Malaria, a Brescia morta una bimba di 4 anni
Una bambina di 4 anni è morta a causa dei danni cerebrali provocati dalla malaria. L'origine dell'infezione non è ancora chiara ma secondo gli esperti si tratta di un caso "criptico e rarissimo".
CRONACA – Nella notte tra domenica 3 e lunedì 4 settembre, agli Ospedali Civili di Brescia, una bambina di appena quattro anni è morta di malaria dopo un ricovero d’urgenza.
Il caso sta suscitando una ragionevole preoccupazione in Italia: la malaria non si trasmette da essere umano a essere umano bensì attraverso la puntura di zanzare infette. Zanzare femmine appartenenti al genere Anopheles, la cui presenza in Italia è esigua e, secondo l’infettivologo Giampiero Carosi, con esemplari poco adatti a trasmettere il parassita che provoca le forme più gravi: la specie Plasmodium falciparum.
Medici ed esperti di malattie infettive sono tuttora alla ricerca di una possibile spiegazione, ma casi come questo sono estremamente rari e risalire alla fonte del contagio è molto complesso.
Né la bambina né i suoi familiari, infatti, si erano recati durante l’estate in Paesi nei quali è presente la malaria. Prima di ferragosto la piccola era stata ricoverata in pediatria nell’ospedale Santa Chiara di Trento per altre cause (un esordio di diabete infantile non legato alla malaria) e i medici hanno confermato che nei giorni del ricovero, pur se in un’altra stanza, nell’ospedale c’erano due bambini ormai guariti che avevano contratto la malaria durante un viaggio in Africa. Per ora, tuttavia, è impossibile stabilire un nesso tra i due piccoli pazienti e l’infezione della bambina.
La piccola, Sofia Zago, presentava febbre alta dal lunedì precedente ed era stata ricoverata all’ospedale di Trento dove aveva ricevuto la diagnosi di infezione da malaria e le prime terapie. In seguito è entrata in coma ed è stata trasferita all’Ospedale di Brescia dove oltre alla Rianimazione pediatrica c’è un istituto dedicato proprio alle malattie tropicali.
La causa di morte è stato il danno cerebrale e ora la magistratura di Brescia ha avviato un’indagine ufficiale per far luce sulla vicenda, descritta come “criptica e rarissima” anche da Giovanni Rezza, epidemiologo e responsabile del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Nel reparto di pediatria a Trento sono state posizionate le apposite trappole per zanzare, i pazienti sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione come da linee guida dell’ISS.
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, rilasciati nel dicembre 2016, nel corso del 2015 i casi registrati nel mondo sono stati 212 milioni. Il 76% si trovava in Paesi della regione africana (distinzione OMS), soprattutto nell’area sub-Sahariana. Solo in quell’anno, la malaria ha provocato 429 000 morti. Tra il 2010 e il 2015, allo stesso tempo, l’incidenza della patologia nelle popolazioni più a rischio è diminuita del 21% a livello globale.
A oggi non esiste un vaccino per la malaria ma l’infezione si può prevenire e trattare. Per i viaggiatori che si spostano in zone a rischio è consigliata la profilassi e molta attenzione alle condizioni di salute dopo il rientro. In caso di avvenuta infezione, i primi sintomi come mal di testa, brividi e febbre si presentano dopo 10-15 giorni. Se non vengono trattati entro 24 ore possono peggiorare anche in modo grave e arrivare a causare la morte.
Nei Paesi maggiormente colpiti il peso della malaria è tale che è ancora consentito utilizzare l’insetticida DDT per combattere le zanzare anofele.
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