Seppur molto più complicati sotto moltissimi punti di vista (evoluzionistico, cognitivo, motorio, comportamentale), gli esseri umani condividono con la lumaca...
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista PLoS Biology, gli studi preclinici effettuati sugli animali spesso mancano di tutti quei dettagli importanti che sarebbero fondamentali per altri ricercatori per valutare i lavori -e replicare gli esperimenti-, oltre a utilizzare calcoli statistici non adatti allo scopo.
Cosa rende uno studente promettente in uno scienziato di successo? Come si può, quindi, prevedere se un giovane ricercatore avrà una brillante carriera accademica oppure se non otterrà importanti risultati scientifici? In un periodo di difficoltà economica, in cui, almeno nel nostro Paese, i finanziamenti per la ricerca vengono elargiti con il contagocce, uno strumento in grado di valutare in anticipo i futuri ricercatori potrebbe essere utile per indirizzare le risorse disponibili verso i più promettenti.
IL PARCO DELLE BUFALE - L'editoriale comparso sul numero scorso di Nature ha solamente messo nero su bianco quello che era già ben noto, soprattutto nel mondo della ricerca. Gli errori fatti in buona fede ci sono, non costituiscono una novità e sono inevitabili, ma quello che è grave è che talvolta gli errori si trasformano in vere e proprie frodi, a danno non solo della comunità scientifica. La pubblicazione di dati falsi infatti può portare a una progressiva perdita di credibilità della scienza e anche, come nel caso della ricerca biomedica, alla definizione di terapie sbagliate, come nel caso descritto più avanti.
La rivista Nature indaga sul livello di soddisfazione professionale degli scienziati. E scopre che per farli davvero felici servono soprattutto tre cose: una buona guida, un buono stipendio, indipendenza.