STRANIMONDI – Relatività, crittografia, meccanica quantistica e, infine, il caos. Tutti argomenti che da decenni impegnano gli scienziati in tutto il mondo, ma che rappresentano certamente un banco di prova ricco di possibilità per chi scrive narrativa o saggistica. In quest’ultimo filone rientra la produzione di Giorgio Chinnici, che con il libro La stella danzante. Sei versioni dei caos (Hoepli) affronta l’ultimo dei quattro argomenti elencati all’inizio. Fisico di formazione e ingegnere elettronico di professione, appassionato di scacchi, Chinnici ha esordito con il saggio Assoluto e relativo nel 2013, sempre per Hoepli, al quale ha fatto seguire, nella collana “Microscopi” della casa editrice milanese, Turing. L’enigma di un genio (2016) e Guarda caso (2017).
In principio era il caos
Il viaggio nel mondo del caos proposto da Chinnici parte dalla cosmologia o meglio ancora dalla cosmogonia: come è nato l’Universo? Caos, infatti, è ciò che sin dall’antichità greca veniva contrapposto al cosmo, ovvero una entità regolata e ordinata. Χάος, la parola greca per “caos”, indicava al contrario vuoto, abisso, oscurità. Com’è stato possibile che dal caos, dall’assenza di forma, sia emerso l’ordine, la forma e addirittura un’entità – l’essere umano – capace di pensare, studiare e capire tale forma e tale passaggio? Questa è una delle domande più complesse della storia del pensiero umano, e ha attraversato ogni ordine di disciplina e dottrina. Ogni cultura, ogni religione, ogni popolo nella storia ha dato la sua risposta alla domanda sulla nascita dell’Universo, e ovviamente ci ha provato anche la scienza moderna, che ha inserito la cosmogonia all’interno della cosmologia, branca che studia l’universo nella sua totalità, dalla nascita alla sua evoluzione. Ma il caos in ambito scientifico trascende la cosmogonia.
È caos l’assenza di informazione, è disordine, è incomprensione; caos è la piaga gettata da Dio sul re Nimrod che puntava a sfidarlo innalzando la Torre di Babele. Mescolare i linguaggi, rendere i suoni indistinti, occultarli è generare disordine. L’ordine al contrario è riconoscimento di pattern, che si traduce nel continuo bisogno di Homo sapiens di allargare ciò che ha un significato da ciò che non ne ha, che è quindi oscuro, vuoto e caotico. Caos è anche irreversibilità, ovvero degradazione di energia, che scopriremo avere a che fare anche con lo scorrere del tempo e l’impossibilità teorica di un viaggio indietro nel tempo. Ordine è forma, caos è quindi assenza di simmetria, ma è solo dalla rottura della simmetria (Chinnici usa l’espressione “strabismo di Venere”) che si genera l’universo: come a dire che il caos può essere forma estrema di ordine, un ordine però piatto e improduttivo, ovvero caotico, e che solo una singolarità asimmetrica ha reso possibile superare. Infine le ultime due tappe del viaggio nel caos proposto da Chinnici hanno a che vedere con la probabilità e la sfida al determinismo, un concetto caro all’autore, come avevamo visto anche in occasione di Guarda caso e che, esattamente come avveniva il quel volume, hanno nella meccanica quantistica un terreno di indagine privilegiato.
Sei tappe tra ordine e disordine, un solo approdo
La stella danzante è un libro ricco di spunti di riflessione che portano il lettore a riconsiderare le sue idee sul caos, sul suo rapporto con il suo contrario, ovvero l’ordine, e lo fa attraverso l’analisi delle più importanti teorie scientifiche e fisiche. Lungo poco meno di 150 pagine, e in questo è in linea con i precedenti, riprende – senza ripetere – temi già affrontati, proprio come relatività e meccanica quantistica. “Questa è stata una mia precisa scelta” – racconta l’autore a OggiScienza, che aggiunge: “In questo volume ho deciso di essere più sintetico quando si trattava di parlare delle teorie che sono presentate in ogni capitolo, perché loro non sono il focus del libro. Mi servono per indagare il protagonista del libro, che è il caos”. Ne è uscito un libro di divulgazione molto denso, complesso per il lettore ma anche per lo stesso autore che doveva muoversi con attenzione fra argomenti complessi e facile approdo nella semplificazione eccessiva. Lo scrive nell’introduzione anche Gianluca Introzzi, fisico dell’Università di Pavia, parlando del volume come una vera e propria sfida per Chinnici, una sfida certamente vinta. La stella danzante non fa sconti al lettore, è breve ma intenso, chiaro e complesso, conciso e al tempo stesso ampio, perché chi legge viene proiettato negli argomenti più di frontiera della fisica contemporanea e deve man mano imparare a confrontarsi con concetti, teorie e storia.
Ogni capitolo presenta pertanto un’argomentazione molto ricca, ma il merito dell’autore è quello di riuscire sempre a tracciare un itinerario che consente di non soffermarsi su ogni singolo termine facendo ritrovare la bussola anche ai lettori meno preparati sul versante scientifico. Anche perché nonostante le tappe siano sei e siano quelle sei, lo scopo è uno solo: parlare del caos e vedere come la scienza moderna, a oggi, lo interpreta, lo studia e lo restituisce alle altre narrazioni. Sarebbe pertanto errato considerare i sei episodi come episodi isolati: “Non sono partito con l’idea di parlare necessariamente di questi sei argomenti. Potevano essere tre, quattro, otto. Ho iniziato a ragionare sul caos in un senso generale e onnicomprensivo, dall’etimologia alla filosofia passando per la letteratura e l’arte. Ho cercato di lasciare fuori tutti i preconcetti sul concetto di caos per fare una indagine culturale prima ancora che scientifica. Solo in una seconda fase, poi, ho iniziato a intrecciare una serie di argomenti scientifici che si legavano al caos, e sono esattamente i sei che danno il titolo ai capitoli”.
Rigore scientifico, profondità culturale
Come detto la riflessione sull’ordine e sul disordine affascina da sempre la produzione intellettuale umana, dagli antichi greci a filosofi molto più vicini a noi come Friedrich Nietzsche. Non a caso Chinnici inaugura il suo volume facendo un riferimento a Nietzsche e alla sua stella danzante, il cui tributo è evidente sin dal titolo. Ma rimane la scienza – la fisica, ma non solo – l’ambito in cui Chinnici riconduce la sua analisi. Non manca la filosofia nella Stella danzante, ma è una filosofia letta in termini strettamente scientifici, molto prossima alla fisica teorica, che quindi si mantiene ancorata ai dati sperimentali e non cede alla tentazione di fornire spiegazioni semplicistiche a domande a cui la scienza non riesce a dare risposta. Non c’è spazio per la speculazione fine a sé stessa, mentre trovano spazio riferimenti ad autori e scrittori (oltre a Nietzsche troviamo Erodoto, Empedocle di Agrigento, Plotino, Goethe, Giacomo Leopardi, Isaac Asimov). Spesso l’autore fa rimandi a prospettive e interpretazioni non confermate dalla comunità scientifica, o comunque dibattute – l’ipotesi a multimondi, la teoria delle stringhe, i viaggi nel tempo, solo per citarne qualcuno – ma ogni argomento viene trattato ed esposto con quel rigore e quel metodo che ormai sono un tratto distintivo della saggistica di Chinnici.
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