Asciutti come una mosca d’acqua salata
Un curioso adattamento evolutivo permette a questi insetti di immergersi nelle acque salate del Lago Mono senza bagnarsi. La scoperta potrebbe suggerire una nuova strada per lo studio di materiali completamente idrorepellenti.
ANIMALI – Il lago Mono è un lago alcalino situato in California, poco a est dei confini del Yosemite National Park. In quest’area è possibile osservare un gran numero di mosche che si tuffano nelle salatissime acque del lago per depositare e nutrire le uova e ne riemergono completamente asciutte. Il fenomeno era già noto, tanto che più di un secolo fa Mark Twain descrisse questa curiosa capacità delle mosche che popolano il lago Mono nel suo libro Roughing It (in Italia è stato tradotto e pubblicato da Adelphi con il titolo In cerca di guai). Nel suo diario di viaggio, l’autore americano illustra come
puoi tenerle sotto all’acqua quanto a lungo vuoi – a loro non importa – ne sono addirittura orgogliose. Quando le lasci andare, spuntano sulla superficie asciutte.
Questa capacità della Ephydra hians, chiamata comunemente “mosca d’acqua salata”, ha affascinato Michael Dickinson, biologo al California Institute of Technology, e Floris van Breugel, studente di post-doc ora impiegato alla University of Washington, al punto da ricercarne le cause profonde. In un articolo pubblicato a fine novembre su PNAS i due ricercatori hanno spiegato il fenomeno di adattamento unico della mosca alle salatissime acque del lago, mortali per la gran parte degli insetti. La forte tensione superficiale rende la superficie del lago simile a una trappola adesiva per mosche: essa infatti è ricoperta da un sottilissimo strato di ioni di carbonati carichi negativamente. Nel momento in cui una normale mosca dovesse avvicinarsi troppo all’acqua, gli ioni verrebbero attratti dalle cariche positive della pelle della mosca, facendo penetrare l’acqua salata ben oltre lo strato di peli che la proteggono e, di conseguenza, uccidendola.
Dickinson e van Breugel hanno utilizzato una combinazione di riprese video e misurazioni sulle micro forze mentre immergevano alcuni esemplari di Ephydra hians in varie soluzioni e hanno scoperto che la mosca crea una quasi impercettibile bolla d’aria attorno al proprio corpo che, di fatto, la isola completamente dai liquidi che la circondano. Questa bolla d’aria è efficace anche grazie ai peli della mosca (più folti rispetto a altre varietà della specie) che sono ricoperti da una cera che ne esalta le caratteristiche idrorepellenti.
“Lo studio analizza un dettaglio chimico-fisico (e in condizioni particolari) di una strategia ben conosciuta che viene utilizzata da altri artropodi appartenenti a gruppi terrestri che sono riusciti ad occupare nicchie acquatiche”, ha commentato Paolo Glerean, entomologo del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine. “La strategia è quella della cosiddetta ‘branchia fisica’, che permette all’insetto sott’acqua di raccogliere l’aria di cui ha bisogno per respirare tramite appositi peli idrofobi e di trattenerla in una sorta di bolla. È il caso, ad esempio di alcuni gruppi di coleotteri (Hydrophilidae) che trattengono la bolla d’aria vicino al corpo, o di un ragno, l’Argyroneta aquatica, che crea una tela a forma di cupola fra le piante acquatiche e vi trattiene una sorta di campana d’aria, entro la quale vive, si riproduce e cresce i piccoli”.
Lo studio dei ricercatori americani ha evidenziato nel dettaglio i meccanismi che regolano questa incredibile capacità della mosca d’acqua salata di proteggersi e di rimanere asciutta e apre una nuova strada di ricerca per individuare nuovi materiali completamente idrorepellenti e in grado di essere impiegati per operare a stretto contatto con liquidi di varia natura.
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