mare Aplysia.
Normalmente, nell’Aplysia come nell’essere umano, i ricordi a lungo termine si ottengono grazie a un potenziamento delle connessioni tra i neuroni (cioè delle sinapsi). Gli studi svolti in passato, tuttavia, sembravano dimostrare che i ricordi associativi e quelli non associativi condividessero gli stessi meccanismi, rendendo così teoricamente impossibile una “cancellazione selettiva”.
Il team ha stimolato, nell’Aplysia, due diversi neuroni sensitivi, entrambi collegati a un neurone motorio. Il primo neurone sensitivo era stimolato per indurre un ricordo associativo, il secondo uno di natura non-associativa. I ricercatori hanno così constatato che il potenziamento della sinapsi era in realtà mediato da due forme diverse della stessa proteina (un enzima chiamato Protein Chinasi-M, o PKM): sorprendentemente, è stato possibile “bloccare” selettivamente l’azione di una sola delle due forme, riuscendo così a rendere i ricordi non-associativi meno resistenti.
In aggiunta, il gruppo ha scoperto che questa sorta di reset selettivo può essere raggiunta anche agendo su altre molecole, che a livello fisiologico hanno un’azione inibitoria o di attivazione rispetto alle diverse varianti della PKM.
Seppur molto più complicati sotto moltissimi punti di vista (evoluzionistico, cognitivo, motorio, comportamentale), gli esseri umani condividono con l’Alypsia il meccanismo di rafforzamento dei ricordi basato sulla PKM: questi risultati, secondo i ricercatori, sono quindi molto promettenti per poter sviluppare terapie farmacologiche in grado di minimizzare gli effetti, a volte cronici e dai costi umani e sociali altissimi, che alcuni ricordi possono generare.
Leggi anche: Come il respiro influenza la paura e la memoria
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.