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Morte accidentale di uccelli, basta multe ai petrolieri americani

La Casa Bianca vuole concretizzare presto un’altra, importante trasformazione nelle politiche ambientali americane.

Il Migratory Bird Treaty Act fu istituito in un momento critico per la fauna selvatica americana, quando la sopravvivenza di molte specie era seriamente a rischio. Crediti immagine: Pixabay

ATTUALITÀ – A finire sotto la scure dell’amministrazione Trump è questa volta il Migratory Bird Treaty Act (MBTA), una legge varata nel 1918 che protegge diverse centinaia di specie di uccelli migratori dal rischio di estinzione, punendo la cattura, la caccia, l’uccisione in generale, la vendita illegale di questi animali.

L’intenzione di rivedere questa legge era stata già annunciata a dicembre, e nei giorni scorsi il Dipartimento degli Interni è tornato alla carica diramando una nota ufficiale in cui si dichiara che, da un punto di vista strettamente legale, il MBTA non può essere applicato in caso di uccisione “accidentale” degli uccelli. La dichiarazione arriva proprio mentre si celebra lo Year of the Bird in concomitanza con il centenario dell’MBTA, e sebbene sia passata in sordina – in gran parte per la situazione internazionale – una sua effettiva attuazione avrebbe in realtà delle conseguenze rilevanti per l’ecosistema americano e comporterebbe una differente, più permissiva gestione degli incidenti con pesante impatto ambientale.

Il Migratory Bird Treaty Act fu istituito in un momento critico per la fauna selvatica americana, quando la sopravvivenza di molte specie era seriamente a rischio. A cavallo tra l’800 e il ‘900, uccelli che un tempo popolavano vasti territori e le coste del Nord America, come l’anatra del Labrador, il parrocchetto della Carolina, l’alca impenne e addirittura il piccione viaggiatore, stavano gradualmente scomparendo, a causa di una caccia selvaggia e fuori controllo. Oltre a fare rifornimento di cacciagione, molti di questi uccelli, come gli aironi bianchi e blu, diventarono utili per accontentare le nuove mode dell’epoca con i piumaggi naturali colorati su abiti e cappelli.

Nell’ultimo secolo, il MBTA ha salvato molte di quelle specie in pericolo, in particolare l’airone bianco “nevoso”, l’anatra sposa, la gru canadese. All’inizio degli anni ’70, in concomitanza con le nuove e più moderne politiche ambientaliste americane (link), altri uccelli sono stati aggiunti alla lista, come i gufi, i falchi, le aquile, portando a quota oltre mille le specie protette, sia native americane che provenienti da altri paesi come il Regno Unito e il Canada.
Nello stesso periodo, iniziavano ad essere considerate per la prima volta nuove minacce tipicamente umane, in particolare di origine industriale. All’inizio del XX secolo, nel mirino del MBTA c’erano principalmente i cacciatori, singoli o gruppi, che arrecavano un danno irreparabile alla fauna selvatica. Tra le urgenze del 1918 non c’era ancora certo il rischio di catastrofi industriali, di incidenti al largo di riserve naturali o di ostacolare il volo con infrastrutture metalliche.

La legge è così diventata oggetto di contesa a suon di cavilli burocratici, tra sostenitori di un riaggiornamento delle norme e i difensori di criteri di sicurezza industriale meno rigidi e, quindi, più economici, che contestano la labile interpretazione del termine “uccidere” nel testo (in inglese “take”). La sua applicazione risulta infatti immediata e inequivocabile in caso si venga colti sul fatto mentre si cattura o si caccia un airone o un gufo, mentre può essere facilmente contestabile la responsabilità di un’industria per l’uccisione di animali in seguito a un suo avvicinamento a un pozzo petrolifero, per esempio, dal momento che si tratta di morte accidentale per cause non illegali. Ad ogni modo, negli ultimi decenni l’MBTA ha rappresentato uno dei più importanti esempi di compromesso tra protezione ambientale e crescita economica, vincolando di fatto le industrie a un maggiore controllo – con i relativi, inevitabili, costi – in diverse pratiche impattanti.

A causare ogni anno la morte degli uccelli negli Stai Uniti sono, sono per esempio i tralicci delle linee elettriche con circa 175 milioni di vittime, le torri di comunicazione che causano più di 30 milioni di perdite o naturalmente le fuoriuscite di petrolio e di gas, con cifre altalenanti di anno in anno. La maggior parte delle morti accidentali di uccelli sono state finora attribuite alle compagnie petrolifere, perseguite sulla base dell’MBTA con multe di diverse migliaia di dollari per singola violazione. Fanno parte di questi eventi i grandi disastri ambientali come il naufragio della Exxon Valdez del 1989 e l’esplosione della Deepwater Horizon del 2010, che secondo i calcoli della Audobun Society hanno coperto la quasi totalità delle sanzioni finora in base alla legge del 1918. E sarebbero quindi proprio le compagnie petrolifere i maggiori beneficiari di una nuova interpretazione della legge, in base alla quale sarebbe da perseguire solo l’uccisione o la cattura intenzionale di uccelli – ovvero rimarrebero impunite l’eventuale morte causata da eventi come lo spargimento di pesticidi nei campi agricoli o, appunto, da incidenti e disastri ambientali. Nonostante i contestatori dell’MBTA denuncino un trattamento “due pesi e due misure”, tra le industrie dell’energia sono stati colpiti in realtà anche quelle del comparto rinnovabile. Si stima che tra le pale eoliche muoiano ogni anno circa 250mila uccelli. Una condanna importante in questo senso è arrivata nel 2013, quando la Duke Energy ha pagato una multa di un milione di dollari per la morte di due aquile reali finite nelle sue turbine del Wyoming.

Riformulare o abolire questa legge significa insomma eliminare una fastidiosa spina nel fianco del settore energetico, in cima alla lista del programma di deregulation del presidente Trump – a subire gli effetti dellMBTA è stato proprio un consulente energetico di Donald Trump durante la campagna elettorale del 2016, Harold Hamm, coinvolto nel 2011 con la sua Continental Resource in un processo in Nord Dakota con altre cinque compagnie petrolifere.
Intanto, diciassette ex rappresentanti delle istituzioni, politici e funzionari che hanno servito nelle amministrazioni Carter, Nixon, Ford, Clinton, Bush senior e junior e addirittura Reagan, si sono già dichiarati contrari a questo rimaneggiamento della legge, scrivendo a gennaio una lettera al segretario dell’interno Ryan Zinke per chiedere di fermare questa iniziativa, come segnalato dal Washington Post.

A ogni modo, all’età di cento anni il Migratory Bird Treaty Act va comunque letto e utilizzato con attenzione. Come ha fatto notare lo stesso presidente della National Wildlife Federation, Collin O’Mara, durante la presidenza Obama l’interpretazione della legge “è stata troppo generica”, ma quella trumpiana è certamente “troppo restrittiva”. Industria e ambiente, invece, chiedono un equilibrio ragionevole.

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Marco Milano
Dopo gli studi in Scienza dei Materiali si è specializzato in diagnostica, fonti rinnovabili e comunicazione della scienza. Da diversi anni si occupa di editoria scolastica e divulgazione scientifica. Ha collaborato, tra gli altri, con l’Ufficio Stampa Cnr e l’agenzia Zadig.