#ClassiciRiscoperti: 10 anni di “Little Brother” di Cory Doctorow
Dopo lo scandalo NSA e dopo Cambridge Analytica la storia degli Stati Uniti trasformati in stato di polizia pubblicata nel 2008 sembra quanto mai ancora necessaria
Dopo lo scandalo NSA e dopo Cambridge Analytica la storia degli Stati Uniti trasformati in stato di polizia pubblicata nel 2008 sembra quanto mai ancora necessaria
STRANIMONDI- Marcus ha diciassette anni. Vive a San Francisco, impegnato a sgattaiolare fuori dalla scuola prima del tempo per poter giocare ad Harajuku Fun Madness, il più cool degli ARG (Altered Reality Game, mix di puzzle e gioco di ruolo che vive a cavallo tra digitale e fisico che fa emergere ancora una volta la sottocultura del gaming nella fantascienza), con la sua squadra di amici-nerd. Proprio durante una di queste uscite premature, eludendo le telecamere a riconoscimento dell’andatura installate a scuola, Marcus, Darryl, Van e Jolu si ritrovano nel quartiere di Tenderloin quando i terroristi fanno saltare per aria il Bay Bridge, il ponte che collega Frisco con Oakland, nell’interno della baia. Da questo momento la loro vita, e quella dell’intero paese, non sarà più la stessa. E questo è anche l’inizio di Little Brother, romanzo che compie in questi giorni dieci anni.
Uno stato di polizia
Nel parapiglia post-attacco, i quattro ragazzini vengono scambiati per sospetti e trattenuti dal Dipartimento per la Sicurezza: spariscono per giorni in una struttura segreta, privati dei propri diritti e interrogati come potenziali terroristi. Che cosa ci fanno fuori dalla scuola in orario di lezione degli adolescenti, per di più in un quartiere non del tutto raccomandabile? Perché Marcus ha con se strumenti elettronici che permetto di disturbare le frequenze radio? Perché è tanto riluttante a fornire la password per sbloccare lo smartphone?
Passata al setaccio, la vita da hacker/nerd che Marcus e i suoi amici conducono, a volte oltrepassando magari il limite della vera e propria legalità, ma lontana anni luce dalla violenza, li fa sembrare più simili a terroristi che non ai ragazzini spaventati che in realtà sono. È il primo dei moniti che l’autore, Cory Doctorow, uno dei fondatori del blog BoingBoing, lancia al proprio lettore: passata sotto la lente paranoica della polizia, quale delle nostre vite può dirsi specchiata? Chi non ha mai saltato una fila, dimenticato un pagamento, frequentato luoghi (fisici e virtuali) sospetti e ambigui, detto qualcosa di cui si è pentito ma è finito registrato nel grande database digitale a cui accediamo ogni giorno dai nostri device?
Un romanzo young adult, ma per tutti
Pubblicato per la prima volta nel 2008, sull’onda lunga dell’11 settembre e del Patriot Act, Little Brother è un romanzo per ragazzi, young adult per usare la terminologia anglosassone, scritto quasi di getto, con la rabbia di un acuto osservatore dei cambiamenti sociali legati alla tecnologia che vedono all’orizzonte pericoli per la libertà personale. A dieci anni di distanza potrebbero passare per profezie: lo scandalo NSA scatenato da Edward Snowden, il RussiaGate, il caso Cambridge Analytica e Facebook. Ma è anche qualcosa di più di un romanzo, perché Cory Doctorow si mostra anche attivista, oltre che scrittore.
Intere pagine mettono in pausa il racconto per fornire al lettore spiegazioni dettagliate su come mantenersi anonimo navigando in rete, lezioni di storia delle lotte per i diritti civili e di politica, elogi dei poeti della beat generation e della cultura hippie, critiche sociali in un vero e proprio trattatello di educazione civica 2.0 a uso e consumo del lettore. Questo aspetto, coadiuvato da una attenta bibliografia e sitografia, tende a ingolfare in alcuni momenti il ritmo, che però è sostenuto dal vorticoso succedersi degli eventi.
Certo, a volte Marcus e il suo alterego m1ckey, non sembrano del tutto dei diciassettenni: troppo adulti e consapevoli (ma a vedere la storia di alcuni hacker, forse neanche troppo), forse un troppo capaci di organizzarsi in una sorta di resistenza punk al sistema, forse troppo coraggiosi per l’età che hanno. Marcus e m1ckey sembrano di più la summa di tanti diversi personaggi che hanno dato un contributo alla lotta per la salvaguardia della nostra libertà.
Marcus e m1ck3y sono più dei simboli e delle idee che non dovremmo mai dimenticare quando navighiamo, accediamo ai social network, usiamo servizi digitali, votiamo. A dieci anni dalla sua pubblicazione non lo dovrebbero leggere solo gli adolescenti a cui è rivolto, ma i loro genitori per capire un po’ meglio il mondo che li circonda, e tutti quelli che cercano una mappa per orientarsi nella selva di false notizie, mistificazioni e depistaggi che circondano il rapporto tra libertà e potere.
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